I testi permettono di meglio apprezzare l’interesse che i protagonisti del nostro Risorgimento, inteso come periodo fino alla prima guerra mondiale, nutrirono nei confronti della causa nazionale Romena.
I testi permettono di meglio apprezzare l’interesse che i protagonisti del nostro Risorgimento, inteso come periodo fino alla prima guerra mondiale, nutrirono nei confronti della causa nazionale Romena.
La pellicola “ “Odessa in fiamme” conosciuta in Romania anche con il titolo “Le manette rosse” svela immagini scioccanti sul dramma dei rifugiati romeni della Bassarabia (oggi Repubblica Moldova) e gli orrori commessi dagli occupanti durante la seconda Guerra Mondiale. Il film è una coproduzione italo – romena del 1942, ma è stato distrutto dalle autorità bolsceviche.
Per Ramiro Ortiz, la Romania è stata il suo secondo paese. Da una parte, ha promosso nell’ambiente culturale romeno scrittori classici e moderni italiani e dall’altra parte, ha svolto un’instancabile attività per rendere nota in Italia la storia e la letteratura dei romeni.
‘Musica per lupi’ narra la storia del più orrendo esperimento carcerario condotto fra il 1949 e il 1952 in un carcere speciale di Pitesti, a nord di Bucarest. Il raconto del più teribile atto carcerario nella Romania del dopoguerra. Nella Romania comunista dell’immediato dopoguerra, un manipolo di prigionieri di un carcere speciale guidati da uno spietato galeotto di nome Eugen Turcanu inflisse torture sistematiche.
Con la conferenza di Helsinki inizia nei paesi comunisti l’epoca del dissenso basato sull’ideologia dei diritti umani
In tutto gli scoordinati movimenti studenteschi del 1956 portarono conseguenze penali per circa 2.000 persone.
Sulla base dei documenti disponibili viene avanzata l’ipotesi che le persone direttamente coinvolte nelle repressioni comuniste in Romania siano state poco più di due milioni
Nel 1916 la percentuale di prigionieri austro-ungarici di nazionalità romena presenti in Italia era assai rilevante e concentrata soprattutto nei campi del Nord Italia. Secondo le stime del Ministero della Guerra erano cosi suddivisi ben 3.600 nel campo di Mantova, 2.000 a Cavarzere, 800 rispettivamente a Ostiglia e Caravalle.
Le sue origini sono per metà romene. Anche se lontana dalla Romania, come professoressa e ricercatrice all’Università degli Studi di Milano si è dedicata a far conoscere in Italia – paese molto amato da suo nonno, il grande storico Nicolae Iorga – i momenti rilevanti della storia del popolo romeno.
Il Rapporto presenta come negli anni 1947-52 siano state eliminate oppure assorbite nel PMR le organizzazioni politiche non comuniste. Nella repressione si procedette per centri concentrici, partendo dai partiti più lontani,
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Offriamo ai lettori la prima parte di una sintesi del Rapporto sulla ditattura comunista finalizzato nel 2008 e letto di fronte alle camere del Parlamento Romeno Il presente materiale proposto ai nostri visitatori è un riasunto, tradotto e curato di Davide Zaffi. Per la prima volta il regime comunista è definito ‘llegitimo e criminale’.
La storia della Romania, nel corso della sua vicenda politica unitaria, non ha avuto grande fortuna nel nostro Paese. La sua conoscenza è rimasta quasi limitata alle opere storiche diffuse in Italia durante il regime comunista, che ha adattato al suo modello economico e politico un’immagine distorta sia sul piano culturale sia su quello storico.
Alle colline che circondano Cluj la vista abbraccia i monumenti simbolo della varietà etnica e religiosa della Transilvania. Cluj, Kolozsvár, Klausenburg: la toponomastica della città più grande della regione parla tre lingue, come gli studenti della sua più grande università, la Babes-Bolyai, dove si tengono corsi in romeno, ungherese e tedesco. Sono quasi 90mila i giovani che provengono da ogni parte della Transilvania e che danno alla città un volto vivace, animando biblioteche e caffè.
Lo studio approfondito delle relazioni italo-romene inizia godere di un’importante bibliografia. La presentazione schematica dello specifico culturale italo-romeno, con radici che partono dal Medio Evo, rappresenta un’importante prospettiva nella ricostruzione attuale di un’immagine comune. La mia ricerca intende portare in discussione gli aspetti più rilevanti che riguardano il ventaglio culturale rappresentato dai contributi maggiori, sia dalla parte italiana quanto da quella romena, e che costituiscono un buon argomento per le future ricerche. Mi sono soffermata su alcune iniziative in grado di testimoniare il contributo culturale portato sia dai romeni che dagli italiani, evidenziando che le idee culturali portano sempre l’armonia e la bellezza tra i popoli.
E’ uno dei personaggi del mondo antico che suscita anche oggi un interesse particolare non solo per la sua bravura come architetto, essendo uno dei più grandi dell’antichità, ma anche per il fatto di lasciare una impronta artistica nei suoi grandi progetti. Per la storia antica dei romeni lui rimane il personaggio che ha cambiato il corso della storia costruendo un ponte sul Danubio, che ha facilitato nel modo diretto i legami del Impero Romano con il territorio conquistato.
Marco Antonio Canini è considerato un patriota e filologo. Nasce a Venezia nel 1822. Nel 1849 combatte nella difesa di Venezia e, dopo lungo esilio nella Penisola balcanica e in Oriente, partecipa alla guerra del 1866. Trasferitosi a Parigi, vi pubblica nel 1868 un libro di ricordi (‘Vingt ans d’exil’), poi, rimpatriato, insegna lingue nella Scuola superiore di Venezia. Autore della canzone patriottica ‘Addio, mia bella, addio’. Vi sono poche parole che definiscono a breve la vita di Marco Antonio Canini.
Ci soffermeremo in questo piccolo saggio ad una parte importante della sua vita – i suoi ragioni di conoscere la Romania (Principati Romeni) e partecipare nei diversi modi alla sua vita politica, sociale e culturale.
L’unione dei Principati Romeni si iscrive nella storia della nazione romena come uno dei momenti importanti della costituzione dello stato moderno, unitario ed indipendente. L’unificazione della Moldavia e Valacchia ha segnato una conquista irreversibile dei Romeni, inaugurando una tappa importante nel processo di compimento della Romania moderna.
di Marco Baratto
Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2005 sul giornale ‘Il Cittadino’. I problemi legati all’eventuale indipendenza e unità dell’Italia, così vivacemente discussi durante gli anni rivoluzionari e del Regno d’Italia, non ebbero eco nelle sale del Congresso di Vienna e l’ipotesi di uno status indipendente per la Lombardia, sostenuta da molti esponenti dell’illuminata aristocrazia milanese, non fu presa in considerazione dalle potenze vincitrici. Il mancato accoglimento delle richieste autonomistiche e indipendentiste alimentarono in buona parte degli italiani la necessità d’esprimere in altre forme il proprio dissenso.
Sul piano internazionale Stefano il Grande si è impegnato a stringere alleanze con popoli e stati interessati nella lotta contro l’Impero ottomano e fra questi con la Repubblica Veneta. Quest’ultima ha sostento due guerre con gravi perdite contro l’Impero Ottomano, proprio durante il regno di Stefano. In questo contesto leggiamo nell’archivio di una richiesta di aiuti militari (1476) da parte del Principato della Moldavia alla Repubblica Veneta, accolta favorevolmente
di Violeta P. Popescu
Stefano il Grande è salito al trono della Moldavia nel mese di aprile dell’anno 1457, a quattro anni della conquista della Bulgaria, Serbia e di Constantinopoli da parte dell’Impero ottomano. Il principe moldavo ha combattuto 40 battaglie per la difesa del paese e della religione cristiana e ha fondato più di 40 monasteri e basiliche, alcune dichiarate patrimonio UNESCO
In seguito alla grande vittoria di Vaslui sui Turchi, del 25 gennaio 1475 Stefano il Grande si rivolge ai regnanti cristiani sottolineando l’importante ruolo del suo paese nella difesa dell’intera Europa dicendo: “Il nostro paese è la porta della cristianità finora difesa, con l’aiuto del Signore, ma sé questa porta sarà persa, che Dio ci guardi, tutta la Cristianità sarà in grave pericolo”. Per difendere il suo paese Stefano ha dovuto esaminare con attenzione le congiunture politiche internazionali dell’Europa cristiana dell’epoca.
Il 4 novembre ricorreva il 90° l’anniversario della fine della Grande Guerra dell’Italia, una data importante e che vorremmo anche condividere con coloro che orami risiedono nel nostro Paese. In particolar modo con la numerosa comunità romena che celebra, tra l’altro, il prossimo 1 Dicembre il 90° anniversario della proclamazione del moderno Stato di Romania. Per fare questo percorso condiviso della memoria con i nostri ‘fratelli latini’ romeni ripercorriamo le vicende della Legione Romena d’Italia formatasi nell’Giugno del 1918.
La Romania è situata al centro dell’Europa, nella parte a nord della Penisola Balcanica, e il suo territorio confina con i Monti Carpazi, con il Danubio e con il Mar Nero.
Il territorio romeno è stato abitato sin dai tempi antichi. Per questo, le ricerche svolte dagli archeologi romeni a Bugiuleşti, nella zona Vâlcea, hanno condotto al ritrovamento di una reliquia umana, risalente all’inizio del Paleolitico Inferiore (circa 2 milioni di anni a.C.).
La Romania, insieme agli altri paesi vicini, è stata parte della zona d’influenza sovietica e comunista dopo la seconda guerra mondiale. La sua storia fu modificata radicalmente sotto la minaccia delle truppe sovietiche “liberatrice” per circa cinque decenni. Questo cambiamento forzato significò, tra altre gravi distorsioni, un tragico isolamento, una frattura strana, una divisione dalla gran famiglia europea. L’intera cosi chiamata “Europa Orientale” cessò, infatti, d’essere più Europa.
Per dare un nuovo volto alla capitale Bucarest e alla società romena, eliminando elementi che avrebbero potuto indebolire la sua autorità, Ceausescu ha determinato la demolizione di edifici di inestimabile valore, tra cui numerose chiese ortodosse antiche.
Nel cuore della Transilvania, in un fiorente centro commerciale, culturale e spirituale nasce la prima scuola romena....