TRADUZIONETRADIZIONE
Il respiro europeo della poesia nella nuova rivista di Claudia Azzola
di Afrodita Carmen Cionchin
La storia e le lingue europee, le avanguardie e il patrimonio letterario comune, la letteratura romena contemporanea. Sono alcuni dei molteplici aspetti che rifrangono la ricchezza di respiro e di interessi della rivista Traduzionetradizione, ideata e realizzata dalla poetessa milanese Claudia Azzola. In questa intervista, i motivi e le prospettive di questo significativo progetto.
Afrodita Cionchin: Traduzionetradizione intende essere, tra l’altro, un quaderno internazionale di traduzione poetica. Quando è nata la prima idea di questa impresa di largo respiro e di grande attualità, che riconduce al tema mentale e simbolico dell’Europa e del multilinguismo?
Claudia Azzola: Il nucleo del progetto fu un incontro e performance poetica sulla traduzione organizzato presso la Libreria Internazionale Hoepli di Milano, nell’autunno 2004, piccolo evento che lasciò un segno nell’esperienza culturale cittadina, ma soprattutto fu scaturigine di un fare che è venuto via via accumulandosi nei mesi seguenti. Dagli atti del convegno è uscito il primo numero dei quaderni, quasi per germinazione dalla radice iniziale, senza un tema preciso, per il momento, ma con la partecipazione da subito di poeti italiani e inglesi di primo piano. Ogni testo poetico fu pubblicato, ovviamente, con traduzione a fronte, e questo è rimasto come portato irrinunciabile di tutti i numeri della rivista successivi.
A.C.: Questione centrale, dunque, quella della traduzione, specie poetica, anche nella prospettiva del dialogo tra culture e civiltà diverse.
C.A.: Assolutamente! Proprio questo è il progetto, che si è chiarito quasi subito, uscendo da una fase preconscia, se così si può dire: il progetto di un aggancio ai temi dell’Europa, partendo dalla poesia quale insostituibile sostanza e forma di sensibilità, emozioni, culture diversificate, integrazione nella diversità delle lingue e delle voci europee. Un progetto più grande, se vogliamo, dello spazio non certo enorme di 64 pagine della rivista.
A.C.: Quale è stata la tematica centrale dei primi quattro numeri?
C.A.: Del primo numero ho già detto, mentre per le edizioni successive – il numero due si è coagulato attorno al tema dell’acqua,“acqua che dà vita, acqua che toglie vita”, con poesie in italiano, inglese, tedesco. Al riguardo, tengo a dire che le poesie e gli interventi critici che appaiono nei quaderni dall’1 al 5 (il 6 è in preparazione) si succedono per associazioni mentali, per dignità e interesse di ciascun testo all’interno di un discorso. Traduzionetradizione, quindi, non come semplice contenitore dove appaiono testi alla rinfusa, ma come “microcosmo” in se stesso intero, integro. Nel numero 3, il tema fu “la vertigine”, e questa fu una bellissima avventura. Si aggiunse, tra l’altro, la lingua spagnola e, per un frammento, il latino. Il numero 4 tentava di penetrare i segreti e le ambiguità del linguaggio, specie oggi che le lingue sembrano restringersi, sembrano rinunciare al loro potenziale di energia, di portatori di simboli e di esperienza storica. Il numero 5, appena uscito e presentato a Milano, a Modena, a Trieste e, prossimamente, in Gran Bretagna, si aggira nei “luoghi della bellezza”, nella “bellezza dei luoghi” e, per la prima volta, l’esperienza delle lingue ungherese e romena entrano a fare parte del tessuto linguistico europeo che si vuole imbastire.
A.C.: Arriviamo appunto al quinto numero della rivista, che viene ad allargare ulteriormente il tessuto del multilinguismo proponendo anche un bouquet di testi poetici della Transilvania divisa tra varie nazioni, in romeno, tedesco e ungherese, tratti da un’antologia curata da Dieter Schlesak e intitolata Transilvania mon amour.
C.A.: È vero, nel numero 5 è entrata in pieno la cultura, l’entità della Transilvania, con la sua lacerazione storica. Testi di Dieter Schlesak molto interessanti, di autori delle lingue romena e ungherese presentati da Antonio Staude e da Tomaso Kemeny, mi hanno veramente commosso e interessato profondamente, tanto che spero di poter proseguire in questo filone. Tra l’altro, Staude, di Heidelberg, ha già collaborato a Traduzionetradizione sia come autore sia come traduttore e critico. Quanto a Schlesak, la sua personalità di autore è molto più ampia di quanto alcuni quaderni centrati sulla tematica del tradurre possano aspirare a contenere. Egli è anche scrittore e operatore culturale, curatore, tra l’altro, dell’antologia da lei citata Transilvania mon amour, dalla quale, appunto, sono tratte le poesie pubblicate sul numero 5.
A.C.: Qualche anticipazione sul prossimo numero di Traduzionetradizione?
C.A.: Il numero 6, in gestazione, verterà sui colori, o meglio sul colore. Non dirò di più, ma voglio precisare che le copertine dei singoli numeri di Traduzionetradizione, nonché alcune immagini interne, sono in tema con il contenuto. Si tratta di riproduzioni di opere di pittori presenti nel panorama culturale europeo e il colore delle copertine cambia di volta in volta, venendo a formare una collezione e una costellazione di volumetti belli anche esteticamente.
A.C.: Nel segno dell’apertura di Traduzionetradizione a nuovi orizzonti poetici, com’è stato il suo incontro con la poesia di Ana Blandiana?
C.A.: Il mio primo e per ora incompleto incontro con la poesia di Ana Blandiana – che leggo dalla raccolta con traduzione italiana Un tempo gli alberi avevano occhi (Donzelli, Roma 2004) – è con una scrittura ampia e distesa come un grande fiume che comprende e trasporta nelle acque lente i temi dell’esistenza e del sacro, il legame con i trapassati, con gli animali e l’ambiente naturale come parte del sé. Meglio, come natura che non discrimina tra albero e persona, tra uomo e lupo, tra terra e parola (“…dormi qui,/ già due volte traslato,/ lieve ti sia la zolla della parola scritta”). E le cose si muovono anche in una visione di sogno, dove le chiese volano nel vento o scivolano sull’asfalto, in prossimità con l’essere come solo il sogno può fare”.
A.C.: Un’ultima domanda: che ne pensa della ricezione della cultura romena in Italia?
C.A.: So molto poco di questo tema e spero che il nostro incontro mi aiuti ad allargare i miei per ora ristretti orizzonti. Credo che, fuori di alcuni istituti universitari, il senso della migrazione romena in Italia sia recepito per ora in modo superficiale, limitatamente al mercato, al lavoro, alla presenza per alcuni disturbante degli stranieri. Traduzionetradizione, che come un organismo vivente fiorisce del presente, della tradizione, delle avanguardie del ’900, farà la sua parte per l’integrazione nel senso migliore, tanto che, ad esempio, la rivista ha presentato l’avanguardia parigina ed europea del ‘Lettrismo’, ideata e promossa da Isidore Isou, romeno di adozione francese, con la pubblicazione, negli anni ’40 del Novecento, de La Créatique ou la Novatique.
L’AUTRICE
Claudia Azzola, poetessa, è nata a Milano, dove vive. Tra le sue raccolte individuali: Ritratti, introduzione di Tomaso Kemeny, Campanotto, Udine, 1993; Viaggio sentimentale, prefazione di Giuseppe Pederiali, Book Editore, Bologna, 1994; Di questi luoghi, sette testi poetici e sette disegni, Signum Edizioni d’Arte, Milano, 2001; Il colore della storia, prefazione di Stefano Verdino, Campanotto, Udine, 2004; È mia voce tramandare, con illustrazioni dell’architetto Lorenzo Forges Davanzati, prefazione di Vincenzo Guarracino, Signum Edizioni d’Arte, Milano, 2004; Il poema incessante, a cura di Gio Ferri e Gilberto Finzi, prefazione di Gio Ferri, edito dalla rivista “Testuale”, Milano, 2006.
Ha pubblicato anche in raccolte antologiche: Versi d’Amore, d’autrici italiane contemporanee di M. Giovanna Maioli Loperfido, Corbo e Fiore, Venezia, 1982; 7 parole del mondo contemporaneo, a cura di Fausta Squatriti e Adam Vaccaro, 2005; Quaderno del ventennale della rivista Schema, a cura di Franco Manzoni, 2005; Le avventure della Bellezza, 1988-2008, a cura di Tomaso Kemeny, Arcipelago Edizioni, Milano, 2008.
È direttrice della rivista Traduzionetradizione, che può essere richiesta scrivendo una mail a: claudia.azzola@fastwebnet.it.