La Romania è Donna Un’ambasciatrice, una scrittrice, una senatrice ed un’esperta d’arte
Insieme a quattro invitate speciali, la produttrice e moderatrice Mihaela Crăciun della Televisione Romena Internazionale, ha portato nello studio il dibattito dal titolo “L’uguaglianza di genere – un modo nuovo di essere”, come opportunità di riflessione sul progresso ottenuto dal movimento per i diritti delle donne, ma anche un richiamo per la continuazione della lotta contro la discriminazione e la violenza sulle donne. Quattro donne, quattro personalità, quattro modelli, la stessa visione: le donne sono più capaci di quanto si è creduto per molto tempo ed è giusto avere l’opportunità di dimostrarlo. La donna che si prende cura di noi a casa, nel nostro Paese, parla a nome di tutti e trova soluzioni per la sicurezza e lo sviluppo della comunità, impersona la forza della politica. La donna che si prende cura di noi all’Estero, che trasmette i nostri valori e ci rappresenta come comunità, ci difende e ci esalta, personificazione della forza della diplomazia. La donna che mette per iscritto le nostre gioie ed i nostri dolori, le nostre vincite e le sconfitte, si immedesima fino al punto da sentirci protagoniste nei suoi libri con la forza delle parole. La donna che ci porta la bellezza dentro le case e dentro l’anima, ci invita alla creatività e alla scoperta di noi artisti, portavoce della forza dell’arte.
L’ambasciatrice Simona Miculescu è la prima donna in carica come delegato permanente della Romania presso l’UNESCO, con il titolo di ambasciatore straordinario e plenipotenziario. Quindi un’altra donna che ha convinto il mondo del suo valore importante per essere rappresentati come nazione. Attiva, vitale, vibrante, altro che “sesso debole”, sprizza energia da tutti i pori, esperta nell’area della gestione delle relazioni pubbliche internazionali, il suo augurio non poteva che essere all’altezza della sua personalità e della sua preparazione professionale.
“Credo profondamente in una grande verità, che ho scoperto durante la mia esperienza di vita: non esiste un unico stile di guida più forte, più persuasivo, più efficace che la forza dell’esempio personale. Questa è stata l’unica modalità che ho usato per guidare una squadra e la userò sempre perché la professionalità nella diplomazia presuppone prima di tutto serietà, sacrificio e rinunce personali e vi parla una madre ed una moglie che vive da sola lontano dalla sua famiglia. Il concetto di professionalità, pe me, è unisex, sono sempre stata in competizione con me stessa e con nessun altro, uomo o donna, ma il valore che apporta una donna al lavoro è il suo modo di essere, di lavorare da professionista, un altro tipo di fascino, di raffinatezza, di eleganza, ma per me la donna o l’uomo professionista nella carriera diplomatica significa possedere nel loro repertorio quotidiano qualche concetto chiave: l’interesse nazionale, credibilità, chiarezza, adattabilità, serietà, rigore, perseveranza, dignità, rispetto, curiosità intellettuale e preparazione professionale continuativa, capacità di negoziazione, abilità di comunicazione impeccabile e potrei continuare ancora, ma chiudo con la capacità di decisione soprattutto in momenti difficili. Tutto quello che costruiamo nella nostra carriera ha come fondamento il valore della famiglia e l’esempio che più di tutti mi ha ispirato nella vita è mia madre.”
La Presidente del Senato Anca Dragu, la prima donna in Romania che occupa questo posto, si dimostra una donna forte e combattiva, usando l’arma tipica delle grandi donne: dolcezza, pacatezza, invito al dialogo costruttivo, massimo rispetto per i colleghi ed interlocutori con opinioni differenti. “Credo che la forza sta nel portare argomenti validi in una discussione, senza alzare la voce perché non significa farsi sentire meglio, le idee argomentate invece devono essere l’arma vincente. Secondo i sondaggi, i parlamentari romeni non godono di tanta fiducia da parte dei cittadini e questo dimostra un non senso perché i parlamentari sono i loro rappresentati, lavorano per loro. La mancanza della loro sfiducia ci deve dare da pensare e dobbiamo cambiare rapidamente e seriamente il modo in cui ci presentiamo davanti a loro. Già dal primo giorno di lavoro al Senato, abbiamo stilato un elenco di nuove iniziative, anche se sembra poco – in realtà non lo è – siamo riusciti dopo un mese di lavoro a riaprire la pagina facebook del Senato, chiusa da anni, per poterci mettere in collegamento diretto con i cittadini che hanno bisogno di informazioni sulla nostra attività, la trasparenza è il primo ingrediente per ristabilire la fiducia dei nostri cittadini, come anche l’avvicinamento ai loro bisogni.” Il suo augurio – “Trasmetto a tutte le donne l’augurio di rimanere coraggiose, con la convinzione che riusciranno sempre ad ottenere ottimi risultati per qualsiasi obbiettivo prestabilito. Le presenze femminili nella mia vita mi hanno ispirato tanto, queste donne hanno saputo condividere il loro sapere con gli altri, queste donne generose hanno messo tanta serietà nel loro lavoro. E credo che questi siano gli ingredienti di base per un politico moderno.” – ci rende più fiduciosi e più speranzosi, ci piace l’atteggiamento, il tono della voce e la direzione da seguire indicato dalla nostra prima Donna alla guida del Senato.
Una ventata di spensieratezza dai doveri e gli impegni quotidiani la porta Elvira Lupsa, consulente per esposizioni d’arte e fondatrice dell’Agenzia d’Arte Unicat che contestualizza l’arte contemporanea come un ponte tra produttori e pubblico.
Elvira crede profondamente nell’arte pubblica, di strada, ed ha un unico scopo nella sua vita giovane: incoraggiare le persone a circondarsi d’arte perché “l’arte è uno dei migliori metodi per eliminare le preoccupazioni, con il suo forte potenziale ci aiuta a farci evadere dalla quotidianità soprattutto adesso quando il quotidiano non è molto roseo.” Appassionata e curiosa dell’arte contemporanea, ci svela il segreto per aprire gli occhi ed osservare l’arte – “Se le persone sono esposte all’arte, inevitabilmente nasceranno in loro nuovi pensieri, nuovi desideri di comunicare qualcosa, questo è il chiaro potere dell’arte. Per questo motivo credo che sia molto importante che i progetti pubblici siano rinforzati in questo periodo, non necessariamente dai fondi pubblici, le grandi corporazioni possono avere un ruolo importante nell’incoraggiare la cultura e la produzione artistica contemporanea, non solo per la sopravvivenza degli artisti, ma anche per la nostra sopravvivenza psichica ed emozionale.”
Determinata a farci guardare il Mondo attraverso i suoi occhi grandi, non molla – “Sono convinta che l’arte deve essere diffusa nella società, deve essere ritrovata ad ogni passo della vita sociale, come la street art negli spazi pubblici, dove le persone si incontrano e ragionano su argomenti profondi, magari su dubbi ai quali trovano risposte proprio dentro quelle produzioni artistiche. Per esempio, l’arte della pittura murale che arriva anche alle persone che non hanno mai visto in tutta la loro vita arte contemporanea ed inevitabilmente la assorbiranno, che sia apprezzata o no da loro non è rilevante, la rilevanza sta nel contatto con l’arte.”Solare, gioviale, euforica, piena di idee creative, Elvira Lupsa ci convince a cercare l’arte ovunque, a sostenerla ed a diffonderla perché ci fa aprire mentalmente a nuove prospettive, ci fa sentire o rivivere emozionalmente sensazioni uniche e ci rende partecipi a plasmare un mondo più colorato e più vivace. Proprio come lei, che di arte se ne intende.
Scrittrice di romanzi, poesie, racconti e teatro in lingua romena, italiana ed inglese, direttore editoriale della Rediviva Edizioni di Milano – Ingrid Beatrice Coman Prodan rivela una scrittura che manifesta grande sensibilità verso il mondo femminile. Nessuno meglio di lei conosce l’argomento e la protagonista del suo ultimo libro bilingue – “Badante per sempre /Badante pentru totdeauna” con il sottotitolo che non lascia indifferenti “Prenderci cura gli uni degli altri ci tiene in vita” – e ci confessa che si è sentita fortunata ed onorata a diventare testimone per le generazioni future della storia struggente e silenziosa delle donne romene arrivate in Italia per fare il mestiere di badante. Talmente tanto si è immedesimata nella loro storia, riconoscendo nella loro indole la stessa sensibilità e attenzione per i bisogni degli altri di tutte le donne romene, che ha sacrificato un pezzo della sua carriera in Italia, tralasciando il lavoro di promozione dei suoi libri, senza rendersi conto del trascorrere del tempo, impegnata nella decostruzione di stereotipi come “badanti straniere, madri snaturate”. Aggiungerei però che queste badanti ricevono in mano le redini degli aspetti più intimi delle vite degli assistiti e che la tesi dell’abbandono della famiglia e dei figli da parte delle stesse badanti malviste perde credibilità alla luce delle loro rimesse di ordine economico e sociale in entrambi i Paesi coinvolti.
“Ho conosciuto tante di queste signore badanti, nelle quali ho trovato l’immagine di mia madre, di mia nonna, ho trovato tanti modi di essere che mi è sembrato che fossero tipici delle nostre donne, una particolare cura, una particolare sensibilità, una particolare attenzione, perciò personalmente penso che le donne romene se la cavano bene a vestire i panni della badante, il più delle volte senza il loro volere, perché sono cresciute con l’istinto di badare alle persone vicine, di proteggere la vita altrui. Dove si trova una Donna c’è una casa, un fulcro intorno al quale nasce una famiglia, la Donna è il filo rosso dell’amore, del Martisor, che si intreccia con l’altro filo, bianco, e diventa una resistente fune salvavita. Il valore che portano con loro, a casa o all’estero, se ritornano o rimangono, in qualsiasi posto dove ci sono loro c’è odore di casa, odore di pane, odore di storia e memoria, odore di mamma, perché hanno l’istinto di badare a chiunque hanno intorno. Questo è anche il motivo per cui diventano tanto apprezzate nei luoghi dove vanno a lavorare, perché a loro importa dell’assistito e lo accudiscono in una maniera molto più di quanto li viene richiesto, senza ribellarsi nonostante fosse un mestiere ingrato e sottopagato.”
Come se non bastasse l’impegno fisico e psichico che usano per dare l’assistenza migliore a chi non può farcela da solo, queste donne, spesso madri giovani madri, sono guardate con sospetto sia dalla società di partenza sia da quella di arrivo, senza rispetto per la scelta di migrare e troppo superficialmente, senza aggiungere che la lontananza non affligge solo chi rimane nel paese di origine, ma coinvolge anche loro – la famosa “sindrome Italia”. Perché anche se è vero che le donne romene provengono da un contesto culturale in cui la pratica della cura famigliare è ancora molto ancorata al genere e all’educazione femminile, prendersi cura di un famigliare a casa propria e prendersi cura di una persona estranea in un paese straniero è ben diverso.
Con la raffinata semplicità che la caratterizza, movimenti delicati, sguardo blando e voce soave, compassionevole, con la stessa umiltà nobile delle signore badanti tanto rispettate da lei, regala a tutte le signore, badanti o no, lontane o vicine un pezzo della sua scrittura espressiva e metaforica:
“Il modo in cui toccavo la pelle delicata di Alina o prendevo per mano Georgică era lo stesso con cui mi prendevo cura dei gerani alla finestra, dei libri di mio padre o del cane randagio davanti al condominio. Era come se fosse, di colpo, caduta la frontiera tra il mio corpo e il mondo attorno, e la mia pelle fosse soltanto un fragile e illusorio confine. Anche Leonard se n’era accorto; senza dire nulla, spesso adagiava la testa nel palmo delle mie mani, le sere in cui i pensieri e le preoccupazioni che aveva in testa diventavano insostenibili. «Tienimi le mani sulla fronte», mi diceva, «a volte ho l’impressione che, finché resterò sotto l’avvolgente calore della tua anima, non mi potrà succedere niente di male». Io lo accarezzavo e sentivo che, in quei momenti, ci nutrivamo entrambi di una fonte di luce ultraterrena, che scorreva dentro di noi attraverso le nostre mani e di cui avevamo tanto bisogno. «Vedi, Magda, qual è il mistero… Un uomo è fatto di logica, di pensieri spigolosi e certezze costruite sulla sagoma di un’anima che, se non stai attento, perde completamente il legame con il sacro dentro di noi. Noi facciamo le regole del mondo, decidiamo chi deve vivere e chi deve morire, costruiamo nazioni, partiti, prigioni e leggi, ma restiamo sempre abitanti della soffitta impolverata costruita nella nostra mente. Una donna invece resta sempre imparentata con la terra e con il cielo, in ugual misura, con la nascita e con la morte, in un modo dolce e misterioso, e tutte le leggi della terra diventano impotenti davanti a una semplice carezza data dalla mano sincera di una donna. Qualcosa nelle tue mani e nel tuo corpo riempie il vuoto famelico del mio essere e la tua pelle diventa il mio maestro. Capisci?». «Sì, credo di capire. Credi che basterà a metterci al riparo dal freddo del mondo?», gli chiedevo, seguendo con le dita le linee nel palmo della sua mano, come se volessi penetrare i segreti del destino disegnati sopra. «Non lo so. Ma di una cosa sono certo. Se dovessi morire in quest’istante, se Dio decidesse che è terminato il tempo a mia disposizione e devo alzarmi e lasciare il mondo così, all’improvviso, porterei con me nella morte questa carezza. Qualcosa mi dice che è della stessa materia rarefatta con cui sono plasmate le anime». Poi, dopo una lunga pausa: «Mio Dio, la carezza sincera di una donna guarisce le ferite della terra…». (Badante per sempre, Rediviva Edizioni, Ingrid Beatrice Coman Prodan)
Articolo a cura della dott.ssa Lorena CURIMAN