Centro Culturale Italo Romeno
Milano

24 gennaio. L’unione dei Principati Romeni

Gen 24, 2014

L’unione dei Principati Romeni -24 gennaio 1859 – si iscrive nella storia della nazione romena come uno dei momenti importanti della costituzione dello stato moderno, unitario ed indipendente. L’unificazione della Moldavia e della Valacchia ha segnato una conquista irreversibile dei Romeni, poiché ha colmato un’aspirazione unanime e ardente di tutto il popolo, inaugurando una tappa importante nel processo di compimento della Romania moderna.

Le radici della storica giornata del 24 gennaio 1859, quando ebbe luogo la duplice elezione del principe Cuza, sono millenarie. Il fatto che l’immagine della Dacia dell’antichità ha ingenerato nel movimento di liberazione della nazione romena l’idea della Dacoromania non è frutto del caso. Il movimento di liberazione del popolo romeno, gli sforzi dispiegati per forgiare lo stato nazionale, si sono materializzati in un periodo di fierezza nazionale, la cui prima affermazione in un documento politico moderno è stata avanzata dagli intellettuali romeni di Transilvania nel Supplex Libellus Valachorum. I Romeni di Transilvania si sono situati negli ultimi decenni del XVIII secolo alla testa del movimento di resurrezione, ispirando un slancio potente a tutti I Romeni verso l’auto affermazione e la rivendicazione legittima del quadro statale necessario alla moderna nazione romena.

In questo contesto, la disgregazione delle strutture feudali si è intrecciata con il movimento nazionale di liberazione.

La tendenza all’unità statale della nazione sotto la forma integrale era innanzitutto il risultato naturale del progresso e dei mutamenti in campo economico. La soppressione del monopolio ottomano nei Principati, a partire dal 1829, ha rivestito da questo punto di vista una importanza particolare non soltanto sul piano di commercio, ma anche su quello dell’industria e dell’agricoltura.

La nazione romena che si affermerà, in piena maturità, al fuoco della rivoluzione del 1848, aveva bisogno del proprio stato allo sbocciare di tutta la nazione. Ed è questa la ragione per la quale l’idea dell’unità appariva sotto una forma o l’altra nei programmi e nei documenti dei movimenti del 1848. “Una patria libera ed indipendente di tutti gli sparsi membri della nazione” era rivendicata dal partito nazionale di Valacchia presieduto da Ioan Campineanu.

Il problema del’unione nella sua ipostasi completa o parziale fu all’ordine del giorno durante la rivoluzione del 1848. Il grido dei contadini transilvani: “Noi desideriamo unirci al Paese!” ripreso da Nicolae Balcescu, o l’inclusione reiterata dal raggiungimento dell’unità dei Principati nei programmi rivoluzionari valacchi e moldavi, testimoniano chiaramente, come del resto molto documenti della rivoluzione, il vivi desiderio dei Romeni di cancellare le frontiere innalzate tra di loro.

La rivoluzione è stata vinta, ma ha trionfato in realtà per I suoi effetti, poiché il programma rivoluzionario ha rappresentato in una tappa storica successiva il programma di costituzione della Romania moderna, ha trasmesso alle generazioni successive il compito di realizzare l’unità statale.

Il contesto generale della guerra di Crimea hanno facilitato lo svolgersi della lotta per l’Unione dei Principati, anche se la realizzazione di questo obbiettivo è stata prima di tutto il frutto degli sforzi romeni. La questione dell’Unione dei Principati è stata una questione di portata europea. É stata per lungo tempo e più volte dibattuta al di là delle frontiere dei diretti interessati, ha costituito un soggetto di riavvicinamento o di divergenza, ha contribuito al deterioramento dei rapporti o alla conclusione d’interesse fra le potenze. Ma nel contempo nel corso stesso dei dibattiti al Congresso di Parigi del 1856 è diventato sempre più evidente che le Potenze, unite dalla necessità d’un consenso, non erano in grado d’offrire soluzioni necessarie e scontate. Nel 1856, a Parigi, in occasione del Congresso, e poi nel 1858, sempre in occasione della Conferenza, le Potenze garanti hanno cercato soluzioni, ma queste si sono limitate a compromessi, a misure incomplete, se si tiene conto delle necessità e delle lamentele espresse dai Romeni.

Le elezioni e poi I dibattiti alle Assemblee ad hoc – lungi dall’essere I divani auspicati dalla potenza sovrana e dalle altre Potenze ostili alla costituzione della Romania – si sono rivelati nel 1857 decisivi per I Romeni stessi. I loro lavori hanno messo in luce l’unanimità dell’aspirazione all’unità statale e nel contempo l’opinione di una importante maggioranza favorevole alla realizzazione di questa unità nel quadro di uno stato moderno liberato dalle catene feudali. L’Europa è posta di fronte a manifestazioni di patriottismo e di risolutezza, mentre l’unione dei Principati acquisisce, grazie alla sanzione di queste assemblee, una forza invincibile.

La Convenzione di Parigi, risultato di un consenso, è stata un’opera di compromesso, anche se spianato la strada ai Romeni verso la realizzazione della Romania moderna. Era sempre ai Romeni che toccava infatti il compito di trovare la soluzione finale, nello stesso modo in cui, nella stessa epoca, gli italiani ed I tedeschi hanno trovato la soluzione dei propri problemi fondamentali sul piano nazionale. Erano I Romeni che dovevano compiere, nelle condizioni che si erano create, il primo atto irreversibile nel processo di costituzione dello stato nazionale unitario.

La doppia elezione del colonnello Alexandru Ioan Cuza ha offerto la possibilità di uscire dall’impasse, perché era una soluzione soddisfacente non solo per la nazione, ma, bisogna aggiungere, anche per le Potenze garanti, cosa che spiega la sanzione data da queste ultime al passo compiuto a Iasi e Bucarest. Se la sanzione, l’adesione dell’Inghilterra al gruppo di queste ultime ed il riconoscimento del nuovo status dei Principati Uniti da parte dell’impero ottomano e di quello degli Asburgo – avvenuta solo qualche mese più tardi – rivelano che la soluzione romena era accettabile. Ma anche se sanzionato da tutte le Potenze garanti (Cavour l’apprezzava d’altronde con grande soddisfazione come il trionfo politico della Francia e della Sardegna in Oriente), l’attor storico del 24 gennaio 1859, atto di nascita della Romania moderna, veniva a trovarsi in flagrante contraddizione con gli interessi di alcune di loro – soprattutto con gli interessi delle Potenze limitrofe.

Come rilevava Mihai Kogalniceanu il 5 gennaio 1859, Al. Ioan Cuza sarebbe il nuovo principe cui toccava il compito di liquidare il “passato” e di aprire una larga strada all’avvenire. Doveva essere il principe dell’Unione, ma anche il principe delle riforme.

La giornata di 24 gennaio 1859, che rappresentava un cosi importante punto di partenza, aveva dimostrato al popolo romeno di essere in grado si raggiungere I suoi grandiosi obbiettivi. Diventò evidente per I romeni che I loro sogni potevano diventare realtà. L’atto storico del 24 gennaio ha aperto largamente la via al progresso. L’Unione dei Principati aveva dimostrato che l’unità nazionale sul piano statale era realizzabile e che da li era incominciato il processo di compimento dell’unificazione nazionale. Il giorno della doppia elezione del principe Cuza ha avuto conseguenze cruciali, riguardo alla modificazione dello statuto internazionale dello stato. “La doppia elezione – notava giustamente un diplomatico belga nel 1859 – è l’Unione dei Principati; l’Unione dei Principati è la loro indipendenza”.

I sette anni del regno di Cuza sono stati anni di fiera affermazione della dignità nazionale sul piano politico e diplomatico. Era evidente che I Principati Uniti rifiutavano d’accettare, nella successiva tappa storica, di essere mantenuti in una situazione di subordinazione umiliante che non aveva nessuna giustificazione plausibile. Sotto il suo regno, la modificazione dello statuto internazionale dello Stato romeno è stata solidamente preparata su tutti I piani. L’Unione del 1859 è il prologo della conquista dell’indipendenza.

Fonte: “Risorgimento. Italia e Romania 1859-1879 esperienze a confronto” introduzione di Bianca Valota Cavallotti, Editura Anima; p 243-252; Milano-Bucuresti 1992

CUZA J. ALEXANDRU (Galati 1820 -Heidelberg 1873)

Di famiglia nobile ricevette una formazione europea. Nel 1848 Cuza, a causa delle sue idee liberali, venne imprigionato a Vienna. Presto però riuscì a fuggire. Cuza sostenne l’unione dei due principati, Moldavia e Valacchia. Egli stesso venne scelto principe di Moldavia (Moldova) il 17 gennaio 1859 e di Valacchia il 5 febbraio 1859. In questo modo, il colonnello Cuza realizza un’unione de facto dei due Principati rumeni. Sotto di lui, l’11 dicembre 1861 avvenne l’unificazione della Romania. La giustizia, le comunicazioni, l’esercito e la moneta furono posti da Cuza sotto il controllo di un solo apparato politico e amministrativo. Negli anni del suo principato Cuza avviò un’attività legislativa, che favorì il processo unitario, ancora in una fase embrionale, e superò le profonde divergenze dei due principali gruppi politici (conservatori e liberali). Lo stato romeno perseguì una serie di riforme interne tendenti allo smantellamento del sistema feudale e al consolidamento della politica estera, che si concluderanno nel 1878 con il riconoscimento della indipendenza e della piena sovranità della Romania da parte delle potenze europee.

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