Articolo/intervista di Ida Valicenti
La scuola italiana di Bucarest presenta la nuova sede
Bucarest 17 maggio 2018
La storia
In una relazione del 1887 il capo legazione a Bucarest, Beccaria Incise, parlava della presenza di una comunità italiana nella capitale romena di circa 900 persone, di estrazione sociale mista.
Questa comunità aveva dato vita ad una Società di Mutuo Soccorso e ad una scuola, sussidiata dal governo regio, che contava un totale di 83 alunni di cui 53 italiani. Nel 1901 questa comunità fondò un Circolo Culturale che l’anno successivo si associò nel comitato locale della Società Dante Alighieri, grazie all’operato di Luigi Cazzavillan, un giornalista di Arzignano, nel vicentino, che dopo la guerra serbo-turca, dove partecipò come inviato di guerra, si trasferì a Bucarest. Qui presidiò la Società di Mutuo Soccorso e fondò il giornale Universul (1884-1953) attorno a cui ruoterà buona parte della vita culturale e politica della Bucarest a cavallo tra ‘800 e ‘900. Il giornale ebbe molta fortuna, con una tiratura di decine di migliaia di copie, questo permise a Luigi Cazzavillan di investire sulla scuola italiana, che venne edificata nel 1901 sulla via che oggi porta il suo nome (e di cui oggi rimane pressoché una distesa di erbacce). Così nacque la scuola italiana Regina Margherita, la quale per 47 anni contribuì alla diffusione dell’educazione e della cultura italiana. Venne poi chiusa nel 1948 dalle autorità comuniste.
Tuttavia, la diffusione della favella di Dante in questa latina terra sorella non si arrestò. Nel 1975, grazie ad una timida apertura del regime comunista, un gruppo di italiani, appartenente al mondo diplomatico, fondò la scuola italiana, che nel 1978 prese il nome di Aldo Moro, in onore del politico italiano ucciso dalle Brigate Rosse. La nuova scuola fu ospitata nei locali attigui alla Chiesa italiana di Bucarest fino al 1990, quando fu spostata in uno stabile di proprietà dello Stato romeno in via Vasile Lascăr.
Fino al 2006 lo Stato italiano ha sostenuto la scuola con un contributo annuale, salvo cessare i finanziamenti l’anno successivo per numero insufficiente di iscritti. Per evitare la chiusura della scuola, l’associazione italiana Liberi di Educare decise di portare avanti, a carattere privato, la scuola. Tuttavia, la precarietà della struttura e la mancanza di spazi non ha garantito un’adeguata crescita dell’offerta formativa. Grazie al contributo di genitori, non italiani, il sogno si realizza e la nuova sede in via Sfântul Ştefan garantirà un nuovo inizio per la scuola Italiana di Bucarest. L’inaugurazione avverrà a settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico 2018/2019.
La presentazione della scuola è aperta dal Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, Dott. Ezio Peraro con queste sentite parole:
Più di 100 anni fa fu costruita la scuola italiana Regina Margherita dal mecenate Luigi Cazzavillan, il quale la regalò allo Stato Italiano. Vi contribuì in solido e personalmente anche il re Vittorio Emmanuele III. Nel 1915-1916 fu costruita la Chiesa italiana e dopo pochi anni, nel 1923, fu fondato anche l’Istituto di Cultura Italiana dal prof. Ramiro Ortiz. Questi sono tre elementi, soprattutto i primi due, la scuola e la chiesa, che costituirono il cuore della comunità italiana. Una comunità che non era né numerosa né ricca, però possedeva qualcosa che è inimitabile, possedeva il senso di appartenenza. Attorno a questi poli sociali, religiosi, culturali, nacquero anche molte iniziative, come ad esempio il Coro Giuseppe Verdi, perché questi poli diventano delle fucine, delle occasioni per stare insieme, ma anche per diventare creativi. È quindi importante per noi riscoprire oggi e fare nostro il senso appartenenza di chi ci ha preceduti, l’orgoglio di essere italiani. Per me, che di lavoro promuovo e diffondo la cultura italiana, è essenziale avere coscienza della ricchezza e del patrimonio culturale che possiede il nostro Paese. Però non dobbiamo accontentarci di dichiararlo retoricamente, dobbiamo dimostrarlo nei fatti, con la nostra presenza e partecipazione. Nei momenti di italianità, come nei momenti importanti nella vita di ogni famiglia, non si può mancare, indipendentemente dal fatto che ci possa più o meno piacere, più o meno interessare l’evento. Il richiamo è la famiglia che si riunisce. Quindi, la nostra autorevolezza come italiani, il peso specifico dell’italianità in Romania si valuta anche da questo senso di coesione. Questa scuola, però, è qualcosa di più, infatti, oltre ad adempiere al compito di formare le nuove generazioni, presenta un valore aggiunto, quello di costituire un faro di cultura italiana all’estero. Questa scuola è chiamata a formare i cittadini europei di domani, con la fortuna di poter attingere a due culture, quella italiana e quella romena. Il successo di questa scuola dipenderà da quanto tutti noi, in prima persona, la sentiamo nostra e le vogliamo bene, come se fosse una nostra creatura.
In seguito alla presentazione della scuola, intervistiamo la Preside, Prof.ssa Tina Savoi,
- Oggi è un grande giorno per la cultura italiana e la sua diffusione all’estero. Grazie alla sua tenacia la scuola italiana Aldo Moro presente a Bucarest dal 1975 ha ottenuto una sede adeguata per svolgere le proprie mansioni di diffusione della formazione e della cultura italiana. Cosa ci racconta.
Sì, è un bel traguardo, ma non c’è traguardo senza viaggio. Per arrivare bisogna partire e camminare. La strada è parte integrante del cammino. Anche una strada piena di buche o ostacoli. Adesso siamo ad un nuovo traguardo e stiamo iniziando un nuovo viaggio. Il fatto di avere una scuola “grande” ovviamente ci riempie di entusiasmo.
- Da questo momento inizia un nuovo percorso per la scuola italiana di Bucarest. Quali sono gli obiettivi della scuola nel breve e medio termine?
Il nostro scopo è, ed è sempre stato quello di fare una scuola. Una scuola che non si fermi ad istruire, ma che “educhi”, cioè aiuti i ragazzi a diventare uomini e questo attraverso l’attenzione rivolta ad ogni singolo alunno. Riconoscendo in esso un valore unico e assoluto. Ogni essere, ogni persona è unica e irripetibile, ed ha perciò un valore assoluto.
- Quali benefici trarranno da questa nuova sede gli allievi e gli insegnanti?
Il primo obiettivo sarà quello del Liceo. Potremo, poi, organizzare attività che abbiamo sempre desiderato e che possono fare la differenza, come laboratori d’arte, incontri pomeridiani, incontri individuali, scuola di musica. Insomma, tutte quelle attività che possano aiutare a far emergere i talenti e le passioni dei nostri allievi.
Prof.ssa Serafina Pastore,
- Lei insegna nella scuola italiana da dieci anni, qual è la sua esperienza di responsabile della diffusione dell’educazione italiana in Romania?
È un’esperienza che dura da diversi anni e in cui non sono mancate le difficoltà e i momenti di confronto dovuti alle differenze socio-culturali e storiche di due paesi diversi e allo stesso tempo con un grande legame, ma la maggior parte sono state superate diventando fonte di arricchimento e coinvolgimento reciproco. Insegnare all’estero, in una scuola italiana, è una grande responsabilità il cui ruolo che si ricopre non è solo quello di docente ma di promulgatore dei valori dell’italianità, del rispetto dell’uomo e della persona umana. Valori fondamentali espressi nella nostra Costituzione Italiana, una delle più belle del mondo.
- Che target di allievi ha la scuola italiana?
La Scuola italiana è aperta a tutti e l’utenza è prevalentemente composta da alunni italo-romeni, romeni, italiani e di altre nazionalità e la bellezza è nel vedere convivere questa eterogeneità con naturalezza e senza fare distinzione.
- Questa nuova struttura offrirà anche agli insegnanti nuove opportunità per migliorare la qualità dell’insegnamento, in che misura dal suo punto di vista?
Ci saranno sicuramente più servizi, si potranno fare più attività, disporremo di attrezzature specifiche e di sussidi didattici più moderni e aggiornati. Gli alunni potranno impegnarsi con più facilità nell’apprendimento e sviluppare e sperimentare i loro interessi.
Sua Eccellenza Dott. Marco Giungi, Ambasciatore d’Italia in Romania
- Cosa rappresenta oggi questa nuova sede per la cultura italiana in Romania?
Le scuole sono la fucina del futuro, dove si preparano le nuove generazioni. Rappresenta, come ogni scuola, una miniera di cultura e di preparazione per gli studenti. Una scuola italiana rappresenta, credo, per la Romania, un qualcosa in più che offre una formazione che unisce due culture, quindi fornisce una briscola in più per chi vi partecipa.
- Come bisogna lavorare per far convergere le forze culturali che si occupano di diffondere la cultura italiana oltre confine in modo da ottenere risultati convincenti?
Bella domanda. Provo a rispondere per la Romania. In Romania stiamo cercando di creare un coordinamento, sotto la responsabilità dell’Ambasciata, fra tutte le forze vive dell’Italia presenti nel paese. L’abbiamo battezzato Sistema Italia in Romania, e riunisce sotto l’egida dell’Ambasciata, Confindustria, come associazione privata che rappresenta gli imprenditori, la Camera di Commercio italiana in Romania, l’Istituto per il Commercio Estero (ICE) e l’Istituto Italiano di Cultura. Non è un caso che abbiamo voluto che partecipasse a quello che può sembrare un tavolo eminentemente economico e commerciale anche l’Istituto di Cultura, perché l’unica maniera di rispondere a questa esigenza è far convergere economia e cultura.
- Quali sono gli obiettivi che l’Italia dovrebbe porsi per attirare all’estero maggiore attenzione sulla propria cultura e l’educazione?
Noi abbiamo un patrimonio culturale, diciamolo – non è campanilismo, non è nazionalismo – unico al mondo. Abbiamo secondo gli studi dell’Unesco più della metà dei beni culturali esistenti al mondo solo in Italia. Quindi, si potrebbe dire che con un tale patrimonio non c’è bisogno di fare. Sì e no, nel senso che viviamo in un mondo globalizzato, in cui a volte certe cose sfuggono e si perdono e tra queste purtroppo spesso quell’approfondimento che è la vera cultura. E sta a tutti noi cercare, cominciando dalle scuole, ad insegnare un amore per la cultura che non sia solo la superficialità di Internet.