dott.ssa Alexandra Malina Hantig
La storia dell’Unione Europea è sempre stata caratterizzata da una crescente integrazione delle economie partecipanti e dalla progressiva estensione dell’Unione a nuovi membri. Ai primi 6 paesi (Francia, Italia, Repubblica Federale Tedesca, Belgio, Olanda e Lussemburgo) che nel 1957 avevano firmato il Trattato di Roma dando luogo alla Comunità Economica Europea (CEE), sono andate aggiungendosi nel tempo nuove nazioni che hanno contribuito a rendere sempre più vasti i confini dell’UE. Nel 1973 entrarono a far parte della CEE Danimarca, Irlanda e Regno Unito (UK). Nel 1981 fu la volta della Grecia e cinque anni più tardi (1986) di Spagna e Portogallo. Nel maggio del 2004 si realizza il più grande e ambizioso cambiamento all’interno dell’Unione Europea con l’allargamento a ben dieci nuovi membri: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Malta, Cipro. Il 1° gennaio 2007 ha luogo il sesto allargamento dell’Unione Europea, che ha portato il numero dei membri da 25 a 27, caratterizzato dall’ingresso di soli due paesi: la Romania e la Bulgaria. Questo allargamento tende a rimanere nell’ombra del grande ?big bang? del 2004 (1). Ma questo non significa che l’adesione della Romania e Bulgaria sia di minore importanza. Al contrario, ci sono numerosi fattori legislativi e politici che rendono lo sviluppo unico.
La prima differenza è data dal livello di preparazione dei due nuovi paesi. Bulgaria e Romania non hanno raggiunto proprio tutti i criteri necessari, mentre gli altri paesi dell’Europa Centrale e dell’Est hanno concluso in maniera molto chiara i loro negoziati di adesione. Fatto che ha spinto l’Unione europea a rafforzare la strategia di preadesione ed indicare una nuova serie di strumenti per affrontare le riforme necessarie (2).
In termini politici, questo allargamento deve essere considerato la continuazione del processo iniziato dal Consiglio Europeo di Copenaghen nel 1993 (3). Grazie ai forti collegamenti tra i due allargamenti, il Consiglio europeo e la Commissione europea vedono l’adesione della Romania e della Bulgaria come una seconda ondata appartenente al quinto allargamento (4). E così, in termini politici, l’adesione della Bulgaria e Romania completa il grande progetto di fare cadere la cortina di ferro, oppure come spesso percepito dai paesi dell’Europa Centrale e dell’Est, la grande unificazione dell’Europa. Sia la stabilità politica che lo sviluppo economico sono sempre stati i problemi con i quali la Romania e Bulgaria dovevano confrontarsi.
Dal 1° gennaio 2007, l’Unione europea è una comunità di 27 membri, con 23 lingue ufficiali e una popolazione di 492,8 milioni abitanti. L’obiettivo prioritario della Romania ad oggi, è rappresentato dal rafforzamento dei progressi e delle riforme compiute per assicurare una piena integrazione nelle strutture comunitarie. Nello stesso tempo, la Romania desidera dare un contributo attivo alla realizzazione dei temi dell’agenda europea e di appoggiare delle soluzioni efficienti per i problemi dell’Unione.
Nell’ambito del Consiglio dell’Unione Europea, la Romania dispone di 14 voti, al settimo posto come dimensioni (superficie e popolazione) tra i paesi membri, ed è rappresentata nel Parlamento europeo da 35 parlamentari. Secondo la nuova lista relativa alla rotazione della presidenza del Consiglio dell’UE, adottata dal Consiglio il 1° gennaio 2007, la Romania coprirà la presidenza del Consiglio nel secondo semestre (luglio-dicembre) del 2019 (5).
Tra il 22 dicembre 1989 ed il 31 dicembre 2006, la Romania ha attraversato un processo di ricostruzione istituzionale, legislativo, economico, politico e sociale che mirava alla modernizzazione del paese. La transizione post-comunista rappresentava una delle strade possibili che portavano ad una struttura funzionale dell’economia di mercato e ad un sistema democratico basato sullo stato di diritto. Con l’accesso all’Unione Europea la Romania ha affrontato importanti trasformazioni verso gli standard europei. Quindi, la transizione post-comunista in Romania ebbe come obiettivo la realizzazione del carattere strutturale della trasformazione e dell’evoluzione dalla dittatura alla democrazia e dall’economia centralizzata alla libera economia di mercato (6).
L’incentivo principale per i cambiamenti legali e istituzionali, e nella transizione stessa, fu dato dall’integrazione della Romania agli organismi europei, specialmente all’Unione Europea. Questa è la ragione per cui l’opinione pubblica percepì che la transizione post-comunista fu completata quando la Romania è stata integrata nell’Unione Europea, il 1° gennaio 2007.
È importante ricordare che i malfunzionamenti della transizione hanno iniziato ad apparire dopo il 1° gennaio 2007, ma questi possono essere spiegati nel quadro delle cattive gestioni delle politiche pubbliche e imputati al ritardo nella europeizzazione dei partiti politici (e dei loro leaders) (7). Il processo di allargamento dell’UE ha ormai raggiunto una fase di stallo (la Croazia è l’unico paese che ha la possibilità, nell’arco del prossimo decennio, e probabilmente già nel 2010, di divenire membro UE), Romania e Bulgaria sono destinate a rimanere per parecchio tempo la frontiera orientale dell’Unione. Non si tratta solo di un fattore geografico. Questi paesi sono destinati a spiccare per lungo tempo in ambito UE per i propri minori costi produttivi e il maggior potenziale in termini di crescita dei redditi – un vantaggio competitivo importante. I paesi dell’Europa centro-orientale rappresentano sempre più il braccio produttivo della vecchia Europa. È vero in particolare in alcuni comparti manifatturieri (dal tessile e pellame, nella produzione di legname, all’industria dell’auto, della plastica e gomma, in alcuni ambiti della meccanica) che hanno sperimentato negli ultimi anni un massiccio spostamento a Est di alcune fasi produttive, soprattuto grazie al rapido e consistente afflusso di investimenti diretti esteri (8).
Romania e Bulgaria sono parte integrante di questo processo. I due paesi balcanici hanno tratto vantaggio dalla propria competitività, unita alle prospettive di ingresso nell’UE, e di un massiccio programma di privatizzazioni, per attirare ingenti investimenti dall’estero negli ultimi anni. La Romania e la Bulgaria sono da questo punto di vista tra le economie più dinamiche dell’Europa centro-orientale.
La Romania, in termini meramente demografici, è il secondo mercato tra i paesi dell’Europa centro-orientale, dopo la Polonia. Il reddito pro-capite della Romania è infatti raddoppiato nell’arco degli ultimi quattro anni, quello bulgaro nell’arco degli ultimi sei, anche se è ancora inferiore a 5.000 euro annui; si tratta di una dinamica ben più rapida di quella sperimentata mediamente dagli altri paesi dell’Europa centro-orientale.
‹‹Coscienza europea significa…differenziazione dell’Europa, come entità politica e morale, da altre entità, cioè, nel caso nostro, da altri continenti o gruppi di nazioni; il concetto di Europa deve formarsi per contrapposizione, in quanto c’è qualcosa che non è Europa, ed acquista le sue caratteristiche e si precisa nei suoi elementi, almeno inizialmente, proprio attraverso un confronto con questa non- Europa. La coscienza europea, al pari della coscienza nazionale, per dirla con Carlo Cattaneo, è ?come l’io degli ideologi che si accorge di sé nell’urto col non io? (9).
1. Vedasi, inter alia, Ott and Inglis (Eds.), Handbook on European Enlargement. A Commentary on the Elargement Process (The Hague, 2002) p. 13; Cremona (Ed.), The Enlargement of the European Union (Oxford, 2003); Hillion (Ed.), EU Enlargement. A Legal Approach (Hart, Oxford, 2004); Brimmer and Frohlich (Eds.), The Strategic Implications of European Union Enlargement (Washington, 2005), p. 9.
2. A. LAZAWSKI , And then they were twenty-seven…A legal appraisal of the sixth Accession Treaty; Common Market Law Review, 2007, pp. 401-403.
3. Vedasi A. Mayhew, Recreating Europe: The European Union’s Policy towards Central and Eastern Europe; Cambrige University Press, 1998, pag. 19.
4. Consiglio Europeo di Bruxelles, Conclusioni della Presidenza, 14/15 dicembre 2006, Doc. No. 16879/06, p. 2.
5. Decisione del Consiglio del 1° gennaio 2007 relativa all’ordine dell’esercizio della presidenza del Consiglio (2007/5/CE, Euratom), Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea 4.1.2007, L1/11.
6.V. PUS,CAS,, La transizione post comunista in Romania, op.cit., pag. 135.
7. V. PUS,CAS,, La transizione post-comunista in Romania; op. cit.; pag. 136.
8. M. FERRAZZI e D. REVOLTELLA: Bulgaria e Romania, nuovi confini europei-in Rivista EAST (Europe and Asia Strategies) 16/ottobre 2007, pp. 52-55.
9. F. CHABOT, Storia dell’idea d’Europa, Bari 2001, pag. 23.