ALLA ROMANIA
Romania,
Tu che del dolore di un daco
hai fatto una preghiera
di eterna redenzione.
Tu che all’oriente d’Europa hai dato un mattino,
guarda:
splendono le città antiche,
brillano le spade voivode
e ovunque i tuoi figli
cantano il tuo risveglio
con la mano sul cuore.
Nessuna morte per il Mastro e il pastore moldavo,
per le tue greggi e il tuo grano,
e il legno dei boschi pazienti
e l’acqua dei fiumi possenti
che portava le lacrime di occhi contadini
nel mare oscuro di una storia dolente.
Dove ha premuto lo stivale straniero
l’erba è rinata più folta,
le tue membra divise si sono intrecciate,
perché ti proteggeva la mano del Signore.
Sempre verrò sul tuo letto di neve
a baciare la croce
di una donna coperta dal velo,
ad ascoltare la voce latina
che promana dal suolo intriso
dei nostri sangui fratelli.
Offrirò la candela guizzante
al cantore della terra e dell’Astro,
le mie labbra scandiranno i suoi versi,
e il firmamento disporrà su Ipoteşti
una corona di stelle.
Al primo verde dei boschi
canterò la doina della vita,
e quando il vento rapirà le foglie
intonerò la doina del dolore.
Perché anch’io sono nato
in una casa di legno dal tetto di ardesia,
vicino a una chiesa affrescata,
ogni casa un lumino e un’icona
e la preghiera che arde
nel tuo cuore di madre,
o Romania!
Armando Santarelli