Attraverso un viaggio di quasi trenta ore (strada e rotaie) attraversando Slovenia, Ungheria e buona parte della Romania, ho raggiunto la Transilvania.
La regione comincia dalla città di Arad sino a raggiungere le cime più alte dei Carpazi oltre Brașov. Attraverso le campagne più floride e le foreste più fitte i villaggi di campagna lasciano spazio a quelli di montagna. Fiumi e torrenti la solcano praticamente da ogni direzione e le comunità si raggruppano non lontano dalle fattorie e dagli allevamenti. La presenza della Chiesa Ortodossa è ancora fortissima con la sua presenza capillare: chiese antiche moderne, cappelle votive, crocifissi sparpagliati lungo le vie principali, monasteri fortificati ed eremi mantengono il tono secolare di questa terra scandendone il tempo e la vita. Questa terra ha dei cimiteri dentro le città, non al loro limitare, come è lecito pensare ma inserite nel tessuto urbano come frutti di un albero che non cadono lontani dalla propria pianta!
I villaggi più piccoli sono parzialmente spopolati e le città vanno verso un futuro livellamento urbano di stampo occidentale… mentre si sgretolano i monumentali edifici sovietici la natura avanza e ricopre son il suo manto le forme precedenti della vita. Eppure avverto attraverso queste rovine e tante disgrazie di precedenti consessi del potere che questa gente non vuole vivere con la catena! C’è molta confusione nei miei occhi stanchi ma sento che le credenze popolari diventano più forti proprio quando un Paese non riesce a trovare la sua pace… Gli abitanti della Transilvania sono scuri di carnagione, olivastri oppure biondissimi. Chiacchierando con qualcuno di loro, se conosci qualcosa del loro passato, senza mentire, risvegli il loro orgoglio. Essi si sentono truffati e abbandonati ma non dalla loro Chiesa. Si adattano come tutti ma non sopportano le etichette che li accomuna deliberatamente alle etnie rom. Moltissimi di loro hanno lasciato la loro casa e la loro lingua per andare a lavorare altrove…
Alloggio a Brașov; per poterla scrutare meglio sono salito a piedi sul monte Tâmpa (960 metri s.l.m.). Ora è letteralmente ai miei piedi! La città è un gioiello urbanistico medievale cinto da doppie mura e sorvegliato da oltre una dozzina di torri, oltre a quelle di avvistamento distaccate dal perimetro delle mura. E’ anche l’immagine della paura di allora… se le mura non avessero retto alla caparbia degli invasori la popolazione era pronta a raggiungere le montagne che circondavano la città attraverso sentieri e vie di fuga tracciate secoli prima dagli antenati. Le guglie delle chiese, le tegole a squame di pesce delle abitazioni, monumenti e parchi pubblici ne fanno un insediamento dal sapore squisitamente austro-ungarico. Le foreste sono ancora popolose della fauna locale (orsi, volpi,lupi, salamandre, lepidotteri, uccelli rapaci, ecc.). Fuori le sue mura, Brașov segue il destino di molte città europee: grandi capannoni, spedizionieri, super condomini ed enormi centri commerciali che progressivamente stanno mangiando la campagna circostante. Brașov ha una fortezza (Cetățuia Brașov) costruita su un fianco della valle intorno alle mura: rifugio estremo delle genti da un lato, roccaforte del potere dei boiari dall’altro.
Dai dipinti e dalle stampe antiche si distinguono soltanto due macchie di costruzione umana nel mezzo del selvaggio mare boschivo: la città di Brașov e la sue fortezza. Ora la fortezza si riconosce soltanto per i riflettori notturni e le indicazioni stradali. Il nome di Dracula è legato irreversibilmente alla Transilvania; il Voivoda valacco del XIV° secolo è una figura sui cui più o meno tutti hanno speculato in buona o cattiva fede… Storicamente, i suoi tre brevi principati non sono che una goccia nel mare della storia della Romania ma i suoi atti restano tuttora nell’immaginario popolare.
Da Bram Stoker a Ceaușecu, passando per i fumettisti e il cinema la fantasia ha sempre trovato una valida fonte a cui attingere con sicurezza per i più disparati scopi. Sempre a Brașov nel novembre del 1987, la gente insorse per la prima volta apertamente contro il regime di Ceaușescu con un grande sciopero.
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