Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Constantin Brâncuşi (1876 – 1957) – «L ’arte non fa che ricominciare»

Feb 9, 2013

Constantin Brâncuşi 1876–1957). «L’arte non fa che ricominciare»

Pioniere dell’arte astratta, Constantin Brâncuşi nasce a Hobitza (Gorj), in provincia di Oltenia, il 19 febbraio 1876 in una famiglia di contadini. Dal 1894 al 1898 studia Arte alla Scuola di Arti e Mestieri di Craiova, quindi alla Scuola di Belle Arti di Bucarest dal 1898 al 1901. Nel 1904 si reca a Parigi e si iscrive all’Ecole des Beaux-Arts, dove studia con Antonin Mercié. L’anno seguente partecipa con alcune sculture al Salon d’Automne e incontra Auguste Rodin maestro scultore all’apice della sua carriera allora. All’invito di Rodin di accoglierlo come apprendista nel suo atelier, l’artista più giovane — con la fiducia, testardaggine e l’indipendenza della gioventù — rifiuta, affermando che ‘nulla cresce all’ombra di un albero alto.’ Tuttavia, da Rodin apprende che lo scopo della scultura non è semplicemente la rappresentazione della superficie delle forme, ma l’evocazione della forza interiore nascosta in ogni opera.

Dal 1910 l’arte di Brâncuşi assume alcune caratteristiche volte a rivitalizzare la scultura. Incentrato sull’astrazione dell’elemento reale, la vera natura del futuro lavoro di Brâncuşi emerge da creazioni come la “Preghiera” (1907), la “Saggezza della Terra” (1909) e il “Bacio” (1910). Queste opere incarnano la sua nuova estetica ispirata al folclore, un ritorno alla suggestiva e ingenua arte primitiva.

Lavora la pietra, il legno e il bronzo perfezionando la sua interpretazione di temi precedenti, come ad esempio “Il Ritratto” (serie Mademoiselle Pogany, 1912-1933), “L’Uccello” (ciclo di Magic Bird, 1912-1915; Uccello nel ciclo di spazio, 1919-1940), “Il Pesce” (ciclo di pesce, 1922-1930) e “La Colonna” (Colonna Infinita serie, 1918-1937). In queste opere ha proiettato la ricchezza della propria vita interiore a volte ossessionato da fantasie della mitologia rumena, oltrepassando la rappresentazione intermedia della figura umana.

Stabilitosi a Parigi, lo scultore mantiene stretti contatti con la Romania, ritornandovi frequentemente ed esponendo a Bucarest quasi ogni anno. A Parigi i suoi amici sono Amedeo Modigliani, Fernand Léger, Henri Matisse, Marcel Duchamp e Henri Rousseau. Nel 1913 cinque sculture di Brâncuşi sono presenti alla “Armory Show” a New York. Nel 1914 Alfred Stieglitz allestisce la prima personale dell’opera di Brâncuşi nella sua galleria ‘291’ a New York. Nel 1921 la rivista letteraria “The Little Review” gli dedica un numero speciale. Nel 1926 si reca due volte negli Stati Uniti per presenziare alle personali allestite presso la “Wildensteine” e la “Brummer Gallery” di New York. Negli anni ’30 l’artista compie numerosi viaggi, visitando l’India, l’Egitto e i paesi europei.

Sebbene all’inizio degli anni ‘20 frequenti personaggi come Tristan Tzara, Francis Picabia e molti altri dadaisti, Brâncuşi non è mai stato membro di un movimento artistico organizzato. Nel 1935 riceve l’incarico di realizzare un monumento per il parco di Târgu Jiu, nei pressi della sua città natale, in onore degli eroi della prima guerra mondiale. Progetta un insieme di sculture, il famoso trittico: ‘La tavola del silenzio’, ‘Il cancello del Bacio’ e ‘La colonna infinita’, considerato il suo capolavoro. Dopo il 1939 Brâncuşi lavora da solo a Parigi. Porta a termine la sua ultima scultura, il gesso “Grand coq“ nel 1949. Nel 1952 ottiene la cittadinanza francese.

Muore a Parigi il 16 marzo 1957.

Attraverso le sue opere, Brâncuşi ha dimostrato che l’arte moderna, mantenendo l’armonia, l’equilibrio e l’umanesimo della sua eredità artistica europea occidentale, potrebbe nascere dall’età primordiale dell’umanità che ha preceduto la cultura dell’antichità classica. Ha inventato forme che iniziano dalla realtà ma che non sono soggetti ad essa. L’ obiettivo dei suoi lavori era quello di catturare l’essenza dei suoi soggetti e renderli visibili con minimi mezzi formali riducendo l’immagine alla forma pura, essenziale.

A cura di Mirela Tingire

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