Centro Culturale Italo Romeno
Milano

    Romania Magica – La Valle delle Fate

Feb 26, 2021

Ogni fiaba di tutto rispetto è ambientata in luoghi che fanno spalancare gli occhi ed è ancora più grande lo stupore che si prova quando si scopre che questi posti fantastici esistono davvero. La regione storica della Transilvania è famosa in tutto il mondo per i suoi castelli misteriosi, per le leggende e per le fiabe che sono state cucite intorno a loro. Proprio qui, nel cuore della Transilvania si nasconde un luogo magico, per il nome – la Valle delle Fate, per il paesaggio incantato – foreste fitte, fiumiciattoli serpeggianti, farfalle colorate – e per il castello fiabesco che ricorda l’architettura ondulante di Gaudi, soprattutto il Parco Guell o fiabe come “La bella addormentata nel bosco” e “Bianca neve ed i sette nani”. Si tratta del Castello di argilla delle Fate, che per capire pienamente la ragione della sua esistenza bisogna conoscere la Leggenda della Vale delle Fate.

Una volta, tanto tempo fa, in questa valle ai piedi della montagna vivevano sia uomini sia fate. Andavano tutti d’accordo, anche se di natura diversa, gli uomini avevano capito che le fate erano di anima buona, che offriva loro protezione da spiriti malvagi e non si intromettevano nella loro vita. La casa delle fate si trovava in una valle circondata da una foresta e vicino ad un fiume. Gli uomini avevano chiamato questo posto magico la Valle delle Fate.

Un giorno però la quiete della vita di entrambi i popoli, uomini e fate, viene disturbata dall’arrivo di un drago, che aveva scoperto questa bellissima valle e aveva deciso di trasformala nella sua dimora.

Ma gli uomini e le fate non desideravano condividere la loro casa con questo tipo di mostro per paura della sua ferocità, allora si sono uniti nella lotta per cacciare via il drago, chi armato di forche e asce, chi di bacchette magiche. La battaglia è stata terrificante ed è durata tre giorni e tre notti. Alla fine il drago è stato sconfitto e cacciato via, per la gioia degli uomini e delle fate. Avevano difeso insieme la loro terra, ma la foresta era stata totalmente bruciata dalle fiamme sputate dal drago durante la battaglia e le fate, senza più una casa, hanno salutato con dispiacere gli uomini e sono andate via con la promessa di ritornare quando la valle sarebbe stata di nuovo ricoperta da una nuova foresta dove poter vivere.

Dopo tanto tempo e quando la foresta è di nuovo ricresciuta, la vale dove una volta vivevano le fate viene scoperta per caso da una giovane copia di uomini che, affascinati dalla sua bellezza e dal senso di quiete che trasmetteva, decidono di costruire la loro casa proprio lì. Vengono a sapere dell’antica leggenda delle fate e pensano di costruirla in modo da renderla addata anche per le fate che ci abitavano una volta, nella speranza che sarebbero tornate a condividere la vita, come una volta, con gli uomini. Pensando e ripensando a lungo come si fa una casa per le fate, sono arrivati alla conclusione che doveva essere costruita completamente in materiali naturali, legno, sabbia, paglia, acqua, argilla. Quindi l’intera struttura di base è stata fatta in legno, le pareti sono state costruite con argilla mescolata con paglia e l’acqua del fiume, le tegole del tetto, le finestre e le porte costruite a mano con legno dai migliori artigiani locali, infine le due torri con le pietre del fiume che passa proprio davanti alla casa.

Alla fine, quando è stata pronta per ospitare sia uomini sia fate, l’hanno chiamata il Castello di argilla delle Fate, hanno continuato a prendersi cura ed hanno invitato tutti a vederla, sperando con tutte le loro forze che spargendo la voce in tutti i quattro punti cardinali la notizia sarebbe arrivata anche alle orecchie delle fate.

Nessuno sa se le fate siano tornate, ma nel frattempo è arrivata tanta gente da tutte le parti del mondo per ammirare l’abitazione unica nel suo genere costruita appositamente per le fate romene, ma quando andrai a vedere anche tu la loro casa continua a spargere la voce della sua esistenza, prima o poi le fate si faranno vedere!

Vivere in prima persona un luogo fatato è tutt’altra cosa che guardare le centinaia di fotografie che pullulano in rete ormai da qualche anno postate da migliaia di turisti incuriositi da questo luogo unico. Nonostante la varietà di leggende e fiabe folcloristiche romene con protagonisti fate, nani, streghe, re e regine, nessuno si aspetterebbe di trovare davvero una casa delle fate in mezzo ai boschi ai piedi dei Carpați (a 40 km da Sibiu, nelle vicinanze del comune di Porumbacu). Ti accorgi subito, appena imbocchi il sentiero nascosto alla vista dei passanti ignari dell’esistenza di questo posto remoto, che l’aria che respiri è diversa, come se fossi entrato in un’altra dimensione del tempo, un universo immaginario che abbiamo tutti sognato da bambini che procura un senso di spaesamento, tutto qui ha mantenuto la sua autenticità, lontano dalla frenesia della vita di città. Angoli così belli da sembrare quasi un cliché, ognuno dei quali offre un’immagine da cartolina. Un luogo che assomiglia ad un set cinematografico per la sua grande bellezza naturale ed un punto di partenza ideale per spettacolari escursioni e scalate dei Monti Făgăraș, tra cui le mete Punta Negoiu, il lago glaciale Călțun, la cascata Șerbota.

Poi, di colpo, come per magia si materializza davanti ai tuoi occhi la costruzione più irreale, fantastica e curiosa che hai mai visto dal vivo, dolcemente adagiata sulle rive di un fiume, esattamente come dice la leggenda.

Sbalordito gli tocchi le linee sinuose delle pareti di argilla mista a paglia e rifinite con la calce, le tegole di legno del tetto che in alcuni punti si allungano fino ad arrivare quasi a terra, fai scivolare la mano sulle porte ovali. Alzi lo sguardo sulle cime del tetto appuntite allo stesso modo delle cime delle montagne intorno come una riproduzione umana di quella della Natura. Sali incredulo in una delle torri di pietra che sono collocati ai lati del castello e scopri una cornice naturale davvero mozzafiato. La mente evade, sogna, gioca …

A completare la magia, il Giardino delle Fate – il luogo di relax e fantasie dove le fate narrano il loro misteri, che riesci a sentirli solo se ti stendi sui lettini di paglia oppure direttamente sull’erba soffice, ad occhi chiusi, all’ombra degli alberi, a poco a poco ti senti sollevato dal leggero soffio del vento e dall’aroma inebriante dei fiori selvatici. Qua e là, piccoli tronchi circolari fungono da tavolini per bevande naturali e stuzzichini provenienti dai frutti della natura generosa dei dintorni e siccome qui tutto è natura la connessione con essa avviene anche attraverso i piatti commestibili sui quali ti vengono offerte le pietanze, realizzate magnificamente da impasti di diversi cereali locali.

Tutto è stato realizzato per creare magia! La stessa magia di tanti altri luoghi nel mondo dove le fate sono protagoniste di leggende e fiabe ma che hanno lasciato nei luoghi dove sono nate ancora una sensazione di mistero che ti assale mentre li esplori alla ricerca di qualche segno visibile del loro passaggio. Succede con le case degli hobbit in Nuova Zeelanda, il regno fatato in Irlanda o le domus de janas in Sardegna, che le leggende popolari hanno diffuso la credenza antica che fossero case di minuscole fate, le Janas, che alla luce della luna tessevano fili d’oro e vegliavano sui sonni dei bambini –  le case delle fate sarde sono piccoli alloggi ricavati nella roccia dove si credeva abitassero minute creature femminili un po’ lunatiche, un po’ fate e un po’ streghe, che con gli umani potevano essere sia gentili che dispettosi. In realtà, in tempi antichi svolgevano la funzione di alloggi per defunti.

Le prime fate appaiono nel Medioevo come proiezione delle antiche ninfe, esseri immortali, nell’antica religione greca, potenze divine dei boschi, dei monti, delle acque e delle sorgenti, degli alberi – venne attribuita loro la bacchetta magica e successivamente ogni autore di fiabe ha aggiunto particolari al loro carattere.

Le fate rappresentano le figure caratteristiche anche della maggior parte delle raccolte di favole romene, si chiamano zâne, vocabolo che rimanda al latino Diana e quindi alle numerose iscrizioni latine della Dacia dedicate alla dea Diana con la quale era stata probabilmente identificata una divinità geto-tracica. Esiste una categoria particolare di zâne, le sânziene (da Sanctae Dianae) alla quale appartiene Ileana Cosânzeana, il principale personaggio femminile del folclore romeno.

Ileana Cosânzeana o Sîmziana è la fata delle fiabe romene. Il 24 Giugno la Romania, oltre alla festa della nascita di San Giovanni Battista celebra la Giornata delle Sânziene che sono delle bellissime fanciulle con poteri magici. La notte prima, le fate volano, camminano sulla terra e ballano sui prati, qualsiasi pianta o fiore che toccano ricevono magicamente proprietà curative contro qualsiasi malattia. Con i loro poteri trasmettono purezza, salute e ricchezza agli uomini che il giorno successivo raccoglieranno queste piante. La tradizione e la credenza popolare è rimasta nel tempo talmente forte che questa festa è l’unica di origine pagana accettata con il suo vero nome nel calendario ortodosso.

Il più prolifico scrittore di fiabe folcloristiche è stato Petre Ispirescu, grande amante del folclore, all’altezza dei fratelli Grimm e Hans Christian Andersen, e tra le sue raccolte figurano: Snoave sau poveşti populare (Aneddoti e racconti popolari), Legende sau basmele Românilor  (Leggende e fiabe romene),  Din poveştile unchiaşului sfătos (Dai racconti del nonno ciarliero),  Pilde şi ghicitori (Apologhi e indovinelli),  Zicǎtori populare  (Detti popolari).

Le fate di Ispirescu sono creature magiche di aspetto umano, una sorta di spirito della natura. Il volume Fiabe e leggende romene, dallo stile semplice che rispecchia fedelmente la parlata del popolo, pubblicato nel 1882, raccoglie fiabe dalla saggezza popolare, le più rappresentative per questo tipo di esseri immaginari sono Zâna Munților (La fata delle montagne) e Zâna Zânelor (La regina delle fate).

La sua raccolta di fiabe romene è stata la prima di questo genere, come è stata la raccolta di “Fiabe italiane” di Italo Calvino, la prima antologia nazionale della fiaba scritta in italiano, nata dalla selezione e la traduzione delle versioni dialettali. Da sempre attirato dalla letteratura popolare, con particolare attenzione al mondo delle fiabe, Calvino è stato uno degli scrittori italiani più importanti del Novecento, a differenza di Ispirescu che è stato uno degli scrittori romeni più importanti dell’Ottocento. Infatti, le fiabe romene testimoniano il raccontare dal vivo, in una cultura legata ancora ad un’oralità mista, mentre nel momento della stesura delle fiabe italiane, la cultura si trovava in un periodo di modernità avanzata.

Le due raccolte di fiabe rappresentative per i paesi di origine – “Fiabe e leggende romene” e “Fiabe italiane” – hanno in comune la modalità di costruzione dei personaggi, che appartengono ad una tipologia ben definita, con dei tratti fisici e morali diversi, con uno o due tratti prevalenti: potere o debolezza, bellezza o bruttezza, bontà o cattiveria. Si assomigliano grazie all’importanza che hanno avuto e hanno tuttora nella cultura da cui provengono: tutte e due sono le prime raccolte rappresentative al livello nazionale, di ampie dimensioni e scritte nella lingua letteraria; ambedue hanno avuto una grande popolarità, varie edizioni e hanno significato una tappa importante nella storia della folcloristica romena e di quella italiana.

La magia è sempre stato un bisogno vitale che apre i sensi, un ingrediente narrativo importante che permette di cambiare la percezione della realtà con lo scopo finale di liberare la mente all’immaginazione di mondi fantastici, ha la capacità di generare meraviglia e riesce a generare esperienze centrate sullo stupore. La magia è ovunque in tutto ciò che ci circonda, ma dipende da noi dare una visione magica alle cose più piccole e semplici – il sorgere del sole, il cielo stellato, il cinguettio degli uccellini – perché è uno stato mentale e tutti abbiamo il potere di creare il nostro proprio “pulsante magico”!

Articolo a cura di Lorena Curiman

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