Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Applausi e polemiche per il film romeno “Fancesca” proiettato a Venezia

Set 7, 2009

Applausi e polemiche politiche per il film proiettato alla Mostra del cinema

“Francesca”, il film del regista romeno Bobby Paunescu, uscirà in Italia tra metà ottobre e novembre distribuito dalla Fandango di Domenico Procacci “senza cambiamenti rispetto alla versione proiettata a Venezia”. A chiarirlo, dopo le proteste di Alessandra Mussolini – che ha annunciato un’azione legale – per gli insulti rivolti a lei e al sindaco di Verona Flavio Tosi da uno dei protagonisti della pellicola, è stato proprio Procacci, arrivato alla Mostra del Cinema di Venezia per la presentazione del film che inaugura la sezione Orizzonti.

“La mia intenzione – afferma il produttore – è di rispettare il lavoro del regista. Quegli insulti sono parole che un personaggio del film pronuncia in un certo contesto. Non sono lo slogan o il centro del film. Se poi un’azione legale dovesse avere successo – aggiunge – valuteremo con il regista il da farsi”. Procacci ha spiegato di aver scelto di distribuire il film in Italia perché “si tratta di una gran bella pellicola e perché quello che il film racconta è importante che arrivi in Italia”.

Intanto, nella proiezione in anteprima per la stampa ci sono stati applausi a scena aperta per gli insulti nei confronti dei politici italiani. Il film, applaudito anche nel finale, è tutto incentrato “sulla crisi di identità che permea la società degli ex Paesi comunisti – come afferma lo stesso regista – senza alcun valore e punto fermo”, e racconta la storia di Francesca (l’attrice Monica Bîrlădeanu), una giovane maestra d’asilo romena che sogna di emigrare in Italia.

In realtà il film, che non vedrà mai realizzarsi l’arrivo in Italia della ragazza, è una pesantissima critica alla società romena. “Francesca – sottolinea il regista – è un’opera che tratta delle cose cui siamo fin troppo pronti a rinunciare nell’aspirazione a una vita migliore condotta altrove, mentre tutti si sforzano di trovare il loro posto nel mondo. Si tratta di una storia contemporanea sulla famiglia, sui rapporti, sul bisogno di fidarsi l’uno dell’altro e sulla necessità di affrontare i rischi che si incontrano lungo il cammino, ma anche di uno specchio su questo mondo violento, aggressivo e insicuro”, conclude il regista, che è un noto produttore romeno al suo debutto nel lungometraggio. (Fonte: Adnkronos).

INTERVISTA A Bobby Paunescu – regista del film

Paunescu ci racconta la genesi del suo film che ha preso spunto da un drammatico fatto di cronaca.

All’inizio del film sembra quasi che lei ci voglia raccontare una storia di emigrazione, che ha uno sviluppo diverso rispetto a quello che potremmo immaginare…
‘Questo film vuole essere un quadro della società romena e di quella italiana. In effetti sono nato in Romania ma cresciuto in Italia, a Milano. Mi sento per metà rumeno e per l’altra metà italiano sia per ciò che riguarda il mio passato che per le mie prospettive future. Il film nasce da un evento drammatico per entrambe le popolazioni, un fatto di cronaca accaduto il 30 ottobre 2007: lo stupro della quarantaquattrenne Giovanna Reggiani nei pressi della stazione di Tor di Quinto a Roma ad opera di Nicolae Romulus Mailat, cittadino romeno di 24 anni. Nella mia intenzione, però, non c’è mai stata la volontà di fare un film sul fatto di cronaca. Sicuramente sarebbe stato di grande impatto, anche mediatico, ma sarebbe presto stato dimenticato. Sono invece andato oltre, ho cercato di mostrare la Romania così come la conosco io. Le reazioni politiche alla tragedia romana, il repentino Consiglio dei Ministri e il pallore del viso del Presidente della Repubblica della Romania quando ha dato la notizia nello studio televisivo in cui stavo lavorando, hanno fatto diventare il problema dell’emigrazione un’urgenza personale’.

Nel film si fa esplicito riferimento alle nuove normative italiane contro l’immigrazione clandestina. Quando ha scritto la sceneggiatura?
‘L’ho pensata per molti mesi, poi ho cominciato a scrivere di getto fino a 35 pagine al giorno. Ogni sera rileggevo quello che avevo scritto e tagliavo tantissimo. Solo in seguito sono riuscito a trovare un equilibrio e la storia che volevo raccontare ha preso forma’.

L’immagine dell’Italia che viene fuori non è rassicurante, tanto meno quello che lei ci racconta accade quotidianamente in una città in apparenza tranquilla come Bucarest…
‘Innanzitutto volevo fare un film onesto, non edulcorato. Conosco la Romania e i cittadini romeni, per la maggior parte conducono una vita tranquilla. Francesca è un’insegnante, ha bravi amici e un fidanzato che ha problemi di debiti, ma anche lui è una persona buona. Molti dei ragazzi che partono in cerca di fortuna in Italia, non sanno nemmeno perché lo fanno. La Romania ha più o meno gli stessi problemi dell’Italia. E’ anche vero che dietro la realtà di famiglie borghesi, ce n’è un’altra fatta di criminalità. La criminalità lì non è organizzata, ci sono persone come Remulus (il nome è quello del ragazzo rumeno colpevole dello stupro in Italia) e quelli del suo gruppo, che non sapendo cosa fare vivono di piccoli e grandi crimini. E poi c’è anche la corruzione delle istituzioni che solo negli ultimi anni tratta di assegnazioni di denaro’.

Francesca può essere considerata come figura simbolica della forza delle donne? Gli uomini, insomma, non è che ne escano proprio bene…
‘Il nome della protagonista è ispirata a quello della santa protettrice degli emigranti, Francesca Cabrini, che ho scoperto da ricerche per il film essere morta il 22 dicembre del 1917. Il 22 dicembre è proprio il giorno della rivoluzione che ha aperto le frontiere della Romania e la libertà di uscire dei confini nazionali. Francesca è il simbolo della donna forte, che sente il peso della responsabilità della famiglia e del fidanzato sulle sue spalle e, sembra non dare peso ai falsi stereotipi sugli italiani. Cerca di raggiungere la terra promessa, ma sarà proprio il rispetto per la famiglia e gli affetti a portarla indietro’. Marcella Peruggini

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