Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Daniela nenciulescu presente alla rasegna d’arte contemprana “Il teatro e io sul sogno”

Giu 22, 2012

Il pubblico è invitato dal 23 giugno – 15 luglio 2012 alla Rassegna d’arte contemporanea IL TEATRO E IL SUO SOGNO organizzata alla Chiesa San Francesco
Pozzuolo Martesana, Provincia di Milano. L’evento sarà inaugurato il 23 giugno, ore 18,30
30 giugno, performance del Gruppo Teatrale i 6/5
Aperto sabato e domenica
dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,00
lunedì chiuso, gli altri giorni su appuntamento
02-95359966 339 7386745
A cura di:
Pino Diecidue – Anna Comino
Mario Apone – Apostolo
Jurij Atzei – Paolo Bonaldi
Claudio Borghi – Paolo Borrelli
Gigi Conti – Stefania Dalla Torre
Rebecca Foster – Alberto Gianfreda
Pino Lia – Marcello Mazzella
Albano Morandi – Nadia Nava
Daniela Nenciulescu – Patrizia Novello
Mara Pepe – Stefania Romano
“Tutto ciò che vediamo o immaginiamo
è solo un sogno dentro un sogno”
Un sogno dentro un sogno, E. A. Poe

Quale è la realtà e quale la finzione?

Quanto una sconfina nell’altra per dare vita ad una terza dimensione che “ruba” ad entrambe ma che è il risultato della costruzione fantastica della mente del singolo?
Il teatro, nel suo complesso, sa dare forma e sostanza al concreto e al suo contrario e, nello stesso tempo, spalancare una finestra sul mondo dell’immaginazione. La linea di confine è labile e soggettiva e scatena reazioni differenti: essere al di qua o al di là di questa impalpabile divisione definisce la parte che si assumerà nella rappresentazione. Attore e spettatore interagiscono. Consapevoli dell’artificiosità del legame, supportano uno il ruolo dell’altro, accettano le regole dello scambio, ed entrano in contatto stabilendo una relazione. Tutto questo avviene in un ambiente che è doppio, ricco di ombre che alterano
le percezioni e falsano le capacità cognitive e sensoriali. Siamo di fronte ad uno spazio fisico, quello della recitazione, e ad uno spazio ideale, quello stravagante dell’invenzione. Fisico nel senso letterale del termine: è il luogo della messa in scena, il palcoscenico nello specifico, ma anche un qualunque posto che si presti allo svolgimento narrativo. Si tratta di un’estensione apparentemente inerte, un contenitore vuoto che si anima e prende vita grazie ai protagonisti dell’evento. Spoglio o allestito, il palco offre un volume
plastico in grado di accogliere i corpi recitanti e il loro linguaggio. Qui si svolge la rappresentazione e si materializza quello che Artaud chiama incantesimo. La valenza magica della forza comunicativa, spinge ciò che si vede e ciò che si crede, ciò che è reale e ciò che è finzione, ciò che è dentro il tempo e ciò che ne è fuori, a scivolare uno nell’altro, a confondersi. Spazio, corpi, forme diventano parte di un sussulto espressivo in cui gesto e parola si fronteggiano, si scontrano anche, senza possibilità di vittoria.
Ognuno protagonista a suo modo, insieme scavalcano gli stretti confini dell’edificio teatro, per dare vita all’universo teatro. Quel luogo-non luogo dove tutto è possibile e dove immaginazione e sogno si sovrappongono e si stratificano. Il teatro, come l’arte, è la sintesi tra l’esibire e l’esibirsi. Attori e artisti inscenano, allestiscono, interpretano. E si mettono in mostra.
Il teatro e il suo sogno si muove tra i due aspetti del concreto e dell’irrazionale dandone un’ammaliante lettura: ogni artista costruisce la sua idea di teatro e la chiesa di San Francesco si trasforma in palcoscenico. Un legame evidente con il passato, con le origini, quando lo spettacolo si confondeva con la rappresentazione sacra, ma anche uno sguardo buttato oltre i rigorosi principi della tradizione, verso una recitazione intesa come creazione autonoma, quasi allucinatoria, di sospeso stupore. Qualcosa che nasce da dentro e, lentamente, trova sfogo, possibilità di espressione attraverso le luci di una ribalta improvvisata.
Come direbbe Beckett tramite le parole di uno dei suoi personaggi: “Qui non c’è assolutamente nulla d’insolito per quanto io possa vedere. Eppure ardo dalla curiosità e dalla meraviglia”.
Anna Comino

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