Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Dumitru I. Mangeron: la vita di un eccelso in unʼequazione (1906-1991)

Mar 5, 2014

Dumitru Mangeron (n.1906. Chisinau- 1991 Iasi):


Mangeron: la vita di un eccelso in un’equazione
Exegi monumentum aere perennius.
Oratio

Dumitru I. Mangeron, «un mare visător singuratic» (un grande sognatore solitario, romeno, ndr.). E’ così che lo definisce colui che lo ha avuto come docente e che più tardi diventerà uno dei suoi più stretti collaboratori: prof. Nicolae Irimiciuc. Non è per niente facile trovare un incipit per tratteggiare in poche righe la straordinaria personalità e l’incommensurabile contributo intellettuale (e non solo) che prof. Mangeron ha lasciato in eredità al mondo scientifico, in generale, ma anche a quella città dei sette colli (quell’altra, spostandosi un po’ più verso est), Iași.

Il viaggio di questo grande matematico comincia a Chișinău (1). Siamo a novembre del 1906 e la famiglia Mangeron sta festeggiando l’arrivo del suo terzogenito, Dumitru. Il padre, Matei Ioan Mangeron, lavora come meccanico ferroviario sulla tratta Ungheni – Chișinău – San Pietroburgo. E’ un uomo istruito che parla fluentemente cinque lingue e che si fa subito notare per l’ampio bagaglio culturale che lo contraddistingue nettamente dai suoi colleghi di lavoro. Xenia, la mamma, si occupa della casa e dei quattro figli.

Il bambino Mangeron manifesta molto precocemente un instancabile interesse per lo studio, in particolar modo per la matematica. Prof. Irimiciuc racconta che Dumitru, a soli 9 anni, impartisce lezioni private di matematica ai suoi compagni di classe, alcuni dei quali, in età adulta, saranno diventati poi brillanti ingegneri: Kofman Leonid, Radu Brașoveanu, Valentin Dăruș sono solo alcuni nomi.

L’infanzia di Mangeron non è, però, delle più felici. A 10 anni rimane senza padre, scomparso in seguito ad un infarto, subito dopo il pensionamento. Un anno più tardi, nel 1917, scoppia la Rivoluzione d’ottobre e di conseguenza si interrompono bruscamente i legami tra Chișinău e Kiev – unica città di riferimento per la gestione delle pratiche riguardanti le pensioni dei meccanici ferrovieri di quella tratta. In questo contesto la famiglia si ritrova senza nessun mezzo di sussistenza. La vedova Xenia Mangeron è costretta a svolgere lavori non qualificati per provvedere al sostentamento dei figli. Ma questo è solo l’inizio di un lungo periodo di lotta per la sopravvivenza.

Negli anni successivi Dumitru si diploma brillantemente presso il liceo “Alecu Russo” di Chișinău, lasciando stupefatti tutti i suoi docenti per l’eclettico bagaglio culturale che si era costruito fino ad allora (all’epoca conosceva già quattro lingue di diffusione internazionale), nonostante le enormi difficoltà materiali dell’intera famiglia. Le lezioni private che continuava ad impartire ad altri studenti ed il supporto economico da parte di alcuni suoi professori, meravigliati dalle capacità e dalla solerte perseveranza del loro allievo, sono stati, senza ombra di dubbio, fondamentali per il sostentamento di Dumitru durante le superiori.

Ma l’agghiaciante precarietà in cui la famiglia rimarrà immersa per ancora molto tempo rimanda di circa un anno il conseguimento della laurea in Scienze Matematiche (ottenuta poi nel 1930) presso l’Università “Alexandru Ioan Cuza” di Iași (2).

Durante gli anni universitari il giovane Mangeron diventa sempre più apprezzato da uno dei suoi professori, Alexandru Myller, il quale gli offre tutto il suo supporto per aiutarlo a vincere una borsa di studio presso l’Università di Napoli. Ed ecco come prende forma uno di quei ponti invisibili e anche indivisibili che collegheranno la città di Iasi alla mediterranea penisola italica.

A Napoli, Mangeron conosce prof. Mauro Picone (1885-1977), matematico di origini palermitane, laureatosi presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Tre anni più tardi, nel 1933, sul Giornale di Matematica (vol.71), viene pubblicata l’apprezzatissima tesi di dottorato di Demetrio Mangeron intitolata: “Sopra un problema al contorno per un’equazione differenziale non lineare alle derivate parziali di quart’ordine con le caratteristiche reali doppie”.

Se proviamo ad entrare (superficialmente) nel merito del suo lavoro, possiamo notare come Mangeron abbia realizzato una sintesi dei contributi apportati da rinomati matematici di quell’epoca (G. Greene, J.H. Poincare, K.H. Schwartz) sullo sviluppo delle tre teorie fondamentali della Teoria generale delle equazioni fisico-matematiche (nello specifico: la teoria del potenziale, quella della propagazione del calore e la teoria della propagazione delle onde) ma anche dello studio di Picone sulle funzioni biarmoniche (la formula della media delle funzioni biarmoniche è una scoperta di un altro matematico romeno, Miron Nicolescu, risalente al 1930, ndr.). Nella sua tesi, l’intento di Mangeron era quello di individuare un modello matematico generale ed unitario basato su un tipo di equazione con derivate parziali non lineari di quart’ordine.

Attraverso questo studio approfondito, Mangeron arriva anche ad enunciare alcune formule che generalizzano le formule di Mario Picone sulle equazioni differenziali ordinarie lineari. Più avanti, nel 1962, il matematico L. E. Krivošein le ha chiamate «le equazioni Picone-Mangeron».

Ma già dal 1958 Mangeron inizia una proficua collaborazione con Krivošein che durerà per oltre 20 anni e si concretizzerà in più di 50 studi di ricerca, firmati da entrambi e contenenti importanti risultati per il mondo scientifico, tra cui menzionerei soltanto due:
– l’elaborazione di un metodo originale di approssimazione per equazioni integro-differenziali non lineari, chiamato «il metodo Mangeron – Krivošein»
– il perfezionamento e l’elaborazione di nuovi metodi di calcolo di alcuni sistemi integro-differenziali e la relativa valutazione degli errori

L’enorme lavoro svolto in questi anni ha portato il prof. Mangeron a pubblicare, nel 1964, il suo studio più importante (certamente il più noto): le famose «equazioni polivibranti» oppure «le equazioni Mangeron».

Ci sarebbero ancora molti punti da approfondire sulle tappe dell’immensa attività scientifica e di ricerca svolta dal professor Mangeron, ma diventerebbe una lettura estremamente specialistica. Ho pertanto cercato di sintetizzare il più possibile la parte tecnica per sottolineare soltanto come il lavoro ed i risultati che questo scienziato ha ottenuto nel corso della sua carriera accademica abbia rappresentato il punto di partenza per ulteriori studi di ricerca svolti da altri emeriti scienziati (Alfred Rosenblat, M. Salvadori, G. Stampacchia, P. Menaresi, P. Delrue, etc.) ed in un arco di tempo relativamente breve, tali risultati hanno trovato una vasta gamma di applicazioni come:
– la proiezione automatica delle superfici di qualsiasi forma, con particolar riguardo alle carrozzerie degli automobili;
– l’ottimizzazione delle funzioni multidimensionali utilizzando la forma polivibrante della sequenza di Fibonacci;
– le equazioni integro-differenziali hanno avuto un ruolo fondamentale nello studio dei dispositivi di misurazione e nella progettazione di alcune reti elettriche (nel 1973), nel campo dei biosistemi, come per esempio nella progettazione di reti neuronali (nel 1974) e anche nel campo della reologia (scienza che studia gli equilibri della materia che fluisce o si deforma per effetto di uno stato di sollecitazione, ndr.)

Prof. Mangeron ha lasciato, inoltre, sostanziosi contributi nel settore della meccanica analitica e ha condotto anche degli studi originali nel campo dell’astronautica, ma la sua eredità più importante rimane quella della meccanica applicata, settore in cui è stato, almeno all’interno dei confini nazionali, un vero e proprio pioniere (è importante menzionare i 5 metodi che ha elaborato in questo campo: quello dell’accelerazione di ordine superiore, delle accelerazioni ridotte, il metodo matricial-tensoriale, il metodo delle coordinate tangeziali e infine il metodo delle coordinate vettoriali cilindriche; quest’ultimo, in realtà, appartiene in totalità al suo discipolo, N. Irimiciuc).

Sfortunatamente, il periodo ed il contesto storico in cui si è concentrata l’esistenza di quest’illustre professore non gli ha permesso di avere la soddisfazione di un riconoscimento autentico e dichiarato nè da parte della società civile, nè tantomento da parte delle istituzioni romene. Mangeron è stato sospettato di aver mantenuto contatti con il movimento legionario e per questo motivo tolto dall’insegnamento e conseguentemente espulso dal Partito Comunista Romeno. Successivamente, per una serie di (stavolta più fortunate) circostanze, è riuscito a tornare ad insegnare al Politecnico “Gh. Asachi” di Iași, ma per tutta la vita è rimasto inseguito da una scia di irrefrenabile ostruzionismo da parte del mondo intellettuale di quell’epoca.

Irimiciuc nota come siano arrivati più riconoscimenti dall’estero (nonostante la censura e la difficoltà di mantenere contatti, seppur strettamente specialistico-professionali, con il mondo intellettuale oltreconfine), in particolare dai quei forum scientifici internazionali a cui aveva avuto l’opportunità di partecipare. Egli racconta anche diversi episodi emblematici in cui l’ironia, l’acuta intelligenza e certe volte anche l’ingenuità e l’eccessivo pudore del professor Mangeron contrastava visibilmente la mentalità della società romena di quegli anni. Ma, naturalmente, come afferma anche Irimiciuc: «Nemo prophet in patria sua»!

Degno di nota anche il contributo economico con cui il Professore (con sua modestissima retribuzione) aiutava i suoi studenti più precari e li incorraggiava al fine di perseguire i propri obiettivi con dedizione e perseveranza.

Il dolore più grande di Mangeron è stato quello di non essere riuscito a diventare membro corrispondente dell’Accademia Romena (in quanto, appunto, espulso dal PCR), prestigioso riconoscimento a cui teneva enormemente. Quest’ultimo, fortissimo, desiderio si concretizzerà soltanto il 13 novembre del 1990 (per ovvie ragioni, dopo la caduta del regime) ma sarà troppo tardi per l’ormai ex docente del Politecnico che pochi mesi dopo, con la sua scomparsa, lascerà un grande vuoto nella città di Iași.

Ma il professore era abituato ai numeri. E sono probabilmente loro i più adatti a descrivere meglio quel tesoro inestimabile che egli ha lasciato in eredità: oltre 600 gli studi nel campo della scienza firmati Dumitru I. Mangeron. Conosceva inoltre dieci lingue e diverse ricerche e studi sono stati pubblicati (soltanto…!) in sei delle lingue conosciute.

Nicolae Irimiciuc ci tiene a ricordare anche il modestissimo tenore di vita che il Professore ha mantenuto fino all’ultimo giorno, lassù, in cima a quella collina, dove ha passato, accanto a sua moglie, gli ultimi 43 anni della sua esistenza. Irimiciuc, uno dei suoi più validi e leali collaboratori, ha recentemente compiuto 90 anni.

Lo scorso 27 febbraio si sono compiuti 23 anni dalla scomparsa di Mangeron. Sarebbe interessante scoprire cosa ne sanno quei giovani liceali di Iași oppure quei vivaci studenti universitari (e, perchè no, anche lo stesso mondo accademico e intellettuale contemporaneo) che pullulano il colle del Copou (noto quartiere universitario della città e anche la zona dove risiedeva prof. Mangeron, ndr.) sulla vita e sull’operato di questo eminente scienziato.

Mia nonna, non ancora ventenne (verso la fine degli anni Sessanta), approdata da poco nella città di Iași, ebbe la fortuna di scambiare qualche parola con lui diverse volte. Lo incontrava regolarmente la domenica, nei pressi del mercato di piazza Sf. Spiridon. Se lo ricorda bene ancora oggi e mi descrive questo minuto ma distinto signore sulla sessantina, magro, dai nivei capelli e vestito sempre con una camicia “sale e pepe”, come si usava dire allora per indicare quei tessuti dalla stampa geometrica in cui microscopici quadratti bianchi e neri si alternano disciplinatamente, rammentando ordinatissime parate militari che si esibiscono durante le tanto attese festività nazionali. Era di una gentilezza fuori dal comune, mi racconta, ed era una presenza impossibile da non notare tra le viuzze circostanti a quel mercato. Con la solita bottiglietta di yogurt nella busta della spesa, comprata lì, dai contadini, Dumitru Mangeron camminava incuriosito, salutando sempre tutti quelli che incrociavano la sua strada.

“Le traiettorie di quei satelliti invisibili che attraversano i cieli dei Carpazi e che sorvolano anche il cimitero Podgoria di Iași sono state confezionate su misura dall’equazione Mangeron.”
Mircea Radu Iacoban – Mangeron, Monitorul de Suceava

Note:

(1) Chișinău, capitale della Repubblica Moldova, ex repubblica sovietica che ottenne l’indipendenza dall’URSS nel 1991.
(2) L’ Università “Al. I. Cuza” di Iași è stata la prima università moderna della Romania (1860), costituitasi gradualmente partendo dall’Accademia di Vasile Lupu (1640), successivamente continuata dall’Accademia “Domnească” fondata da Antioh Cantemir (1714), per arrivare finalmente all’Accademia “Mihăileană” di Gheorghe Asachi (1834). Nel 1860 quest’ultima prende il nome di Alexandru Ioan Cuza (principe di Moldavia e Valachia, e in seguito principe della Romania moderna, l’unione dei principati romeni). Inizialmente le sue aree d’interesse furono tre: diritto, filosofia e teologia. Oggi conta oltre 30.000 studenti e 15 facoltà.

Bibliografia:
N. Irimiciuc: Mangeron, un profesor între profesori, Glasul Bucovinei, Iași, 1995
Rendiconti del Seminario Matematico dell’Università di Padova, tome 59, 1978
Mircea Radu Iacoban: Mangeron, Monitorul de Suceava
Discorso di Mauro Picone “La mia vita”, Roma, 1972
George Adonie: Istoria matematicii din România, Editura Stiintifica, Bucuresti, 1967, vol. II

Sitografia:
http://mangeroniasi.nolimits-webdesign.com/index.php?option=com_content&view=article&id=5&Itemid=2
http://www.uaic.ro/

Testo a cura di Alina NASTASA

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