L’appuntamento annuale del tradizionale Festival di Primavera in bianco e rosso si è svolto sabato, 27 febbraio e quest’anno per la prima volta, costretti dal periodo più buio dei nostri tempi a rimanere distanti, ci siamo ritrovati davanti agli schermi dei propri computer, pur di non rinunciare all’emozione della condivisione e del divertimento all’interno delle comunità che festeggiano insieme il 1 Marzo la Festa della Primavera.Alla fine, la forza di volontà e l’amore per le tradizioni che ci definiscono come nazione, hanno vinto e ci siamo addatati ai nuovi modi di comunicazione on line e al nuovo metodo di stare insieme. Ovviamente non è la stessa cosa, le percezioni sono attutite, le emozioni tardate in funzione del segnale wi fi, i gesti rallentati, intoppi di audio e tutto un po’ irreale. Ma alla fine della puntata on line, dopo presentazioni, dimostrazioni, emozioni – abbiamo raccontato, riso, cantato e ballato, ci siamo scambiati gli auguri di Felice Mărțișor e Una bella Primavera, nella lingua madre – bulgaro, romeno, moldavo – e nella lingua di adozione – italiano, il successo è stato garantito dall’impegno passionale degli organizzatori e di tutti i partecipanti, in più dimostrato dalle oltre 3000 visualizzazioni su facebook!
Questo evento è sempre stato organizzato, in presenza, a Milano per quattro anni consecutivi dal 2017, ma la pandemia ha fatto sì che nel 2021 l’evento superasse i confini della solita locazione e andasse a finire in tutto il mondo grazie ad Internet, in diretta su facebook dentro tutte le pagine delle associazioni coinvolte e di conseguenza anche a tutti i bulgari, i romeni, i moldavi che vivono in ogni angolo del mondo. Così il Festival è entrato in tutte le case, questa volta non ci siamo spostati noi per andare al Festival, ma è stato il Festival a venire da noi!
Tre Paesi, legati insieme da un cordoncino bianco e rosso hanno, tinto per un giorno il mondo di questi due colori, per il gusto della festa, per farsi conoscere e condividere i valori che li definiscono nella patria d’adozione e perché credono fortemente che un mondo vario è colorato è migliore per il futuro dei loro figli.
Gli organizzatori del Festival, le tre comunità in Italia – bulgara, moldava e romena – rappresentate dal Centro linguistico e culturale Qui Bulgaria di Milano e dalla Scuola bulgara domenicale di Milano, il Centro culturale italo-romeno di Milano, l’Associazione moldava Vatra Neamului di Milano, l’Associazione socio-culturale Primo passo di Torino, l’Associazione Italia-Romania Futuro insieme con il patrocinio dei Consolati Generali Bulgaro, Romeno e Moldavo a Milano, si sono impegnati a rendere il Festival altre tanto bello come le edizioni passate attraverso l’incontro virtuale a distanza, ognuno con il proprio Martenitza / Mărțișor hanno raccontato i simboli della festa e degli amuleti, i metodi di preparazione tradizionali specifici ad ogni Paese, le leggende e le usanze antiche ancora in corso, la base comune della credenze e le particolarità. Protagonisti sono stati principalmente i bambini per i quali significa divertimento, gioco e allegria – come testimoni futuri, soprattutto per i figli delle famiglie emigrate che non sono più a contatto diretto con queste celebrazioni.
L’intervento di Diana De Marchi, consigliera del Comune di Milano e preside della Commissione pari opportunità e diritti umani, ci ha fatto capire quanto è importante il nostro festival per i nostri figli che porteranno avanti la nostra tradizione.
La tradizione romena è stata raccontata dalla presidente del Centro Culturale Italo-Romeno di Milano, Violeta Popescu. Specchio della cultura romena in Italia, il Centro promuove i valori, la cultura e le tradizioni romene in Italia, sostiene gruppi, associazioni e istituzioni e cerca di far conoscere in Italia i valori culturali romeni, evidenziando anche, il più possibile, i rapporti culturali esistiti tra l’Italia e la Romania attraverso il tempo. “Abbiamo concepito questo strumento per essere un valido mezzo di comunicazione interculturale tra la comunità romena che vive in Italia e quella italiana, attraverso la letteratura, l’arte, il teatro, la musica. E’ un progetto aperto e in continua evoluzione che si propone di seguire gli incontri di maggiore rilievo culturale italo-romeni, a cui si aggiungeranno dialoghi con le personalità più importanti che da tanti anni svolgono una ricca attività in questo ambito, in Italia.”
Nostalgica per le edizioni passate in presenza a Milano e per la vita passata in Romania, quando da bambina il Mărțișor significava il regalo più bello dell’anno, Violeta ci porta con sé indietro nel tempo, durante il regime comunista, quando Mărțișor era la festa più libera e spensierata: “allora tutte le feste erano vietate, ma Mărțișor era una ricorrenza che si poteva festeggiare senza restrizioni, era non solo un simbolo della primavera, ma anche un simbolo della nostra libertà”. La città natale, nei suoi occhi di bambina, aveva l’aria di festa, in ogni angolo c’erano bancarelle che vendevano Mărțișor e fiori primaverili: “se ci pensiamo il 1 Marzo è il primo giorno dell’anno, gli antichi romani festeggiavamo appunto in questo giorno l’inizio dell’anno nuovo, festeggiavano il Dio Marte, il dio della guerra, dell’agricoltura e della fertilità. Quindi il 1 marzo è il giorno della vita, il giorno della speranza e dell’amore. Ascoltando gli altri interventi sul Mărțișor negli altri paesi, penso che abbia avuto sempre e dappertutto un’azione protettiva dagli spiriti maligni, più di un portafortuna, una cosa che appartiene ad una comunità e che protegge non solo le persone, ma anche gli animali. Mi ricordo che da bambina portavamo il Mărțișor al bestiame nel cortile come augurio di salute per tutto l’anno. Poi il Mărțișor veniva appeso fuori, nel giardino, ad un albero che gli avrebbero portato salute. Quindi una rete di simboli che anche oggi si conservano. Credo che a Milano Mărțișor ha portato tanta fortuna per le nostre comunità perché ci ha riuniti. Vivo da tanti anni a Milano ed ho sempre aspettato qualcosa che ci poteva mettere insieme, Mărțișor ha fatto questo e di più perché tanta gente si è aggregata a questo simbolo, anche tanti italiani. Mi ricordo che al Museo delle Culture del Mondo (Milano) cinque anni fa, la gente che entrava colpita dall’immagine del Mărțișor chiedeva cosa significasse. Non è un oggetto grande, è una cosa piccola, ma che forza, che energia può trasmettere Mărțișor! Quindi per noi davvero rappresenta il simbolo della primavera, della primavera e forse adesso, durante la pandemia, magari Mărțișor ci porta salute, che è la cosa più importante per tutti. Ringrazio a tutti per l’amicizia e soprattutto per la solidarietà di costruire una tradizione a Milano.”
Il suo intervento, con il sottofondo delle diapositive sull’etimologia, il significato ed i simboli di Mărțișor, il Mărțișor donato dal Centro culturale romeno di Stefanesti (Pitesti) che indossa con orgoglio, è seguito dalla dimostrazione della versione romena del confezionamento del Mărțișor da parte dell’Associazione Italia Romania Futuro Insieme – associazione onlus di promozione umana, sociale e culturale italo-romena fondata da Simona Farcaş e rappresentata al Festival da Oana Alina Poleacec.
La collaborazione per la riuscita di questo evento è stata arricchita dall’Associazione Primo Passo di Torino, con il gruppo di ballo folcloristico “Vatra”, ideata dal presidente Iurie Raileanu, avendo lo scopo di promuovere la ricchezza e la bellezza del folclore internazionale, far conoscere il paese di origine, attraverso i valori culturali, letteratura, arte, musica, usanze e tradizioni.
Il Centro linguistico culturale Qui Bulgaria con la Scuola bulgara domenicale e la Scuola di danza tradizionale bulgara Veselie si pone come priorità la conservazione e la divulgazione della lingua e della cultura della più antica lingua scritta e letteraria fra le lingue slave, il bulgaro, in Italia e all’estero.
Nata dall’esperienza e la passione di Gergana Hristova, fondatrice e presidente, responsabile della scuola ed insegnante e di Maria Ganceva, fondatrice e vicepresidente, avvocato e mediatore interculturale, fondatrice e segretaria del Club Unesco Leonardo da Vinci (Sofia), l’associazione vanta collaborazioni con enti italiani ed internazionali nel settore della linguistica, l’istruzione e la cultura ed opera nella profonda convinzione che il multilinguismo è il fattore principale del dialogo multiculturale libero e aperto.
Gli interventi delle due fondatrici e dell’insegnante di Laboratori creativi della Scuola bulgara, Lora Hadjidimieva, hanno apportato ulteriore gioia ed allegria all’incontro, attraverso “Storie di Martenitsi” con un tutorial, in lingua originale, su come costruire un Pijo ed una Penda da parte dei bambini della scuola bulgara Georgi Rakovski, Pernik insime alla loro insegnante Elitsa Tsankova, seguito dal ballo di Baba Marta con il salto simbolico sopra il fuoco che brucia ogni traccia rimasta di freddo ed oscurità lasciando spazio al calore e alla luce del sole. Poi due versioni della leggenda di Martenitsi e la nascita del filo bianco e rosso, che i bulgari credono fortemente che non potrà mai spezzarsi perché tiene uniti tutti i bulgari insieme, portando loro gioia, salute e successo.
Dal loro impegno per la presentazione traspare passione, amore ed orgoglio per la loro identità folcloristica, incoraggiati anche dal video messaggio di augurio di “Buona festa e buona primavera” dalla Console generale di Bulgaria Tanya Dimitrova.
La tradizione moldava è stata raccontata dai rappresentanti dell’Associazione moldava Vatra neamului di Milano, le fondatrici Larisa Colibaba e Angela Anisei Kilat, la coppia Maria Cebotaru e Valeriu Ambroci. L’atrice Anisoara Munteanu ci ha raccontato la leggenda del Mărțișor nella versione del Sole che si divertiva a scendere sulla terra sotto le sembianze di un bellissimo giovanotto e del drago invidioso che lo rinchiude sotto terra, in seguito sprigionato da un giovane coraggioso che sconfigge il drago in una battaglia in bilico tra la vita e la morte, pagando però il prezzo della liberazione del Sole con il suo sangue, che mescolandosi con la neve diede nascita al filo bianco e rosso, celebrato da allora in suo onore. Un metodo diverso ed ugualmente bello di confezionare Mărțișor da parte dei bambini moldavi ed il gruppo folcloristico Cununița aggiungono alla dimostrazione gli auguri per la Festa.
Il video saluto del Console generale della Repubblica Moldova Oleg Nica:
“Cari amici della Romania, della Bulgaria e degli altri stati partecipanti a questo evento, più che mai in questo momento difficile e pieno di limiti e restrizioni abbiamo bisogno di celebrare la vita. Da tempo, noi, come società, celebriamo la nostra esistenza mantenendo le tradizioni e riportandole in vita ogni anno, così come Mărțișor. Nella nostra cultura, la tradizione di Mărțișor ha una grande rilevanza, sia per il suo significato temporale sia per le numerose leggende e interpretazioni su di esse, che non hanno smesso di reinventarsi per migliaia di anni non solo in Moldova ma anche in Romania ed in altri paesi, fatto che sviluppa la nostra creatività e assicura la nostra continuità spirituale nello spazio e nel tempo. Come raccontano alcune leggende, attraverso il Mărțișor intraprendiamo nuovi inizi e quest’anno serve soprattutto un nuovo inizio, più che altro un ritorno alla normalità. Ricordiamoci il significato dei due colori di Mărțișor, il bianco ed il rosso, che emerge dalle bellissime leggende sulla vitalità delle donne e sulla saggezza degli uomini, sulla lotta tra freddo e caldo, vecchio e nuovo, ristagno e cambiamento, forte ed inseparabile, concetti che rappresentano il Mărțișor. Riconosciamo la sua importanza nella nostra vita e non dimentichiamo: regaliamoci Mărțișoare, mettiamoci tanti desideri in modo che ci portano fortuna e nuovi inizi. Auguri!”
“La riuscita di organizzare il festival on line è una meraviglia ed un segno della vita e della salute della quale Mărțișor parla in modo significativo” (Violeta Popescu)
Articolo a cura di Lorena Curiman