Centro Culturale Italo Romeno
Milano

La figura della donna romena nel periodo comunista

Set 20, 2013

FOTO. Copertine della rivista Femeia (La Donna) durante il regime Ceausescu

A cura della dott.ssa Mirela Tingire

Una tra le più grandi promesse del regime comunista riguardava l’uguaglianza tra i sessi. Friedrich Engels, nella sua opera intitolata La donna, la Famiglia e le Origini della Proprietà Privata affermava che: «L’emancipazione delle donna sarà possibile allorquando quest’ultima potrà partecipare al processo di produzione su scala sociale e quando i compiti domestici occuperanno solamente una piccola parte del suo tempo […]. Diventa quindi evidente che la prima promessa riguardo l’emancipazione della donna sta nella reintroduzione della stessa nell’industria di stato»1.

In Romania, gli anni ottanta evidenziano una nuova visione nei confronti della donna. Già nel 1973 Ceauşescu definisce il ruolo e lo statuto della donna. Nella riunione del Comitato Centrale del Partito Comunista il dittatore dichiara che «per una donna, il più grande onore è quello di partorire, di dare vita e di crescere figli. Non esiste nulla di più caro per una donna al in fuori di essere madre»2. Quindi, attraverso il suo discorso, Ceauşescu elogia il doppio ruolo della donna nella società comunista: quello di madre e quello di lavoratrice; ma questi elogi non facevano altro che complicare sempre di più la situazione già molto difficile per le donne in quel periodo. E nonostante «lo stato desiderasse che tutte le donne fossero delle super donne – iconografia socialista – se voleva essere convincente, la donna non poteva svelare questa realtà»3.

Pertanto la donna continua ad essere vista come madre e lavoratrice. Ma il 1984 porta con se una svolta: la copertina della rivista “La Donna”, il più rappresentante mezzo di propaganda tra le donne del tempo, inizia a promuovere le figure di Nicolae ed Elena Ceauşescu. Lo scopo? Evidenziare il ruolo e l’importanza della famiglia nella società socialista nonché enfatizzare il culto della personalità di Nicolae Ceauşescu che si auto proclama “il padre di tutti i romeni” e “il più amato figlio della Patria”.

Ma la realtà era ben diversa da quella elogiata dal grande leader. Pertanto, la giornata tipo di una donna incominciava con il svegliarsi alle sei di mattina (a volte anche prima) fare interminabili code per comperare il latte, preparare i figli per la scuola, andare al lavoro appesa sulla scala dell’autobus, soffrire il freddo gelido d’inverno, mettersi di nuovo in coda dalle 16.00 alle 18.00, tornare a casa dal lavoro, nutrire la famiglia, sbrigare le faccende domestiche, scaldare i letti con le bottiglie di acqua calda, mettere i figli a letto, lavarsi in una bacinella con l’acqua precedentemente scaldata con il bollitore. Questo aspetto, da un lato invita a riflettere sulla veridicità dei discorsi promossi dal Partito Comunista e dall’altra rivela una doppia immagine della donna nel periodo socialista: una donna elogiata dal Partito e un’altra che si confronta ogni giorno con innumerevoli mancanze e disagi.

Il 7 gennaio del 1979, in occasione del 60esimo compleanno e il 45esimo anniversario di attività rivoluzionaria, il prestigio di Elena Ceauşescu inizia ad aumentare. Il suo riconoscimento pubblico è dovuto principalmente al fatto di essere la compagna di vita di colui che viene chiamato la prima persona politica della Romania. Ma l’apogeo della suo riconoscimento pubblico avviene durante il XII Congresso del Partito Comunista quando, “per la prima volta nella storia dei congressi condotti da Nicolae Ceauşescu, vengono rivolti ad una donna messaggi di riconoscimento per il suo contributo nelle attività svolte per il partito e per lo stato”.

In questo modo, ben presto, la festa della donna in Romania divenne la festa di Elena Ceauşescu. Nel 1988 le pagine della rivista “La Donna” promuovono il seguente discorso: « […] tutte le donne del paese rivolgono un caloroso omaggio alla compagna Elena Ceauşescu, dottore accademico, ingegnere, membro del Comitato Politico Esecutivo del Comitato Centrale del Partito Comunista, eminente militante rivoluzionaria, scienziata di grande prestigio internazionale, per la sua eroica attività consacrata per il progresso della patria, per il benessere e la felicità del popolo, per il suo contributo di inestimabile valore dedicato all’elaborazione e alla realizzazione della politica interna ed esterna del partito e dello stato, […] per lo sviluppo della scienza, dell’istruzione e della cultura, per la degna affermazione della Romania nel mondo»4.

Nonostante fosse un giorno molto importante per le donne, l’8 marzo non ha riuscito a riconoscere quest’ultime come persone poiché «durante il regime di Ceauşescu la giornata internazionale della donna era in realtà la giornata internazionale di Elena»5. Tutto questo ha creato un immagine della «donna come entità anonima, una rappresentazione allegorica che simbolizza qualità astratte e idealistiche piuttosto che un essere vivente»6. Quindi, la rappresentazione femminile di questo periodo vuole rivelare una realtà idealistica, così come si desiderasse che fosse e non come era di fatto. Ma mentre tutte le altre donne rimanevano anonime sia come lavoratrici che come madri, l’unica a non essere anonima era Elena Ceauşescu, l’icona perfetta della donna comunista, nome di rilievo tra le altre mamme eroine o lavoratrici eroine ma pur sempre anonime.

Tutte queste maschere però, non hanno potuto nascondere la dura realtà e la vita delle donne nel periodo comunista. Nonostante la promozione dell’uguaglianza tra i sessi la realtà ci mostra una donna idealizzata ma anonima, perfino sulle copertine della sua stessa rivista, “La Donna” rafforzando ancora una volta, l’anonimato femminile nella società romena di quel periodo.

1 Friedrich Engels, Women, the Family and the Origin of Private Property, Middlesex, Hammondsworth, 1986, pp. 120-121.

2 Nicolae Ceauşescu, Discursul lui Nicolae Ceauşescu la sedinţa plenară a Comitetului Central al Partidului Comunist Român, iunie, 1973.

3 Choitali Chatterjee, Celebrating Women, The International Women’s Days in Russia and the Soviet Union, Phd Dissertation, Indiana University, 1995.

4 Revista Femeia, 1988, p. 2.

5 www.ebooks.unibuc.ro

6 Barbara Einhorn, Cinderella Goes to Market: Citizenship, Gender and Women’s Movements in East Central Europe, London, Verso, 1993, p. 19.

Loading