Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Gli italiani di Craiova. Gli agricoltori

Set 9, 2014

La situazione economica, sociale e politica, nonché la crescita demografica favoreggiarono l’immigrazione dei lavoratori stranieri in Romania tra la fine del XIX-esimo e l’inizio del XX-esimo secolo. L’economia nazionale nel periodo 1878 – 1914 era caratterizzata dall’espansione del settore meccanico, l’importante crescita della produzione agricola, con particolare riguardo all’agricoltura commerciale, la crescita dell’esportazione, lo sviluppo del commercio e degli apparatiamministrativi nell’ambiente urbano e la massiccia penetrazione di capitale straniero1. Durante la monarchia costituzionale di Carol I (1866 – 1914) si tentò l’integrazione del paese nella civiltà di ipo capitalistico – occidentale, assicurando garanzie per gli investimenti stranieri, una legislazione a livello europeo ed un’élite politica responsabile e credibile, la cui istruzione e formazione si era compiuta nell’Europa Occidentale[2]. E fu così che la società romena uscì dall’anonimato e si fissò nei punti di riferimento geografici moderni, adottando quasi tutto quello che si poteva adottare, dal sistema istituzionale a quello legislativo europeo.

La seconda metà dell’Ottocento rappresenta per la Romania un periodo memorabile per quanto riguarda il fenomeno dell’immigrazione per il lavoro stagionale. Lavoratori e specialisti arrivarono dai paesi dell’Europa Occidentale e furono assunti nei lavori alle ferrovie, nelle costruzioni, neglisfruttamenti forestali e nell’agricoltura[3]. Questi assicurarono, soprattutto nel periodo di ammodernamento del paese, manodopera qualificata e assistenza tecnica necessaria presso le officine artigianali e le nuove fabbriche. La commercializzazione dei prodotti agricoli attinse livelli mai raggiunti prima e contemporaneamente aumentò anche l’interesse per l’introduzione di nuove varietà di piante per la coltivazione. Nel 1896 oltre il 65% della produzione di grano veniva esportato nell’Austria-Ungheria, Inghilterra, Francia e Italia[4]. Gli esportatori di cereali mantenevano contatti con numerose imprese straniere: Alexander – Londra, J.C.Vauput – Anver, Eduard Meyer -Dusseldorf, J.Burgogne – Marsilia, M.M. Cuvela – Napoli[5] e così via.

Nel periodo 1881 – 1900 la produzione agricola dell’Oltenia rappresentava l’84% del valore complessivo dell’esportazione nazionale della Romania. Tale situazione comportò l’aumento della domanda di manodopera nelle grandi aziende agricole, soprattutto durante la raccolta, nonché l’aumento della domanda di manodopera qualificata nella manutenzione delle macchine agricole. I lavoratori agricoli passavano da un’azienda all’altra durante il periodo della raccolta, specie se le proprietà erano vicine, come nel caso di Dolj, e lavoravano per tutta l’estate fino al tardo autunno. I proprietari che avevano bisogno di lavoratori agricoli mandavano una lettera ufficiale al Consiglio Superiore dell’Agricoltura, richiedendo l’approvazione per l’entrata in paese di nuovi lavoratori stranieri. I proprietari interessati volevano andare all’estero, assumere la manodopera necessaria, concludere i contratti di lavoro, pagare l’anticipo e occuparsi personalmente delle pratiche di rilascio dei passaporti. Si preferiva tuttavia ricorrere a intermediari, gente che, col passar del tempo, si specializzò nella gestione delle pratiche di lavoro all’estero e cominciò a guadagnare una fortuna.

I lavoratori stranieri assunti dagli imprenditori direttamente nel paese d’origine, oppure coloro i quali avevano lasciato la propria casa ed erano emigrati in Romania in piccoli gruppi, alla raccomandazione di quelli venuti prima, ambivano a tornare anche negli anni successivi ed eranocercati, apprezzati e ben pagati da parte dei loro datori di lavoro romeni.

I lavoratori agricoli italiani, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, venuti a lavorare nelle aziende agricole di Dolj, apprezzavano i proprietari romeni e li reputavano persone dotate di una visione aperta, moderna, rispetto al settore agricolo. Un altro aspetto importante da menzionare è che questi proprietari mostravano grande interesse per le attività filantropiche.

Il Grande Dizionario Geografico della Romania pubblicato nel 1899 dalla Società Romena di Geografia accenna alle grandi aziende agricole ubicate nei ditorni di Craiova;

  • l’azienda Cernelele de Jos, proprietario Eliza Opran
  • l’azienda Ișalnița proprietario Pera Opran
  • l’azienda Cernelele de Sus appartenendo a C.N. Mihail
  • l’azienda Breasta, proprietà della famiglia Argetoianu

Vi sono alcuni aspetti della vita di questi latifondisti che meritano senz’altro un’analisi più approfondita. La famiglia Opran si arricchì dal commercio con cereali. Il padre di famiglia, Ghiţă Opran, contribuì con denaro all’insurrezione di Tudor Vladimirescu. Pera Opran studiò diritto a Budapesta e visse per un tempo in Italia. Tornato nel paese, diventò successivamente magistrato, deputato esenatore liberale di Dolj. Nel 1850 offrì un importante contributo economico alla fondazione e costruzione di un teatro a Craiova. In tarda età si ritirò e si cominciò a dedicarsi esclusivamente all’azienda di Işalniţa. Sua figlia, Eliza Opran, ereditò l’azienda di Cernele – Işalniţa e la donò più tardi allo Stato romeno affinché se la potessero godere i contadini che ci vivevano in quella zona, tra cui anche agricoltori italiani, i quali ricevettero terreno per potersi costruire delle case[6].

La famiglia Argetoianu fu invece un’antica famiglia di boiardi dell’Oltenia, coinvolta attivamente in politica. Ion Argetoianu era appassionato di agricoltura, fatto comprovato dalla comparsa delle prime macchine agricole sulle terre di Breasta[7].

Quanto alla famiglia Mihail invece, quanto fu ricca, tanto fu filantropica. Dini Mihail fu un proprietario terriero che studiò scienze agrarie in Germania e Austria. Il più bel edificio di Craiova, il Palazzo Jean Mihail, che ospita oggi il Museo d’Arte, fu costruito tra il 1900 ed il 1907 con l’aiuto dell’architetto italiano Constantino Chiechi. Dini Mihail fu la più ricca persona dell’Oltenia.

Nel suo testamento chiese che tutti i suoi beni rurali (le terre) fossero venduti in lotti di 3 ettari agli agricoltori che vivevano e lavoravano sulla proprietà[8]. E proprio in queste terre, a partire da 1883, arrivarono le prime famiglie di “las golandrinas” del Friuli. Se ne parla nei documenti dell’archivio dell’amministrazione e nei registri parrocchiali della Chiesa cattolica di Craiova. I membri delle famiglie Amzolini, Belegante, Zgubin, Justulin, Muzina, Nardin passavano da un’azienda all’altra per lavorarvi quando c’erano le campagne per l’agricoltura.

Maria Amzolini, “tanti[9] Bella” (n. 1929), racconta che i suoi nonni erano lavoratori agricoli e che tutto il guadagno lo investivano in terreni, diventando successivamente proprietari a tutti gli effetti. Suo nonno, Aloysius Amzolini, nato nel 1864 a Como di Rosazzo, sposò Clementina Cantarutti. Aloyisus era agricoltore e Clementina veniva da una famiglia più ricca, sicché, contro la volontà dei genitori, si sposarono e fuggirono nell’Oltenia. Petrus Amzolini, figlio di Aloysius e titolare, quindi, di passaporto italiano, partì per l’Italia per prestare servizio millitare durante la Prima guerra mondiale, dopodiché ritornò in Romania. Suo fratello, Antonius Amzolini, rinunciò alla cittadinanza italiana e divenne cittadino romeno. In questo modo egli potette godere dalla Legge per la riforma agraria del 17 luglio 1921 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale), attraverso la quale non solo tutti i

cittadini romeni che avessero prestato servizio militare durante la Prima guerra mondiale sarebbero diventati i legittimi proprietari di un pezzo di terreno, ma avrebbero ricevuto terreni anche coloro i quali non ne possedevano. Pertanto gli atti di proprietà degli eredi della famiglia Amzolini relativi alle terre nei dintorni di Craiova sono stati ottenuti a seguito di questa legge, oppure sono stati acquistati dagli stessi, in quanto, appunto, cittadini romeni. Romanus Amzolini, di Atîrnaţi, sposato con Maria Sgubin di Işalniţa, tornò in Italia nel 1941, anno in cui Benito Mussolini (1883-1945) prometteva prosperità agli italiani della diaspora.

Infatti, tra il 1940 ed il 1941, per molti di loro cominciano i rimpatri. Alcuni tra questi arrivano prima a Roma o in Sicilia e soltanto dopo un periodo più lungo di tempo raggiungono la regione d’origine, il Friuli Venezia Giulia. “Tanti Bella” si ricorda: “… tutta la gente del villaggio era andata alla stazione per scortarli, le donne piangevano, mentre quelli che stavano partendo per l’Italia ci rassicuravano che sarebbero stati così bene che avrebbero addirittura trovato la scatola di fiammiferisul fornello…”. Evidentemente i discorsi di Mussolini che promettevano condizioni di vita nettamente migliori risultavano molto convincenti per gli italiani all’estero.

La maggior parte si rimpatriarono in Italia tra il 1948 ed il 1951. Qui erano considerati “immigranti romeni”, perciò restarono profondamente legati alla Romania e, quando la situazione politica lo permise, tornarono a visitare le terre natie: Ișalnița, Breasta, Cernele. Nelle terre sopra menzionate emigrarono molte famiglie di agricoltori italiani. Ho considerato interessante seguire le famiglie i cui discendenti vivono oggi a Craiova. Nei registri parrocchiali, in

occasione del battesimo dei figli, in occasione dei matrimoni e dei funerali, sono menzionati i membri di queste famiglie. Nel caso di una famiglia con più figli, il battesimo avveniva per tutti allo stesso tempo, scelta causata probabilmente da motivi economici. La prima generazione di italiani nati in Romania sposarono donne italiane appartenenti alle altre famiglie immigrate. I documenti rilasciati dalle istituzioni amministrative riportano date diverse da quelle esistenti nei registri parrocchiali. Valentin Justulin, 62 anni, Domenicus Justulin, 50 anni, avevano dichiarato alle autorità statali che si erano stabiliti nel comune di Işalniţa nel 1894 e rispettivamente nel 1891, ma nei registri parrochiali di battesimo sono menzionati i figli battezzati prima di queste date. Belegante Sebastian è menzionato nei documenti ufficiali quale aratore di 64 anni, sposato con Pasca, di 62 anni. Ci siamo chiesti perchè i lavoratori agricoli hanno emigrato in tarda età, momento in cui né la forza fisica né l’impeto sono al massimo del loro potenziale. La conclusione può essere una sola: questi arrivarono nel paese molto prima e si circolavano con frequenza stagionale, quindi la loro presenza non fu ufficializzata nell’immediato. Successivamente, i loro figli vennero battezzati perchè esisteva già una chiesa romano-cattolica nel territorio, dopodiché la loro permanenza in Romania diventò più stabile. Si risale così alle date ufficiali menzionate nei documenti dell’amministrazione romena. L’anno dell’immigrazione non corrisponde pertanto all’anno dell’insediamento.

Lo stesso Valentin Justulin dichiara alle autorità che non ha famiglia, ma nei registri parrocchiali è iscritto con tre figli battezzati. Un altro documento dell’archivio ci porta alla stessa conclusione; nell’anno 1909, un gruppo di lavoratori agricoli italiani furono portati nel paese secondo l’autorizzazione nr. 13933 del 16 marzo, tra cui Ioanes e Petrus Justulin. Per 15 anni, ovvero dal 1894, quando Petrus dichiarò di essersi stabilito a Cernele, fino al 1909, questi bravi italiani continuarono a mantenere il contatto con il paese d’origine, battezzarono i figli in Romania dove sistabilirono poi definitivamente.

La famiglia Muzina risulta nei documenti ufficiali del comune: Bastian Muzina, sposato con Ana Muzina e accompagnato dai figli Domenicus Muzina (22 anni), Antonius Muzina (26 anni), Felix Muzina e Fioravanti Muzina. Se facciamo un calcolo semplice circa l’anno dichiarato negli atti (1883) in quanto anno della sistemazione definitiva nella località di Breasta, Bastian risulta essere emigrato all’età di 45 anni, quando suo figlio Domenicus ne aveva 7. Successivamente, Domenicus sposò a Breasta l’italiana Maria Fenetic, un’altra giovane proveniente dalle famiglie emigrate in Romania. Felix Muzina ebbe nove figli insieme a Maria Antoniale. Successivamente, il pronipote Celestino-Cristian emigra in Italia (nel 1998) e attualmente lavora come meccanico auto in un comune nei pressi di Milano. Fino al 1869 i lavoratori stranieri entrarono in Romania individualmente o in gruppo, senza nessuna formalità se non quella relativa alla presentazione, alla frontiera, di regolari documenti di viaggio; tra gli anni 1869-1892 cominciarono ad essere applicate misure speciali al confine per i lavoratori entrati in gruppo; dagli anni 1892-1907 trova applicazione il regolamento ufficiale circa l’entrata nel paese dei lavoratori stranieri. Infine, dopo l’insurrezione del 1907 la normativa diventa chiara e precisa, risultato dovuto anche alle pressioni esercitate dai lavoratori romeni in cerca di lavoro.

Dalle numerose corrispondenze tra consolati, vice-consolati, prefetture, Ministero dell’Interno, Ministero degli Affari Esteri, si può facilmente constatare che si mirava ad un controllo più efficiente del fenomeno dell’immigrazione per motivi di lavoro.

 

Note

1 Ion Adam, N. Marcu, Studii despre dezvoltarea capitalismului în agricultura României, Bucarest, 1959, p. 203

2 Dan Berindei, Societatea românească în vremea lui Carol I (1866-1876), Bucarest, 1992, p.115

3 Ecaterina Negruți, Migrații sezoniere la lucru în România, București, 1991, p.121

4 Virgil Joița, Cezar Avram, Dinică Ciobotea, Istoria comerțului în sud-vestul României – sec XIII-XX, Craiova, 1999,p. 235

5 Paul Barbu, Ion Călin, Vladimir Osiac, Istoria Craiovei. Viața economică și politică a orașului Craiova, 1977, p.77

 6. M. Teodorian Carada, Câteva Craiovence din secolul al XIX-lea în “Arhivele Olteniei”, 1937, nr.89-91, p.284-290

7 Viorica Ciurea, Ion Argetoianu și războiul pentru cucerirea independenței de stat a României în „Oltenia. Studii.Documente. Culegeri”, seria III, anul IV, nr. 1-2, 2000, p.80

8 Alexandru Firescu, Constantin Gheorghiu, Craiova, Mon Amour, ed. Scrisul Românesc, 2003, p.70

9 “zia”, romeno, ndr.

Docente RODICA MIXICH

Revisione testo a cura di Alina NASTASA

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