E morto il giornalista romeno Horia Puscasiu
Un dolore terribile ha coperto l’ultimo anno della vita di Horia Puscasiu, giornalista eccezionale, probabilmente la più preferita delle voci americane in lingua romena. E’ mancato ieri a Washington.
Si è laureato nel 1964 alla Facoltà di Filologia e Storia di Cluj, si è iniziato nel giornalismo presso Radio Cluj e ha lavorato poi a Radio Timisoara.
Ha lasciato la Romania, dove poi è tornato verso la fine della sua vita. Aveva una voce inconfondibile, rinfrescante, calda, che ispirava fiducia.
Partendo dalla Romania negli anni di ditattura Ceusescu si è stabilito per la prima volta in Italia, dove è stato redattore e speaker a Radio Vatican per 8 anni.
Attraversando l’oceano, da Roma si è spostato a New York, poi a Washington DC, dove ha lavorato per un quarto di secolo, nella redazione di radio Voice of America, come redattore e reporter per frenesia in un angolo di America, Europa, Asia. Dopo la cessazione delle trasmissioni Voice of America per la Romania, è stato corrispondente in modo permanente negli Stati Uniti di Radio Romania.
La famiglia di Horia (la madre insegnante, il padre prete) è stata a lungo vittima dell’oppressione comunista.
Il giornalista televisivo Tim Bear diceva: Horia Puscasiu ha scelto la via della estraneità, lì dove – non solo con la sua vita esemplare, ma anche con l’appello giornalistico ardente contro il comunismo, a favore della libertà, della democrazia e della dignità umana – è diventato uno dei pilastri veri dell’esilio romeno e poi dell’immigrazione romena.
I suoi parenti, tra cui l’architetto Vittoria Ionutas Puscasiu, console onorifico della Republica Moldova in Italia, che vive a Milano, gli portano un caldo omaggio.