Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Lo scrittore romeno Nicolae Breban, proposto per il Nobel

Feb 6, 2014

Lo scrittore romeno Nicolae Breban, proposto per il Nobel

Il 1 febbraio 2014 il prolifico scrittore romeno Nicolae Breban ha compiuto 80 anni. Per la sua ricca e originale attività letteraria, che approfondisce psicologie umane e tematiche sociali importanti, Breban è stato proposto dall’ Unione degli Scrittori di Romania per il Premio Nobel per la letteratura.

In italiano, è uscito da pochi mesi uno dei suoi primi romanzi “In assenza dei padroni” (traduzione Maria Floarea Pop), edito da Edizioni Cantagalli di Siena

www.edizionicantagalli.com

Come augurio, condividiamo di seguito alcune letture analitiche fatte da critici letterari italiani che vedono in Breban “il Proust romeno” e nei suoi protagonisti i Dublinesi di Joyce.
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Il romeno Breban narra il naufragio nell’accidia
Luca Gallesi, AVVENIRE, 20.12.2013

“La produzione letteraria romena conosciuta in Italia si riferisce principalmente a tre grandissimi autori come Eliade, Ionesco e Cioran, tradotti e pubblicati nel nostro Paese da molti anni, al pari di altri scrittori come Vintila Horia e Norman Manea, altrettanto importanti ma meno apprezzati. Bene ha fatto, dunque, l’editore Cantagalli a pubblicare In assenza dei padroni (traduzione di Maria Floarea Pop), l’opera principale di Nicolae Breban, uno tra gli scrittori più significativi e prolifici della letteratura romena contemporanea, che potrebbe aprire le porte della nostra editoria ad autori molto validi, ma almeno finora, altrettanto sconosciuti.
Classe 1954, autore di una ventina di romanzi, oltre che di un numero imprecisato di saggi, testi teatrali, poesie, racconti e contributi a riviste letterarie, Breban è figlio di un padre sacerdote greco – cattolico e di una madre di origini alsaziane, a cui, probabilmente, si devono l’amore per la filosofia tedesca e la ricerca di una dimensione spirituale che ne caratterizzano tutta l’opera, e questo volume in particolare, composto da tre racconti che denunciano l’insensatezza di una vita spesa, appunto, «in assenza dei padroni». Chi siano questi padroni, l’autore lo lascia intendere, descrivendo gli effetti della mancanza di un principio solido, di un «centro di gravità permanente»
attorno a cui deve ruotare la vita umana, per evitare il suo disperdersi nell’insensatezza indolente di chi si fa travolgere dall’accidia, o, peggio, dalla disperazione. Lo stile di Breban è molto curato, e accompagna saldamente il lettore lungo gli intricati labirinti della natura umana, stropicciata dai desideri e paralizzata dalla mancanza di volontà. Come i protagonisti delle storie, anche il lettore si trova, inconsapevolmente, a provare quasi piacere dall’essere trascinato nel gorgo che inghiotte gli anziani malvissuti della prima storia, intitolata proprio Vecchi, a cui seguono, come in un viaggio a ritroso, la giovane suicida di Donne e il ragazzino violento e cattivo di Bambini (Gli specchi carnivori). L’esistenza piatta e grigia di individui che non sono né piatti né grigi ma soltanto privi di volontà costruttiva è magistralmente descritta dal periodare lungo, accurato e scorrevole di uno scrittore di razza, in cui echi esistenzialisti, mischiati a temi nietzschiani, rinnovano l’eterna dialettica tra servo e padrone, in un mondo, privo di padroni, dove i servi si chiudono volontariamente nelle gabbie che hanno costruito da soli.
Più che i dannati di Dostoevskij, citato nella quarta di copertina, i personaggi di In assenza dei padroni ricordano i Dublinesi di Joyce, schiavi delle loro pulsioni e paralizzati dalla loro incapacità di agire, se non in senso negativo o autodistruttivo: «Le forme dell’adattamento umano- commenta il narratore alla fine del secondo racconto- sono molteplici e il degrado fa parte di queste, così come i pesci non possono vivere fuori dell’acqua o le piante senza la clorofilla.»”

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Nicolae Breban, i ritratti psicologici del Proust romeno
Andrea Colombo, LIBERO, 31.12.2013

“Si respira quella’aria, un po’ claustrofobica, di comunismo reale (anche se non vengono mai esplicitamente citati né Marx né Ceausescu) nel romanzo dello scrittore romeno Nicolae Breban, datato 1966, ma pubblicato solo ora in Italia dalla Cantagalli (352 pag., 18 euro) intitolato In assenza dei padroni.
Paragonato a Proust per la capacità di scavare nella psicologia dei suoi personaggi, Breban costruisce una narrazione complessa basata su tre categorie: vecchi, donne, bambini. Gli elementi più deboli della società si trasformano in caratteri con una forza interiore impressionante, anche quando s’inseriscono nel classico rapporto padrone-servo, vittima-carnefice. In queste pagine prendono vita diversi tipi di umanità, più o meno dolente, sempre immersa nelle squallide atmosfere di un Paese vittima della povertà: c’è la donna che si rifugia nelle sue fantasie e tenta di vivere un’esistenza al di là del sesso, il vecchio antiquario terrorizzato dal suo disfacimento rinchiuso nella sua spirale di ossessioni, il bambino prepotente che già s’immagina futuro dominatore. Un ritratto psicologico di generazioni perdute nell’incubo della dittatura del proletariato.”

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