Centro Culturale Italo Romeno
Milano

La triste sorte delle chiese di Bucarest negli anni del comunismo

Nov 14, 2008

Per tutti i cristiani, una chiesa ha uno straordinario valore come elemento spirituale e culturale. E’ ormai nota l’intolleranza del regime comunista nei confronti della religione, intolleranza che a Bucarest, assieme al desiderio di Ceausescu di dare un nuovo volto alla capitale e alla società romena, eliminando elementi che avrebbero potuto indebolire la sua autorità, ha determinato la demolizione di edifici di inestimabile valore, tra cui numerose chiese ortodosse antiche. La scomparsa o lo spostamento di monumenti classici di Bucarest hanno dimostrato gli eccessi assurdi del regime comunista, l’intolleranza e l’ignoranza dei valori del passato.

L’apice della furia demolitiva le cui vittime furono gli innocenti e preziosi monumenti bucarestini comincio a manifestarsi alla fine degli anni 70, quando i danni del terribile terremoto del 1977 crearono il pretesto della demolizione di un primo monumento di patrimonio – la Chiesa Enei. Nonostante la tragedia, i comunisti non esitarono a sfruttarne le conseguenze a loro favore. L’allora “amato compagno” Nicolae Ceausescu vide nelle rovine dei vecchi edifici lo scopo della sua vita, quello di dare alla Romania una nuova capitale, in stile realista-socialista, in cui tutto ciò che non era stato fatto costruire dal regime doveva scomparire o essere nascosto. La Chiesa Enei si trovava al centro di Bucarest, vicino alla Piazza dell’Università, ed era stata costruita nel 1611 da una certa Iana, la moglie di un mercante, essendo ulteriormente ristrutturata con pietra e mattoni negli anni 1720-1724 da un parente del principe Costantino Brancovan. Negli anni 30, in seguito alla modernizzazione dell’attuale viale Balcescu, la Chiesa Enei era inquadrata da due edifici in stile modernista, il più importante noto col nome “Dunarea”- Danubio. Il dramma della Chiesa Enei cominciò quando il palazzo Dunarea crollò al terremoto del 1977, accanto a numerosi altri edifici simbolici. Tuttavia la chiesa era rimasta intera e lo dimostrano le foto scattate subito dopo il terremoto, quando tra le macerie il luogo di culto continuava ad ergersi dritto e senza tracce di danni. Scontento del fatto che il palazzo non era crollato sopra la Chiesa, Ceausescu decise di farla demolire comunque. Ciò avvenne a maggio 1977, quando dopo più tentativi di demolizione alla fine cadde la torre e furono distrutti affreschi di immenso valore. La campana della chiesa Enei fu recuperata e ora si trova esposta nel cortile della Chiesa Stavropoleos, un’antica chiesa sopravvissuta per fortuna alle vicissitudini della storia.

All’inizio degli anni ‘80 edifici che erano sopravvissuti lungo il tempo affrontando calamità storiche e naturali vennero demoliti sistematicamente anche dopo essere stati appena restaurati. Specialisti in patrimonio culturale, esperti e museografi riuscivano con molta difficoltà a salvare pezzi di affreschi, iscrizioni votive, decorazioni in pietra, tutte caricate su camion e depositate nei musei e nei cortili dei monasteri.

La triste sorte degli edifici di culto a Bucarest negli anni del comunismo è descritta anche nel libro intitolato „Le chiese condannate da Ceauşescu: Bucarest 1977-1989”, scritto da un gruppo di architetti e pubblicato nel 1995. Nel libro si parla dell’etnocidio commesso allora da Ceausescu, del crimine contro la cultura nazionale e si aggiunge che, se una volta le chiese erano demolite solo per essere ricostruite o perché devastate dai pagani, quelle fatte demolire dal regime comunista sono scomparse perché davano fastidio, con la loro discreta presenza, all’auto-divinizzazione di un dittatore, perché portatrici di una memoria condannata.

La zona più colpita da questo punto di vista fu il quinto rione della capitale, dove l’ondata distruttiva cancellò dalla carta di Bucarest centinaia di case, antichi quartieri, monumenti storici e persino forme di rilievo come la Collina Mihai Voda, trasformata in una piattaforma nitida dalla quale iniziava a delinearsi un colle artificiale in cima al quale doveva stare l’immenso edificio della Casa del Popolo (l’attuale Palazzo del Parlamento), fatto costruire da Ceausescu nella sua follia grandomane. Del quinto rione sono scomparse case memoriali, istituzioni culturali come il Teatro dell’Operetta, il Teatro dell’Esercito, il Museo Militare Centrale e numerosissime chiese–monumenti storici. Tra le chiese-monumento a cadere vittime ai buldoser ricordiamo: La Chiesa Bianca Postăvarul, fatta costruire nel XVI-esimo secolo, ristrutturata nel XIX-esimo e demolita nel marzo del 1984. Un mese dopo cadeva la chiesa – fortezza Spirea Veche, fatta costruire nel XVIII-esimo secolo dal medico Spiridon Kristofi, soprannominato dagli abitanti, Spirea (oggi esiste ancora un luogo che si chiama Dealul Spirei – La Collina di Spirea). Il 4 agosto 1984, tocca alla bellissima chiesa Izvorul Tămăduirii a subire il dramma della demolizione: era stata eretta nel 1794, da tre artigiani: il venditore di bigello Miu, il candelaio Gheorghe e il falegname Stroe. Non c’è stato nemmeno il tempo per salvarne le iscrizioni votive e i ritratti dei committenti dell’antico luogo di culto.

Della stessa zona gravemente colpita dalle demolizioni, sono state trasferite: la Chiesa „San Giuseppe Rahova” (1745) rimasta isolata sul viale che venne chiamato negli anni del comunismo “il viale della vittoria del socialismo” – l’attuale Viale della Libertà, spostata nel 1984 di 50 metri, dietro alcuni palazzi; La Chiesa del Monastero Schitul Maicilor, risalente al 1726, staccata dal quadro architettonico originale e trascinata con le sue 745 tonnellate a circa 245 metri, sempre in una zona isolata.

Il Complesso del Monastero Antim, fatto costruire dal letterato-metropolita Antim Ivireanul, capolavoro dell’architettura medioevale, risalente agli anni 1713-1715, che fu spostato a 28 metri; Anche la Chiesa del Monastero Mihai-Vodă (l’unico e grandioso edificio di culto bucarestino fatto costruire da Michele il Bravo, risalente agli anni 1589-1591) fu spostata assieme al campanile a 289 metri, in discesa verticale di circa 6 metri e ora è nascosta da una catena di palazzi nuovi.

Nel 1995 l’architetto Gheorghe Leahu ha pubblicato il commovente libro „La Bucarest scomparsa”, con foto e disegni realizzati da lui stesso, in cui viene ricostituita da un testimone autentico, l’odissea delle terribili distruzioni operate dal regime di Ceausescu. Come diceva l’autore: „Bucarest può essere considerata una città martire. Nessuna città del mondo ha subito tanti danni causati da demolizioni premeditate, dettate da un unico uomo in tempo di pace, quanti ne ha subiti Bucarest negli ultimi decenni di dittatura: un quinto del suo territorio costruito è stato raso a terra.”
La lista delle chiese-martiri potrebbe continuare a lungo Ma non vi voglio rattristare più di tanto. Sappiate che a Bucarest, nonostante l’ampia azione distruttiva di Ceausescu, di chiese antiche se ne trovano ancora, anche se alcune – come vi abbiamo già detto – nascoste dietro gli edifici più nuovi.
Potete visitare ad esempio la Chiesa Stavropoleos, che si trova vicino al Museo Nazionale di Storia, considerata un gioiello dell’architettura religiosa, fatta erigere negli anni 1724- 1730 dal monaco greco Ioanichie. La chiesa presenta le più rappresentative influenze dell’arte architettonica tipica dello stile chiamato “brancovano tardo”.

Vi consigliamo inoltre di visitare la chiesa Bianca in Calea Victoriei, fatta erigere dal prete Neagu Darvas all’inizio del XVIII-esimo secolo e il cui interno è dipinto dal noto pittore romeno Gheorghe Tattarescu. Oppure la Chiesa Zlatari, sita vicino al Museo Nazionale di Storia, costruita nel 1637 al posto di una vecchia chiesetta in legno e rifatta in pietra nel 1715. Tra i particolari interessanti legati alla chiesa Zlatari – dentro vi si trova la mano di San Cipriano, di cui si dice che protegga da maledizioni e da stregonerie. Si dice inoltre che nel cortile sarebbe esistita in passato una fontana costruita da artigiani italiani.
Non perdete l’occasione di visitare la Chiesa Cretulescu, vicino al Museo Nazionale d’Arte, fatta costruire nel periodo 1720 – 1722 dal Grande cancelliere Iordache Cretulescu e da sua moglie Safta (una delle figlie del principe Costantino Brancovan). Ristrutturata varie volte, la chiesa è stata gravemente danneggiata durante la rivoluzione del 1989 e nel 1991 sono stati avviati nuovi lavori di restauro. Del periodo brancovano si conserva ancora l’affresco esterno, mentre all’interno si può ammirare la pittura realizzata da Gh. Tattarescu (1859-1860).

Demolizione del monastero Vacaresti costruito nel periodo 1716-1736

Demolizione del monastero Vacaresti costruito nel periodo 1716-1736

Demolizione del monastero Mihai Voda - costruito da Michele il Bravo nel 1594

Demolizione del monastero Mihai Voda – costruito da Michele il Bravo nel 1594

Demolizione monastero Mihai Voda

Demolizione monastero Mihai Voda

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