La storia delle parole
Nessuno ha bisogno di spiegare la parola ‘parola’ perché tutti noi sapiamo che per esprimere i propri pensieri e sentimenti basta mettere le parole in un contesto logico e ben ordinato per farci capire. Il processo di scelta delle parole nella comunicazione, scritta e orale, nasce da un’esperienza linguistica e culturale che con l’andare del tempo si svillupa sempre di più fino al raggiungimento di un livello che ci permette di confrontarci con le altre persone.
Una lingua è un deposito di parole ed insieme alle regole grammaticali fanno possibile il linguaggio. Questo deposito contiene alcune parole molto vecchie, altre sono nate poco prima della nostra nascita oppure dopo ed altre ancora hanno subito delle trasformazioni, superficiali o profonde. Molte delle parole vecchie non sono rimaste intatte ma contiunuano a vivere e molte ancora si sono dimenticate e non sono state più utilizzate.
Le parole nascono, cambiano forma e muoiono perché la storia dell’umanità cambia – lo stile di vita, le abitudini e la mentalità delle persone. L’etimologia è un ramo della linguistica molto interessante perché ti porta nello studio di una singola parola in un viaggio mai immaginato prima: chi e come l’ha inventata, perché e quanto della sua forma originaria è arrivato ai giorni nostri.
La lingua romena rappresenta la continuità della lingua latina, parlata ininterrottamente sulla terra lasciata in eredità dagli antenati daci, dalla loro conquista dai romani fino in presente. Ma i rapporti di varia natura con altri popoli hanno arricchito la nostra lingua con parole nuove, come ad esempio:
dai slavi abbiamo – vreme sinonimo di timp (it. tempo)
– zapada sinonimo di nea (it. neve)
daigli ungheresi invece abbiamo – gand sinonimo di cuget. (it. pensiero)
Nel secolo XIX ha fatto irruzione nel vocabolario romeno un gran numero di parole francesi:
cadou – dar (it. regalo)
transpira – asuda (it. sudare)
Ci sono anche parole che hanno più sinonimi arrivati da più lingue:
asuda (latino) – nadusi (slavo) – transpira (francese) – it. sudare
val (slavo) – talaz (turco) – it. onda
dar (slavo) – cadou (francese) – it. regalo
odaie (turco) – camera (italiano) -it. camera
Alcuni sinonimi invece stano perdendo terreno come:
elocvent – si utillizza di più graitor (it. eloquente)
leat – si utillizza di più contingent (it. contingente)
indaratnici – si utillizza di più opune (it. opporre)
sminta – si utillizza di più defect ( it. diffetto)
Nonostante tutti questi cambiamenti della lingua romena in alcune zone isolate della Romania si sentono tuttora nel linguaggio degli anziani, che con caparbia continuano ad utillizzare le stesse parole con le quali sono nati, diffidando delle nuove forme delle stesse parole , come se fosse quasi una violazione della lingua dalla quale, con tanto orgolio e dignità, si sentono legati.
Di solito ad una parola già esistente ereditata dal latino si aggiungono parole nuove prese in prestito da altre lingue, con la stessa pronuncia ma con un altro significato. Ad esempio la parola mai:
– mai bun (in latino magis) – it. più buono
– mai (in latino malleus) – it. come strumento di livellare un terreno
-mai (in latino maius) – it. il mese di maggio
– mai (dal ungherese – si utillizza in alcune regioni del paese) – it. fegato
Sono stati casi di due parole con la stessa pronuncia e con significato diverso, ma nell’utillizzo durante la conversazione provocavano solo confusione ed è stato neccessario eliminarle, come la parola amare:
amo (in latino) – am (in romeno)
Ma in romeno la parola am ha anche il significato di avere ( a avea) , quindi è stato scelto un termine anche questa volta slavo : iubire.
Non tutte le parole che si confondevano state state eliminate, ma hanno subito soltanta una piccola modifica, eliminando o aggiungendo uno o più vocaboli:
insela – con il senso di tradire
insela – con il senso di sellare
Quest’ultimo è diventato inseua ed in questo modo non può essere confuso con nessun altro termine.
Un esempio interessante è quello dei numerali cardinali:
12 – dal latino sarebbe dovuto essere douazece (it. dodici)
13 – dal latino sarebbe dovuto essere treizece (it. tredici)
molto simile al 20 – douazeci (it. venti)
30 – treizeci (it. trenta)
cosi che per fare chiarezza i romenii hanno seguito il modello slavo per la formazione dei numerali da 10 a 20, ottenendo : 12 – douasprezece (it. due verso dieci)
13 – treisprezece (it. tre verso dieci)
Rispetto a tante altre lingue in lingua romena i numerali doi e doisprezece (it. due e dodici) sono sia di genere maschile che femminile:
doi barbati (it. due uomini)
doua femei (it. due donne)
doisprezece baieti (it. dodici ragazzi)
douasprezece fete (it. dodici ragazze)
Scoprire il luogo di nascita delle parole e dei loro significati, soprattutto antichi, insieme alle trasformazioni subite sono argomenti interessanti non solo per gli studiosi delle lingue ma per chiunque si sente attratto dalla storia della cultura materiale e spirituale.
In fondo, ogni parola ha una sua storia.
dott.ssa Lorena Curiman