di Vera AGOSTI
Cristina Lefter nasce il 27 aprile 1976 a Telenesti in Moldavia, da genitori di origine romena.
Fin da bambina ama molto il disegno e trascorre lunghi pomeriggi intenta a colorare o ritagliare variopinti collage. Il padre è agronomo e si diletta di pittura, riproducendo essenzialmente soggetti di botanica; la madre fa la bibliotecaria, è una donna sensibile ai problemi culturali ed è dotata di uno sviluppato senso artistico. In un ambiente siffatto è naturale che la piccola artista si senta incoraggiata a seguire la sua passione e infatti, compiuti i dieci anni, i genitori la iscrivono alla scuola privata d’arte della città. L’amore di Cristina per la pittura è così coinvolgente da trascinare nell’avventura artistica anche la sorella minore, Calina, che inizialmente sembrava piuttosto destinata alla musica, ma decide ben presto di seguire l’esempio della sorella maggiore.
La famiglia Lefter, e in particolare la madre, orgogliosa delle proprie origini, sceglie la Romania per indirizzare la figlia agli studi superiori, con la precisa finalità di permetterle anche di scoprire e riprendere le sue radici.
A soli quattordici anni, la nostra artista parte quindi per la cittadina rumena di Iasi, dove, sola e spaventata, deve fare i conti con il rumeno, una lingua piuttosto diversa dal moldavo e dal russo che già possiede in modo sicuro. Nella nuova città frequenta il Liceo Artistico Octav Bancila e successivamente l’Accademia d’Arte George Enescu.
Il panorama artistico rumeno di quegli anni, nonostante la caduta del regime di Ceausescu, è sempre dominato dall’Unione degli Artisti Plastici, regolata da ferree regole accademiche. L’apertura verso l’arte internazionale è assai limitata, e chi non rientra in quest’associazione, non viene riconosciuto ufficialmente, pertanto non può esporre nelle gallerie. L’Associazione nazionale prevede l’organizzazione di due personali e la partecipazione ad alcune collettive. Ciò che appare fondamentale è che l’artista riesca a distinguersi per originalità e innovazione.
Ecco quindi che Cristina decide di impegnarsi per entrare nell’Unione ed essere conseguentemente introdotta a pieno titolo nella cultura artistica della Romania.
Decisa a imporsi nell’ambiente artistico romeno, la pittrice prepara lungamente i suoi progetti e compie grandi sacrifici economici per procurare tutto il materiale necessario alla realizzazione delle sue opere. Così all’interno di un bagno turco dismesso e ormai inutilizzabile, dalla forma circolare, ricrea un’atmosfera africana con grandi quadri ispirati alla flora e alla fauna dell’Africa, dipinti con colori forti e puri, illuminati da una luce stroboscopica colorata, che muta le tinte delle tele, rischiarandole al contempo nel buio della sala. A completare la suggestione della scena, una ballerina danza su musiche africane a percussione. Una televisione rumena si occupa dell’evento, che per la situazione dell’arte in Romania assume un carattere particolarmente moderno e sperimentale.
L’altro lavoro presentato, invece, è basato sulla deformazione del quadro, per superare le forme tradizionali e stereotipate del rettangolo e del quadrato. Alcuni inserti in plexiglass, infatti, escono dalle tele di quadri astratti, ottenendo un effetto del tutto insolito per quell’ambiente artistico codificato e rigido.
Una volta conquistato l’ambito ingresso nell’Unione, Cristina decide però di partire per l’Italia. La sua laurea in pedagogia dell’arte e il conseguente lavoro di insegnante in Romania non le permetterebbero nemmeno l’acquisto dei colori necessari per i quadri e l’Italia è per eccellenza il paese dell’arte, che l’artista ama e di cui subisce inevitabilmente il fascino grazie anche ai suoi studi rinascimentali.
Nel frattempo, nel 2001, tutta la famiglia Lefter ottiene la cittadinanza rumena e si trasferisce a Bucarest.
La giovane pittrice si reca a Padova, dove è ospite di un cugino. In Italia si rende ben presto conto di come la sua pittura, per quanto buona, sia troppo accademica e vincolata alla tecnica. Ha quindi inizio una dolorosa lotta alla ricerca di uno stile più accattivante e libero. Studia, riflette, sperimenta, mettendo in discussione le sue certezze e tutto quanto finora ha appreso in Romania.
A partire dal 2004, comincia il successo italiano della Lefter, che espone nell’Italia del Nord Est; quindi nel 2005 partecipa alle biennali di Cannes e Malta. Dal 2006 collabora proficuamente con la galleria Spagnoli di Firenze.
Il suo cognome deriva dal greco e vuol dire Libertà. Cristina è orgogliosa di questo significato e cerca di applicarlo nella vita e nella ricerca artistica.
La pittrice ritiene ben poco delle sue origini moldave e rumene. I suoi quadri non hanno nulla dei rigidi inverni ghiacciati dell’Europa Orientale o delle affascinanti brume di Bucarest. I suoi colori sono allegri e scintillanti, risentendo del gusto rumeno per l’arredamento e l’artigianato, dove le ceramiche e i tappeti si accendono di sfumature vive e intense; inoltre le sue forme e i suoi temi guardano all’Occidente di cui abbracciano con romantico affetto il passato.
La redazione ringrazia cortesemente alla dott.ssa Vera Agosti per la sua disponibilità di offrire questo materiale.