Centro Culturale Italo Romeno
Milano

I romeni in Italia alla luce del Dossier Statistico Immigrazione UNAR-IDOS 2014

Nov 8, 2014

Il caso dei romeni in Italia non può essere certo assimilato per i numero a quello dei messicani negli Stati Uniti (13 milioni) o degli indiani negli Emirati Arabi Uniti (2,9 milioni), tuttavia presenta caratteristiche molto significative, che lo hanno reso un vero e proprio “caso di studio”, rispetto al quale diversi ricercatori italiani e romeni hanno dapprima indirizzato le proprie ricerche, coinvolgendo progressivamente la comunità scientifica internazionale.

Un anno prima dell’adesione all’UE e conseguentemente dell’accesso alla libera circolazione comunitaria, i romeni in Italia erano già un numero significativo, circa 342.000 secondo i dati ufficiali dei residenti. Nel corso degli anni successivi la presenza è aumentata in maniera esponenziale, quasi raddoppiando nel 2007 e triplicando a partire dal 2010, momento in cui è iniziata una fase di stabilizzazione. In realtà, come dimostrato dalle ricerche successive elaborate dal Centro Studi e Ricerche IDOS,  la prospettiva dell’accesso alla libera circolazione comunitaria è stata ampiamente preceduta da flussi migratori anticipatori, che al momento dell’allargamento hanno notevolmente ridotto la pressione migratoria degli anni successivi.

Alla fine del 2012, secondo i dati più aggiornati dell’ISTAT, i romeni in Italia contavano 933.354 presenze ufficiali, un numero che li rende la prima collettività straniera in Italia. La presenza sembra essersi quantitativamente stabilizzata nel corso degli ultimi anni (poco al di sotto del milione), anche se in realtà è grande il fermento tra partenze, arrivi e ritorni. Secondo i dati ISTAT, solo nel 2012 sono stati 80.080 gli iscritti dall’estero nelle anagrafi dei Comuni italiani di nazionalità romena, a fronte di un numero molto inferiore di cancellazioni per l’estero (9.194). La realtà è probabilmente più complessa e, se si tiene conto dei dati dell’Indagine sulla Forza Lavoro di Eurostat, sarebbe probabilmente legittimo ritenere che dei 156mila lavoratori romeni rimpatriati nel 2012 almeno un terzo sia partito dopo una esperienza più o meno prolungata di lavoro in Italia.

Nonostante questo dinamismo, comunque va sottolineata la stanzialità di questa collettività così come presentata dal quadro particolarmente organico offerto dal Dossier Statistico Immigrazione 2014 UNAR-IDOS.

Risultano in crescita anche numerosi indicatori di inserimento, come per esempio i matrimoni misti con italiani: nel 2012 sono stati 2.839 con sposa romena e 173 con sposo romeno. A questi si aggiungono poi i matrimoni di stranieri celebrati in Italia: quasi in 1 caso su 5, si tratta di coppie in cui lei è romena e lui romeno o straniero (1.035).

 

ITALIA. Serie storica dei residenti romeni (2006-2012)

Anno 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Valore assoluto 342.200 625.278 796.477 887.763 968.576 834.465 933.354
Valore indice 100           183        233        259        283        244        273

FONTE: Dossier Statistico Immigrazione IDOS-UNAR. Elaborazioni su dati ISTAT

 

L’Indagine sulla Forza Lavoro di Eurostat offre anche informazioni importanti sull’inserimento lavorativo dei romeni in Italia. Innanzitutto si assiste ad una significativa differenziazione di genere: le donne risultano prevalentemente occupate nei servizi domestici, come addette non qualificate ai servizi di pulizia di uffici o esercizi commerciali e nel settore alberghiero in qualità di bariste e cameriere; gli uomini, in quattro casi su dieci, nelle costruzioni (soprattutto come muratori).

Tre occupati su quattro lavorano con un rapporto di dipendenza permanente e a tempi pieno. Il 59,9% nel settore dei servizi; 33,9% in quello dell’industria e il 6,3% nell’agricoltura.

 

ITALIA. Caratteristiche dei lavoratori romeni (2013)

POSIZIONE NELLA PROFESSIONE
Dipendenti 90,7
     Permanenti 74,4
     A termine 16,3
Indipendenti 9,3
TIPOLOGIA ORARIO
A tempo pieno 73,4
A tempo parziale 26,6
SETTORE DI ATTIVITA’
Agricoltura 6,3
Industria 33,9
     In senso stretto 14,7
     Costruzioni 19,1
Servizi 59,9
     Commercio 5,8
     Alberghi e ristoranti 8,0
     Servizi alle famiglie 23,7
PROFESSIONI
Qualificate (dirigenti, imprenditori, tecnici) 4,6
Impiegati, addetti alle attività commerciali e dei servizi 26,8
Operai, artigiani 37,8
Non qualificate (manovale, bracciante, collaboratore domestico, ecc.) 30,8

FONTE: Dossier Statistico Immigrazione IDOS-UNAR. Elaborazioni su dati EUROSTAT

 

L’inserimento lavorativo sembra rappresentare il driver più importante dell’inserimento in Italia, con chiaroscuri ricorrenti. Innanzitutto, l’elevata incidenza dei casi di infortunistica, che nel 2013 hanno riguardato 16.953 lavoratori romeni, con 39 casi mortali. Ancora più preoccupante il coinvolgimento nelle spire del lavoro nero e dello sfruttamento lavorativo. È recente il caso dello sfruttamento delle donne romene in provincia di Ragusa, costrette  non solo a lavorare in condizioni particolarmente dure ma anche a sottostare a condizioni di sfruttamento sessuale, come documentato da una recente inchiesta dell’Espresso (15 settembre 2014) e anche da ricerche portate avanti dall’Università di Palermo.

Tra gli aspetti positivi va menzionato il protagonismo nel settore dell’imprenditoria. Nel 2013 le imprese individuali romene si collocano al secondo posto (dietro al Marocco, che ne conta 61.177) con 46.029 titolari, precedendo la Cina (45.043).

Rilevante è anche il flusso delle rimesse inviate ogni anno dai romeni in patria (nel 2013 861 milioni di euro), assicurando così un sostegno fondamentale alle famiglie rimaste in patria e all’intera economia del paese.

 

ITALIA. Serie storica delle rimesse inviate dai lavoratori romeni – valori in migliaia di euro (2005-2013)

Paesi 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
 Romania  652.536  792.525  789.597  768.486  823.810  868.601  894.970  810.950  861.190

FONTE: Dossier Statistico Immigrazione IDOS-UNAR. Elaborazioni su dati Banca di Italia

 

Dopo la prolungata fase di crisi, che ha preso avvio nel 2008 e che tuttora caratterizza negativamente l’andamento del mercato del lavoro italiano, i romeni stanno lasciando l’Italia? In realtà i primi indicatori risultanti dagli esiti del censimento del 2011 che avevano aperto la strada alle ipotesi di un significativo ritorno in patria sono venute meno per effetto dei recuperi post-censuari, recuperando la registrazione di quelli che non avevano risposto alla chiamata del censimento.

Senz’altro non mancano progetti migratori andati ad esaurirsi, sia spontaneamente dopo 25 anni di permanenza sia in altri casi per l’impossibilità di trovare lavoro e un dignitoso livello di sussistenza, ma anche, nelle ipotesi più positive, in considerazione delle  migliori opportunità in patria o in altri paese UE.

Le rilevazioni statistiche attuali tuttavia suggeriscono che chi parte viene poi prontamente sostituito dai nuovi arrivi, come dimostra anche la stabilità del numero di presenze.

Tra i ritorni vanno senz’altro computati anche le partenze e le ripartenze (determinate dalle difficoltà di reinserimento), riferibile a quelle presenze temporanee definite “migrazioni incomplete” o “circolari”.

Il Censimento romeno del 2011 fornisce, a sua volta, una interessante fotografia dei cittadini romeni temporaneamente all’estero. Innanzitutto sono 169.766 quelli temporaneamente in Italia, quasi uno su due su un totale di 385.729 persone recatesi all’estero. Trova così conferma la persistenza del legame privilegiato tra la Romania e l’Italia: queste presenze temporanee sono solo 71.102 in Spagna, 29.084 in Germania, 21.712 in Francia, 19.064 nel Regno Unito e 14.104 in Ungheria. Inoltre si tratta di flussi prettamente intracomunitari.

In conclusione prosegue in Italia un processo di inserimento silenzioso ma inarrestabile dei romeni con risultati più positivi di quanto ci si aspettasse, ma ciò nonostante dal 2007 non si è ancora esaurito l’atteggiamento che ha fatto questa collettività un bersaglio privilegiato di approcci discriminatori.

Anche per questa ragione, i romeni, pur essendo diventati cittadini comunitari e avendo acquisito la garanzia del soggiorno, vivono le stesse difficoltà delle collettività non comunitarie per quanto riguarda le condizioni di inserimento, accesso ai diritti, lotta alle discriminazioni.

di Antonio RICCI

Loading