Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Emil Cioran. Scontro con l’Occidente

Set 9, 2012

  1. Cioran, figlio di un paese di confine

Un paese di confine, “ţară de hotar”, aveva chiamato Mircea Eliade la Romania, un paese situato in un perenne tra. Appartenere ad un luogo circoscritto dal tra offre la possibilità di scegliere fra due strade: la prima, intrapresa al suo tempo da Mihai Eminescu, si nutre del tradizionalismo, di attitudini romantiche, della retorica; la seconda, proseguita da Ion Luca Caragiale, trova la sua linfa vitale nell’ironia, nel ridicolizzare lo spazio rurale, nel sentimento di inferiorità nei confronti dell’uomo occidentale. In tempi più recenti è Eliade a definirsi epigono, per così dire, di Eminescu; riuscendo a cogliere il lato positivo di questa tensione egli scorge un tra creativo, quello stesso che ha reso possibile i grandi intellettuali occidentali2.

Cioran, suo amico e contemporaneo, prosegue sulla via aperta da Caragiale, per lui il termine “confine” è avvolto da sfumature di incertezza, di negativismo, è un paese di confine nel quale l’unico lato originale è costituito dai suoi paesaggi e dai suoi contadini, è un paese che odora di terra3. Il sentimento suscitato dalla sua patria natia sarà per Cioran difficile da racchiudere in un’unica parola, identificabile soltanto attraverso una contraddizione di termini, come egli stesso dichiara: ≪amo la storia della Romania con un pesante odio≫4.Cioran ama la storia della Romania per aver regalato ai suoi contadini un genio come Mihai Eminescu senza in quale, sostiene, il romeno non avrebbe mai saputo di essere in grado di superare la mediocrità. Nessuno però si è vantato di essere suo erede e questo perché i romeni lo hanno dichiarato un’eccezione tra di loro, motivo per cui Cioran non sa spiegarsi cosa ci facesse un genio come Eminescu tra di noi≫5. Oltre all’indiscusso genio della letteratura romena, Cioran dichiara apertamente la sua ammirazione, non senza alcune obiezioni, nei confronti di pochi altri intellettuali che hanno lasciato il segno nella storia romena prima di lui. Una figura straordinaria, come lo definisce egli stesso, distintasi tra le miriadi di figure che hanno popolato il panorama intellettuale romeno è quella di Nicolae Iorga, ≪affascinante e sconcertante, autore di più di mille opere, a tratti estremamente vive, in genere prolisse, mal costruite, illeggibili, piene di intuizioni annegate in un guazzabuglio≫6. Da lui eredita, riformulando, la sua concezione del suicidio, ciò che permette di vivere quando si è oppressi dall’idea di morte senza arrivare a compiere il gesto perché, per dirla con N. Iorga, non si ha mai il diritto di uccidersi7.

Ogni altra sua annotazione frammentaria riguardo alla Romania ed al popolo romeno si trova in accordo con alcune poco lusinghiere riflessioni di C. Radulescu-Motru, il quale in seguito ad anni di lavoro dedicato allo spirito ed alla psicologiadel popolo romeno osservò che la Romania è ≪un popolo senza vigore.Il romeno non possiede alcuna fiducia in se stesso. I lunghi anni da servo e contadino l’hanno portato ad essere un gregge sottomesso ad ogni padrone≫8. Mentre Cioran, dal canto suo, riassume la predisposizione del romeno alla sottomissione attraverso un rimando alla tradizione sepolcrale che lo porta, in quanto suo erede, a non saper essere padrone di sé9. Nel 1945 C. Radulescu-Motru così si esprimeva nei confronti della Romania: La Romania […] è il paese dei pettegolezzi e delle bugie. Non bisogna incolpare il popolo romeno per una mancanza di onestà. È una caratteristica inerente alle tappe evolutive della psicologia umana in generale. La parola, prima di essere simbolo del pensiero logico, è un insieme di suoni associato ad uno stato d’animo. Esso arriva alla verità logica soltanto allorquando l’uomo si è impadronito del ragionamento:ossia, controlla mediante il ragionamento se la parola corrisponde oppure no allo stato d’animo al quale viene associata. Gran parte dei romeni non è ancora arrivata sulla scala evolutiva alla tappa in cui incomincia il controllo delle parole. Per questo motivo tanti romeni mentre parlano non fanno delle affermazioni logiche garantite attraverso il ragionamento, ma completano i loro stati d’animo attraverso insiemi di suoni legati tra loro in modo istintivo.

Così si spiegano i pettegolezzi e le bugie che circolano nel nostro paese≫10. Nel 1977 Cioran riformulava la stessa amara osservazione11 avvicinandosi alla visione negativa espressa da I. L. Caragiale nelle sue opere, e si differenziava sia da Radulescu-Motru sia da Caragiale per la mancata spiegazione del fenomeno e, quindi, l’assenza di una soluzione. L’osservazione di Cioran è una presa di coscienza incapace di prendere forma in una risoluzione.

 

Cioran dichiara di essere spesso colto dalla tentazione di cambiare la propria genealogia allontanandosi dai suoi antenati ≪ignorati e straziati, colmati dimiserie,amalgamati al fango e gementi sotto l’anatema dei secoli≫12 abituati, continuerebbe Radulescu-Motru, alle circostanze difficili. Non hanno il coraggio di parteciparvi, ma una volta entrati a farne parte le sopportano con rassegnazione.Ogni fardello li spaventa. Ma una volta che lo si appoggia sulle loro spalle, vivonoassieme ad esso, come se l’avessero avuto dalla nascita13.La tensione che definisce i rapporti di Cioran con la propria patria lo porta ad affermare di essere ≪in perpetua rivolta contro la mia stirpe, ho desiderato tutta la vita di essere altro: spagnolo, russo, cannibale – tutto, eccetto quello che ero. È un’aberrazione volersi differenti da quello che si è, adottare in teoria tutte le condizioni, esclusa la propria≫. È la stessa conclusione alla quale era giunto Eminescu circa un secolo prima quando affermava: ≪se occupassimo una buona posizione come la Spagna o l’Inghilterra, picchieremo lo stesso le nostre teste una contro l’altra e sarebbero sempre le vecchie abitudini romene a galleggiare come l’olio sull’acqua≫14.Le annotazioni di Cioran, oltre a riformulare le domande di Vasile Alecsandri sull’essere inerme del romeno e il suo mancato merito di far parte delle riforme che investivano l’Europa del XIX secolo, si iscrivono nella tradizione filosofica romena. Neanche Cioran è stato in grado di trovare un modello tra gli intellettuali romeni e quindi continuarne l’opera, ma ha realizzato ciò che Eugen Ionescu e C. Radulescu-Motru osservavano riguardo alla cultura romena, ossia che essa pare avvolta da una maledizione, e deve sempre ricominciare da capo come se nulla di essenziale si fosse prodotto in un qualsiasi momento della sua storia15. È colpa dell’egocentricità del romeno, sosterrà Radulescu-Motru, se non può terminare ciò che ha iniziato un altro 16.

cioran-1986

L’acuta intelligenza di colui che ha formato la nuova generazione romena, Nae Ionescu, lascerà tracce di sé negli scritti di Cioran, come il rifiuto di quest’ultimo di accettare la figura di docente come incarnazione del filosofo, perché ≪nella nostra filosofia, per il momento lavorano i dottori ed i professori […] la cui più grande caratteristica è il libresco […] noi glossiamo soltanto sulle idee degli altri≫17. Parlerà negli stessi termini usati da Lucian Blaga18, e quindi per certi versi J.Lacan, quando tratterà della questione dello stile ≪ciò che non si può inventare, ciò con cui si nasce […] il privilegio che hanno alcuni di far percepire la loro pulsazione organica≫19.≪Il luogo riservatoti da una lingua o una storia si presenta esso stesso come un destino≫20, è un destino impossibile da accettare per Cioran, egli ne è consapevole che il romeno è in grado di elevarsi dalla mediocrità. A differenza dell’eroina di Milan Kundera, la quale non aveva reazioni nei confronti dell’essere donna – una posizione simile, in quanto carica negativa assunta nella narrazione, a quella di essere romeno per Cioran – egli lo rifiuta per cui rinuncerà a scrivere nella propria lingua dedicandosi ad un idioma che genererà dentro di sé innumerevoli tensioni e ossessioni. Azzardando un ipotesi, si potrebbe dire che non si può sfuggire al proprio destino senza essere disposti ad affrontare le ansie che possono nascere. L’uomo però, come sostiene L. Blaga, è ansioso anche perché vive in un mondo di misteri e l’ansia è scaturita dalla consapevolezza di far parte di un simile mondo21 ed il mondo per Cioran è colmo di misteri irrisolti. Nonostante la filosofia cioraniana sia penetrata in Occidente essa non ne fa parte, a patto che non si definisca lo spirito europeo con le parole di Noica al quale risultava significativo il fatto che lo spirito europeo non si spaventa di fronte al fallimento. Che nella Bibbia, dove con intelligenza è stato integrato l’Ecclesiaste, il quale sembrava sul punto di distruggere tutto, ma ha lasciato ogni cosa intatta, alla stessa stregua è ora arrivato Nietzsche e dopo di lui altri, i quali hanno cercato di far esplodere il mondo intero con le verità da loro tuonate.ţi”. (lo stile di un’opera d’arte penetra in concomitanza con la sua creazione ed e il prodotto di un fattore incosciente). Ed il mondo ha risposto loro tranquillamente: ≪che bella voce!≫22. In questa prospettiva Cioran è debitore alla sua stirpe dalla quale ha ereditato gran parte del suo modo di interrogarsi intorno ai problemi esistenziali, discostandosi per certi aspetti, ma avvicinandosi così ai grandi maestri occidentali come lo stesso Nietzsche oppure Heidegger.Alla stessa stregua di Mircea il Vecchio, come descritto da M. Eminescu, anche Cioran si inscrive a pieno titolo nella cultura romena, suo erede, ma anche,distaccatosi attraverso l’esilio, continuatore della cultura occidentale, trovandosi in questo senso nella stessa situazione del tra, peculiarità della Romania.

 

 

Emil Cioran, critico dell’Occidente

Gogol’ che nella speranza di una “rigenerazione” si reca a Nazareth e vi si annoia come “in una stazione russa”: proprio questo capita a tutti noi quando cerchiamo al di fuori quello che può esistere solo in noi stessi.

Emil Cioran –

L’inconveniente di essere nati. Emil Cioran già dai primi scritti si mostra come sostenitore e critico dell’Occidente. Egli si trova vicino all’Occidente del passato ed alle sue gloriose imprese, mentre l’Occidente del suo presente gli sembra caduto in un inesorabile letargo. ≪Da quale maledizione è stato colpito per non produrre, al termine della sua crescita, altro che questi uomini d’affari, questi bottegai, questi intrallazzatori dagli sguardi vacui e dai sorrisi atrofizzati, che si incontrano dappertutto, in Italia come in Francia, in Inghilterra come in Germania? Doveva proprio terminare con questa gentaglia una civiltà così delicata, così complessa?≫23. I toni si fanno ancor più aspri quando l’analisi dell’Occidente si sposta sulla sua storia e Cioran nota, non senza dispiacere, che ≪Con le barbarie Hitler ha cercato di salvare una civiltà intera. La sua impresa fu un fallimento; essa resta, nondimeno, l’ultima iniziativa dell’Occidente. Senza dubbio questo continente avrebbe meritato di meglio. Di chi la colpa se non ha saputo produrre un mostro di un’altra

qualità?≫24. In questa prospettiva, l’Occidente si configura come ≪un possibile senza domani≫25. Se l’Occidente è stato colpito dalla maledizione, nemmeno l’uomo occidentale è potuto sfuggire alla sua sorte in quanto facente parte di questo processo storico.Infatti, ≪ogni occidentale tormentato fa pensare a un eroe dostoevskiano con un conto in banca≫. Cioran si presenta come una lente di ingrandimento rendendo ancor più noti i piccoli e grandi difetti che contaminano la società e l’uomo occidentale. In questo senso ≪Ascoltate i tedeschi e gli spagnoli spiegarsi: faranno risuonare alle vostre orecchie sempre la stessa solfa: tragico … tragico … È il loro modo di farvi comprendere le loro calamità o le loro stagnazioni, il loro modo di concludere≫26. La Spagna si presenta come la custode, lungo tre secoli, del ≪segreto dell’Inefficacia; questo segreto lo possiede oggi l’Occidente intero, non lo ha carpito, lo ha scoperto con i suoi soli sforzi, con l’introspezione≫27. Mentre la Francia, con il suo ≪idioma d’accatto, con tutte queste parole pensate e ripensate, affinate, sottili fino all’inesistenza, piegate sotto le esazioni della nuance, inespressive per aver tutto espresso, di una precisione spaventevole, cariche di stanchezza e di pudore, discrete persino nella volgarità≫28, è cattiva, come lo sono tutte le altre società, ma scelta soltanto perché ≪so distinguere tra le sfumature del peggio≫29; mentre vivendo ≪A contatto con i francesi si impara a essere infelici gentilmente≫30.

L’Occidente, nelle parole di Cioran, si raffigura come un luogo affollato da popoli talmente austeri da provocare la propria rovina; un pensiero espresso in questi termini: “I popoli che non hanno il gusto delle ciance, della frivolezza e del pressapochismo, che vivono le loro esagerazioni verbali, sono una vera catastrofe, per gli altri e per se stessi. Essi insistono sui nonnulla, mettono il serio in ciò che è accessorio e il tragico nel menu. Se per di più sono afflitti da una passione per la fedeltà e da una detestabile ripugnanza al tradimento, allora non c’è nulla da cavarne, se non la loro medesima rovina. Per correggere i loro meriti, per trovare un rimedio alla loro profondità, si deve convertirli al Meridione e inoculargli il virus della farsa.Se Napoleone avesse occupato la Germania con dei marsigliesi, la faccia del mondo sarebbe stata completamente diversa.≫31Le analisi di Cioran non si fermano a identificare le carenze della società occidentale,la sua critica investe anche coloro che hanno contribuito nella marciadella cultura occidentale verso la propria distruzione, coloro che l’hanno spinta a lasciare ≪la realtà per l’idea, e l’idea per l’ideologia, l’uomo è caduto in un universo derivato, in un mondo di sottoprodotti, in cui la finzione assume le virtù di un dato primordiale. […] Non contento di aver tradito tutti quei precursori, tutti quegli scismatici che l’hanno preparato e formato, da Lutero fino a Marx, s’immagina ancora che qualcuno verrà, da di fuori, a fare la sua rivoluzione e che gli riporterà le sue utopie e i suoi sogni≫32. Il primo pilastro della storia del pensiero moderno, nei confronti del quale Cioran esprime il suo disappunto è Hegel, equiparato a Bossuet e Marx ≪per il fatto stesso che assegnano agli eventi un senso, appartengono alla stessa famiglia,o, almeno non differiscono essenzialmente gli uni dagli altri, dato che l’importante non è definire, determinare questo senso, ma ricorrervi, postularlo.[…] Passare da una concezione teologica o metafisica al materialismo storico significa semplicemente cambiare genere di provvidenzialismo≫33. Secondo Cioran, Hegel, imparentato quasi con idee alchimiste, indica nella sua ideologia la creazione di ≪un’opera che rivaleggi con il mondo, che ne sia non il riflesso ma il doppio≫34 e, riprendendo le osservazioni di Friedrich Meinecke, sostiene che “nel sistema di Hegel, gli eroi appaiono come semplici funzionari dello Spirito assoluto. […] lungi dal guidare gli eventi, ne subivano invece il corso≫35.L’Occidente così inebriato dall’ideologia hegeliana, si domanda Cioran, ≪capirà[…] di non avere un destino politico e un compito da assolvere se non ritroverà in se stesso i suoi vecchi sogni e le sue antiche utopie, come pure le menzogne

del suo vecchio orgoglio?≫36. Pascal invece, ≪sarebbe sembrato un giornalista≫, ≪se Molière si fosse ripiegato sui propri abissi≫37. Mentre Nietzsche e Hölderlin testimoniano la capacità di resistenza dei tedeschi, ≪perfino nella pazzia≫38, il primo sopportò la sua per vent’anni ed il secondo per quaranta. Lutero si presenta, agli occhi di Cioran, come ≪la prefigurazione dell’uomo moderno, ha incarnato tutte le forme di squilibrio: un Pascal e un Hitler convivevano dentro di lui≫39. La letteratura e la filosofia, secondo Cioran, guadagnano un nuovo contenuto:”Con Baudelaire la fisiologia è entrata nella poesia; con Nietzsche nella filosofia.Grazie a loro le turbe organiche furono elevate al canto e al concetto: toccava ad essi, proscritti della salute, assicurare una carriera alla malattia≫40. E se Nietzsche e Baudelaire ≪sopravvivono alla fluttuazione delle mode, lo devono alla loro crudeltà disinteressata, alla loro chirurgia demoniaca, alla generosità del loro fiele≫41, un pensiero sorretto dal prestigio del Vangelo ≪libro aggressivo, libro velenoso se mai ve ne fu≫42.Il romanticismo inglese viene ricondotto ad una ≪felice mescolanza di laudano di esilio e di tisi≫43, mentre quello tedesco, un’altrettanta felice mescolanza di ≪alcol di provincia e di suicidio≫44.L’amarezza di Cioran si addolcisce soltanto di fronte a poche figure importanti dell’Occidente e una di esse è quella di Goethe, un ≪artista completo, è il nostro antipode: per altri, invece, un esempio. Estraneo all’incompiutezza, questo ideale moderno della perfezione, egli si rifiutava di capire i pericoli degli altri:quanto ai suoi, li assimilò così bene da non patirne affatto. Il suo limpido destino ci scoraggia: dopo averlo scrutato invano per scoprirvi qualche segreto sordido o sublime, ci abbandoniamo alla parola di Rilke: “Non ho organi per Goethe”≫45.La critica di Cioran nei confronti dei pensatori moderni occidentali si fonda sulla distinzione di essi in due tipologie, ossia per Cioran esistono due tipi di pensatori: quelli di prima mano che ≪meditano sulle cose; gli altri, su problemi. Bisogna vivere faccia a faccia con l’essere, non con lo spirito≫46. È questo il tipo di filosofo e di filosofia professata da Cioran: una filosofia

che trae spunto dall’esistenza, una filosofia che si nutre del dubbio, un dubbio quasi organico. Così si esprime Cioran riguardo al dubbio: ≪Mentre si nega

sempre in nome di qualcosa, qualcosa di esterno alla negazione, il dubbio, senza avvalersi di nulla che lo ecceda, attinge ai propri conflitti, alla guerra che la ragione dichiara a se stessa quando, disgustata di sé, attacca i propri fondamenti eli rovescia, per sfuggire – finalmente libera – al ridicolo di dover affermare o negare alcunché≫47. Ma il dubbio di Cioran è lontano dal dubbio tradizionale, esso non si ferma ad una conclusione, esso non è in grado di fornire certezze. Il dubbio di Cioran è quasi organico: ≪Appena formulato un dubbio, più esattamente: appena avverto il bisogno di formularne uno, provo un benessere curioso, inquietante. Mi sarebbe di gran lunga più agevole vivere senza traccia di credenza che senza traccia di dubbio. Dubbio devastatore, dubbio nutritivo!≫48. Un dubbio senza risoluzione conduce verso una ≪sete di dubbi: avessi il bastone di Mosè per farne scaturire anche dalla roccia!≫49

Il dubitare, così dipinto nelle riflessioni cioraniane, è il fondamento di uno scetticismo che contribuisce alla rovina della nostra salute, ma è l’unico modo

perché non sia un esercizio intellettuale50. Lo scetticismo è anche ≪l’eccitante delle civiltà giovani e il pudore di quelle vecchie≫51; è ≪l’eleganza dell’ansia≫52.Il dubbio e lo scetticismo di Cioran hanno come obiettivo non tanto di riempire di nuovi significati i concetti della tradizione occidentale, quanto di rendere inconsistente l’universalità concettuale, mostrando i suoi punti deboli, la sua chiusura in dottrine e sistemi futili all’uomo. L’Occidente, per Cioran, come per tanti intellettuali novecenteschi, ha smesso di fornire risposte e certezze, ciò che gli rimane è il dubbio, un dubbio che si presenta come un En attendant Godot, caratterizzato da uno scetticismo applicabile in ogni livello della conoscenza. Il suo atteggiamento ben si sposa con un amaro “lasciatemi divertire” di Saba, il pensatore moderno ha creato un buco nel cielo di carta che sovrasta la testa di Edipo scorgendovi il nulla, è diventato Amleto. È un intellettuale senza risposte che non può più nascondersi dietro dottrine,ma deve trarre ogni sua riflessione dalla propria esistenza. Per Cioran, a nullaserve elucubrare concetti sulla vita, se essi non sgorgano dalla sofferenza, dalla vita stessa.

Note bibliografiche

1 Con un segno gli viene aperta la strada e si avvicina alla tenda,/ Un vecchio cosi semplice sia

come parola che atteggiamento./ Sei, tu, Mircea?/ Si, re./ Sono venuto affinche tu ti inchini dinanzi

a me/ Altrimenti tramuto la tua corona in un ramo di spine./ Qualsiasi pensiero tu abbia, re,

e come sei giunto/ Fin quanto siamo ancora in pace io ti auguro: “benvenuto”!

2 Stefan Afloraoaiei, Despre situatia recenta a filosofiei romanesti, p. 16.

3Emil M. Cioran, Schimbarea la fata a Romaniei, Humanitas, Bucarest, 1998, p. 73.

4 Ivi, p. 58.

5 Ivi, p. 110.

6 ID, Esercizi di ammirazione, op. cit., p. 132.

7Nicolae Iorga, Cugetari proza, Editura Humanitas, Bucuresti, 1990, p. 12.

8 Analele Spiru Haret, “ Ce popor fără vlagă. Romanul nu are nici o incredere in el insuşi. Anii indelungaţi

de iobăgie prin care a trecut l-a adus să fie o turmă supusă la orice stăpan”, p. 49.

9 Emil M. Cioran, L’inconveniente di essere nati, op. cit., p. 61.

10 Analele Spiru Haret , p. 50.

11 Emil M. Cioran, Esercizi di ammirazione, op cit., p. 108 “Io provengo da un angolo d’Europa dove

l’effusione, la sguaiataggine, la confidenza, la manifestazione immediata, non sollecitata, impudica,

sono di rigore, dove si sa tutto di tutti, dove la vita in comune si riduce a un confessionale

pubblico, dove il segreto per l’appunto e inimmaginabile e la loquacita confina con il delirio.”

12 ID, Storia e utopia, Adelphi, Milano, 2008, p. 31.

13 Analele Spiru Haret, pp. 92-93.

14 Mihai Eminescu, Publicistica. Referire istorice si istoriografice, Chisinau, Cartea Romaneasca,

1990, p. 82. “Dac-am fi la loc bun ca Spania si Anglia, ne-am bate cap in cap si tot vechile naravuri

romanesti ar pluti ca untdelemnul pe apa.”

15 Stefan Afloroaei, Despre situatia recenta a filosofiei romanesti, op. cit., p. 15.

16 Anale Spiru Haret, p. 47.

17 Stefan Afloaroaei, Despre situatia recenta a filosofiei romanesti, op. cit., p. 17.

18 Lucian Blaga, Trilogia culturii, Paralela 45, Bucuresti, 1944, p. 17 “stilul unei opere de artă […]

se intipăreşte […] concomitent cu crearea ei […] şi este un produs al unor factori [….] inconştient

19 Emil M. Cioran, L’inconveniente di essere nati, op. cit., p. 31.

20 Stefan Afloroaei, Despre situatia recenta a filosofiei romensti, op. cit., p. 19.

21 Geo Savulescu, Lucian Blaga. Filosofia prin metafore, op. cit., p. 146.

22 Analele Spiru Haret, “Nu e semnificativ, pentru spiritul european, faptul că nu se sperie de eşecuri?

Ca in Biblie, unde cu inţelepciune a fost integrat Ecleziastul, care părea să zădărnicească totul,

dar lăsa intact totul, aşa au venit acum un Nietzsche şi după el alţii, care să-şi inchipuie că dinamitează

lumea cu adevărurile tunate de ei. Iar lumea le-a răspuns liniştit: che bella voce!”, p.

95.

23 Emil M. Cioran, Storia e utopia, op. cit., p. 27.

24 ID, Sillogismi dell’amarezza, op. cit., p. 58.

25Ivi, p. 60.

26 Ivi, p. 55.

27 Ivi, pp. 57-58.

28 ID, Storia e utopia, op. cit., p. 11.

29 Ivi, p. 24.

30 ID, Sillogismi dell’amarezza, op. cit., p. 55.

31 Ivi, p. 56.

32 ID, Storia e utopia, op. cit., pp. 26-27.

33ID, Esercizi di ammirazione, op. cit., p. 20.

34 Ivi, p. 83.

35 Ivi, p.22.

36 ID, Storia e utopia, op. cit., p. 27.

37ID, Sillogismi dell’amarezza, op. cit., p. 12.

38 Ivi, p. 13.

39 Ibidem.

40 Ivi, p. 18.

41 Ibidem

42 Ibidem.

43 Ivi, p. 13.

44 Ibidem.

45 Ivi, pp. 20-21.

46. ID, L’inconveniente di essere nati, op. cit., p. 45.

47 ID, La caduta nel tempo, Adelphi, Milano, 1995, p. 42.

48 ID, L’inconveniente di essere nati, op. cit., p. 86.

49 ID, Sillogismi dell’amarezza, op. cit., p. 28.

50 Ivi, p. 63.

51 Ivi, p. 106.

52 Ivi, p. 25.

 

 

 

 

 

 

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