Un racconto a cuore aperto, senza intermediari. Un evento di quelli che “ti cambiano la vita” – un intervento chirurgico sul cuore. Ma l’esperienza potrebbe essere quella di un qualsiasi fatto traumatico – una partenza, un addio, un’improvvisa solitudine.
A rendere speciale questo libro è l’energia che sprigiona, il metodo con cui affronta la difficoltà, il dolore, il modo in cui mette i fatti sotto la lente d’ingrandimento per analizzare, capire e andare oltre, per tornare alla normalità. Una normalità che però non è più la stessa, attraversata com’è da nuove sfumature, da un’effervescenza e una comprensione che prima non c’erano.
Sono cosciente, scrive l’autrice, che, se esisto, questo è dovuto ad una sorprendente serie di coincidenze. So, da sempre, che la vita non è obbligatoria.
L’operazione è la bilancia di precisione sulla quale posso pesare ogni evento, ogni parola, ogni immagine per capirne il valore, il senso ed il compimento.
Uno stile diretto, spoglio di aggettivi e, malgrado il tema, pieno di humour. Un libro che farà ridere, piangere e ben sperare. Un libro che dà quello che una medicina non può dare: fiducia.
Tatiana Covor nasce a Mosca il 1° maggio del ’52 da genitori romeni. Abbandona la Romania di Ceausescu nel 1976 e da allora vive e lavora a Roma. Ama svisceratamente l’Italia e difende a spada tratta la Romania. Ha pubblicato tre libri in lingua romena. ‘Operazione di routine costituisce il suo esordio in lingua italianaì. Il libro è tradotto dal romeno dalla stessa autrice.
‘Intervento di routine – manoscritti della seconda vita’ di Tatiana Covor è il titolo del libro che e stato presentato a Roma presso la sede della Stampa Estera dal Prof. Bruno Mazzoni, Preside della Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Pisa il giorno 11 dicembre ore 18 e a Ventimiglia il 16 dicembre alle 17.30 nell’aula magna della Scuola media Biancheri, via Roma, 61.
Il sottotitolo del libro, ‘Manoscritti della seconda vita’, sottolinea il significato profondo di questo ‘resonto’ sull’operazione al cuore subita dall’autrice: resoconto drammatico ma, nello stesso tempo, ironico e autoironico.
PRIMO GIORNO
Terapia intensiva. Non ho un primo ricordo. Non ho ricordi. Non sono certa di essere sveglia. Sono in una non vita. Una non esistenza. Il mio corpo sta lottando contro di me. E’ vita e morte insieme. Non riesco a pensare a nulla. Il vuoto ovunque.
Mi allontano.
Sono in un posto con poca luce. Non ho l’immagine del mio corpo. Non lo sento nemmeno. Ho solo sensazioni. Sete. Mi ascolto il respiro da animale braccato. Minuscoli e rapidi sorsi d’aria per ingannare il peso sul petto. Non sento alcun dolore.
Per finire l’incursione nella realtà, basta chiudere gli occhi. Mi allontano subito.
In un momento diverso mi rendo conto di avere qualcosa in gola. Non fa male ma, addormentandomi, sento che non potrei parlare.
Ho come delle allucinazioni. Chiudo gli occhi e vedo, per l’ennesima volta, il viso di Garibaldi. Non mi sorprende. Nulla risveglia il mio interesse.
Apro gli occhi. Sto soffocando. Sento caldo in fondo alla gola. I polmoni si svuotano. Reagisco. Ormai ho capito di essere in una sala di rianimazione. So che basterebbe un cenno minuscolo per attirare l’attenzione. So che sono circondata da persone che mi devono spingere a vivere. Basta un segnale. Il più piccolo. Dico alla mia mano di alzarsi.
Una, due, tre volte.
Non succede nulla.
Muovo solo il pensiero. Non la mano.
Devo poter emettere un suono. Ci provo. Nulla.
Per informazioni:
Philobiblon Edizioni, 2009, 117 pp, 12 Euro
www.philobiblon.it; Tatiana Covor (covor@litere.it); tel. 3473313825
FOTO: Tatiana Covor e prof. Bruno Mazoni, il traduttore del libro; Iulia Maximinian, ‘Adevarul’, 12 dicembre 2009