di Sara POSITANO
Dottore di ricerca in Italienistica
Bari
Cosa abbandona la memoria all’oblio? Quale tensione intralcia l’identità collettiva, nel passaggio tra generazioni e nella convivenza tra differenti culture? Affiora l’interrogativo, oltre che per dar voce ad autentici respiri di vita, in seguito all’urgenza di esplorare e valorizzare la ricchezza del dialogo comunitario all’interno della eterogenea compagine sociale. E questa, quando non si ritrova accolta o nutrita, è respinta: chi, infatti, dinanzi ad essa, fa lievitare in sé paura, ostilità o indifferenza, trascura la genesi delle antiche radici, nate da comunione e integrazione di popoli, o dimentica l’atavica e irrefrenabile esigenza dell’Uomo non soltanto di sopravvivere ma anche di selezionare il luogo dove reinventare la propria esistenza.
La formulazione di una risposta potrebbe essere estratta dall’evento organizzato presso il Consolato della Romania a Bari l’11 luglio 2018. Un mercoledì pomeriggio è trascorso, nella levantina città pugliese, all’insegna dell’incontro e dell’intreccio: tra poesia e riflessione critica, arte della parola e arte dell’immagine, trascendenze concettuali e percezioni sensoriali, con culture e provenienze che si abbracciano e si riconoscono vicine. Diverse? Sì, anche, eppur in ascolto, pronte ad osservarsi per conoscersi e camminare insieme.
L’Italia, la Romania, l’Argentina giostrano nella magmatica e intensa fusione creativa, attraverso la traccia originale della penna di Ana-Maria Pătrașcu (docente di lingua romena, dottore in Filologia, collaboratrice dell’Istituto di Lingua romena) e della italo-argentina Aurelia Rosa Iurilli (poetessa, scrittrice, ricercatrice e collaboratrice dell’istituto di Studi americani) che, insieme, convergono nella pubblicazione Toamnă fuksie-Fuksie d’Autunno (Casa Editrice Rediviva, Milano), tesoretto impreziosito dall’illustrazione-sintesi di Massimo Nardi (scenografo e artista poliedrico). Esperienza corale, la loro, di ispirazioni che si mescolano in una interpretazione poetica, “a sei mani” e multidimensionale. In particolare, centrali sono lo scritto romeno Toamnă fuksie, di cui è autrice AnaMaria, e la traduzione elaborata da Aurelia Rosa Iurilli. Due testi a confronto: testimonianza di un ascolto reciproco, concreto e proficuo tra le rispettive scrittrici. Prolungamento di una eco che, sussurrata e passata nell’afflato di ingegni distinti, segna la loro avvenuta congiuntura fino all’invenzione letteraria ottenuta. L’una riporta la ricca mappa del testo di partenza, in romeno, e l’altra la veicola in una traduzione, che non rinuncia ad assumere inedito valore, pur asportando la promessa (di arte e pensiero) sigillata nell’enunciazione di Ana-Maria. Si compie nuovamente l’intramontabile principio della Rhetorica ad Herennium del I secolo a.C., secondo cui la traduzione è operazione intima e sottile destinata ad intercettare il senso profondo delle parole e del loro contesto, senza limitarsi alla trasposizione meccanica. Per intenderci, la procedura in esame, reiterata anche da Aurelia, si insedia nel tentativo di reperire le vibrazioni nascoste dei significati – mobili e sfuggenti – propri dei vissuti riverberati dalle parole. Pertanto, con cura, è adatta ad affondare lo sguardo nell’essenza della realtà interiorizzata dall’io. Viene in mente l’arte promossa dagli impressionisti, in virtù dello scambio tra la loro impressione visiva e la realtà ricostruita sulla tela, secondo l’anima che di essa intercettavano. Allo stesso modo, Aurelia si sofferma a ereditare il nucleo del testo di Ana-Maria, rivestendolo in una forma rivisitata, nuova e personale ma fedele all’autentica impronta originaria. L’esito finale è, a sua volta, sorprendente: una poesia nella poesia che moltiplica l’immaginario, dove spiccano ricami lessicali evocativi e di raffinata tessitura. Per quanto riguarda, invece, la struttura dell’evento, presieduto e introdotto da Lucretia Tănase, Console Generale della Romania, alla presentazione del volume – che modera Francesca Marsico (giornalista per la Gazzetta del Mezzogiorno, Consigliere comunale di Cassano delle Murge di Bari e insegnante) – intervengono Lăcrămioara Petrescu (Direttore della Scuola dottorale di Filologia e docente Dr. di Letteratura romena presso l’Università Alexandru Ioan Cuza, di Iași), Violeta Popescu (docente di Storia e Filosofia, fondatrice del Centro Culturale ItaloRomeno e coordinatrice della Casa Editrice Rediviva di Milano), con un contributo di Sara Positano (dottore di ricerca in Italianistica, ricercatrice, docente di Lettere).
Esalta poi la riuscita coinvolgente l’inserimento della lettura in romeno e italiano. L’effetto è di suggestivo impatto: per consentire al pubblico la diretta fruizione dell’opera, è risuonata al contempo un’atmosfera di incanto, come quello che un bimbo, colto da stupore e meraviglia, può accogliere quando si lascia rapire da suoni e voci che lo accarezzano. Del resto, le letture alternate del medesimo testo, in italiano e romeno, hanno aperto lo squarcio su un altro orizzonte: attraverso l’interpretazione recitativa di Ana-Maria e Aurelia, nelle rispettive lingue madri, il pubblico è stato cullato dalle melodie di ciascuna di esse, ma è anche approdato alla ricezione immediata del senso nascosto dei due testi (o della vicenda in essi rappresentata), slittato da segni scenico-gestuali, mimici e vocali. Infatti, i narrativi cambi di accentazione, le pause, i guizzi di impeto, gli adagi di pacatezza, le graziose impennate e variazioni di tono hanno comunicato una mistura di motivi emozionali, provenienti dal tema trattato, tra slanci d’ironia, curiosità, mistero, sensazione di spaesamento, volontà di riscatto, dolcezza e assaporata contemplazione dinanzi alle cose. Del contenuto, cattura la rappresentazione di una realtà composita, così come viene assimilata dal soggetto. Una danza tra riferimenti sonori, cromatici, tattili e persino gustativi. Al suo interno la prospettiva di una figura femminile, sfaccettata come un diamante, incline a rimanere levigata e pura, irrinunciabile, che ritorna presente, lì davanti alla memoria, anche nella sua assenza. Intorno ad essa elementi che le fanno da cornice o da rinforzo: la pioggia, richiamo dell’acqua e della vita, il velluto, simbolo della morbida accoglienza, il grembo, che avvolge e genera, persino con il suo «germoglio indeciso», il soffio dei sogni, la bellezza seducente ma ornata dalla angelicità delle perle, e spinte d’uragano. Infine, sullo sfondo, lo sguardo di chi resta tra ricordo, rimpianto e sospensione, desiderio e rinuncia che talvolta, come un’altalena enigmatica, l’esistenza ripropone agli umani abitanti. Ma vincente emerge l’accettazione per la sua pienezza e linfa. Al termine dell’evento, compare celebrato lo scavo della sensibilità creativa dunque, accanto a quello della ricerca umana. Si configura allora la rimodulazione di una risposta all’interrogativo iniziale che suggerisce l’ipotesi di percorso: l’assenza di comunicazione e racconto, l’abnegazione della poesia, dello scambio offerto dall’incontro culturale e la resistenza alla condivisione restituiscono l’ostacolo ai miracolosi ponti di unione sociale. Prediligere uno sguardo che lento, in attesa, si acquieta sull’Altro per conoscerlo o in esso riconoscersi, scoprendo nodi comuni, senza rinunciare alla propria originalità e peculiarità (o ai valori più profondi di cui alimentarsi), è stato il traguardo raggiunto dalla riunione dedicata a Toamnă fuksie. Può risuonare allora, in queste righe conclusive, il titolo assegnato a un capitolo del volume Tra oblio e memoria, appartenente alla scrittrice e traduttrice romena Micaela Ghiţescu.
Rimaneggiandolo si può osare un assunto: il raro privilegiogarantito dalle occasioni di dialogo e condivisione, attraverso il pretesto dello scambio culturale, fornisce già una libera e «prima uscita oltre frontiera».