di Violeta POPESCU
Il metropolita Visarion Puiu è una delle figure più importanti della Storia della Chiesa Ortodossa Romena, una personalità “recuperata” dal popolo romeno dopo la caduta del regime comunista. Il suo nome era proibito da pronunciare durante la dittatura, come proibito veniva qualsiasi riferimento fatto alla sua proficua attività missionaria come vescovo e metropolita, nel periodo che va dopo la Grande Unione fino all’instaurazione del regime comunista nel 1945. Personalità di vasta cultura teologica e laica, dotato di una rara energia, con la sua prodigiosa e umile attività, il Metropolita Visarion ha lasciato una indelebile impronta nelle anime di molte generazioni. Vescovo e teologo di rilievo, il suo nome rimane come punto di riferimento per via della fondazione della prima Diocesi Ortodossa Romena all’estero. Il metropolita Visarion Puiu è stato l’unico gerarca della Chiesa Ortodossa Romena condannato a morte in contumacia (1946) e scomunicato durante il regime comunista (1950). Nel contesto che tratta la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60, le autorità comuniste hanno avviato i tentativi di riportare nel Paese il metropolita Visarion Puiu, già anziano e malato, stabilito in Francia, che nonostante le sentenze del regime comunista, almeno come intenzione, desiderava ritornare nel Paese.
Mi soffermerò brevemente sui vari aspetti che tratta la sua preparazione, l’attività come vescovo e metropolita in Romania, e in particolare il suo periodo di esilio, una partenza senza ritorno, e i suoi considerabili sforzi di mantenere viva la fede tra i romeni trovati fuori dal Paese, in un contesto molto complesso e delicato.
Il suo operato come vescovo e metropolita
Nato nell’anno 1879, il 27 febbraio, nella città di Pașcani, il futuro metropolita ha frequentato il Seminario nelle città di Roman e Iași, poi ha conseguito la laurea in Teologia a Bucarest. Entrato nell’ordine dei monaci nel 1905, è stato immediatamente ordinato diacono e mandato all’Accademia Teologica di Kiev. Tornato nel Paese dopo due anni, fu ordinato prete nella Cattedrale vescovile della città di Galați e poi elevato al rango di archimandrita. Nel periodo 1909-1918, ha ricoperto l’incarico di Direttore del Seminario di Galați[1]. Fu trasferito in seguito, con la stessa funzione, al Seminario di Chișinău[2]. Instancabile nella sua opera, Visarion fonda e sostiene moltissime attività culturali, benefiche e formative. Viene elevato al rango di prelato nel 1921, poi eletto vescovo di Argeș dove rimane fino nel 1923. Per il periodo 1923-1935 Visarion Puiu è stato vescovo presso la diocesi ortodossa di Hotin, periodo molto proficuo che gli ha permesso di dedicarsi all’organizzazione della diocesi. Con la sua benedizione e sotto la sua direzione, sono state costruite la Cattedrale, la residenza della Diocesi, e altri edifici ausiliari, necessari al buono sviluppo dei lavori nella nuova Diocesi di Bălți[3]. Essendo un buon conoscitore della lingua russa, nel 1942, il Metropolita Visarion è stato nominato Metropolita di Transnistria con sede nella città di Odessa[4]. Il periodo dell’amministrazione romena ha significato per il territorio una ricca attività culturale e religiosa, un vero risveglio della vita religiosa dei romeni, nel contesto in cui tante chiese ortodosse venivano chiuse dai comunisti. Come metropolita è riuscito a svolgere un’importante attività religiosa e culturale. Nel 1942, riesce a fondare due seminari teologici, uno a Odessa, in lingua russa, e l’altro a Dubăsari, in lingua romena. Lì ha svolto un’intensa attività per la ristrutturazione amministrativa della Chiesa sostenendo un lavoro senza precedenti nel campo sociale e culturale per combattere l’ateismo comunista. Quest’attività porterà alla sua condanna a morte nel 1946, da parte del Tribunale del Popolo. Sotto la sua direzione, sono stati mandati in Transnistria centinaia di preti da tutto il Paese e soprattutto dalla Bessarabia, sono state riaperte decine di chiese, sono stati ordinati o riportati nelle parrocchie i preti del luogo, è stata riorganizzata la vita monastica, sono stati stampati libri di preghiere e vari opuscoli per i credenti del posto[5].
Come rappresentante del patriarca Nicodim Munteanu, il 15 agosto 1944, Visarion Puiù ha partecipato all’ordinazione di un vescovo ortodosso croato in Zagabria. Praticamente la sua presenza in occasione dell’ordinazione del vescovo Spiridon Mifka, gli ha salvato la vita. Intuendo le ripercussioni degli ultimi avvenimenti politici sulla Chiesa, non è più tornato in Romania. È cominciato un lungo e sofferto esilio, non privo di soddisfazioni e dolori, per il solerte Metropolita. La maggior parte dei documenti riguardanti la vita del metropolita Visarion Puiu si trovano nella Biblioteca romena di Friburgo[6], dove esiste anche una collezione Visarion Puiu – che raccoglie libri, icone e l’archivio personale del metropolita.
L’esilio senza strada di ritorno…
All’entrata delle truppe sovietiche in Romania, nell’agosto del 1944, Visarion Puiu si trovava come abbiamo già visto, a Vienna, sulla via di ritorno da una missione in Croazia. È stato il momento in cui il metropolita Visarion Puiu si accorge della tragedia del Paese e decide di non tornare più, consapevole del fatto che si trovava nel pericolo di essere arrestato. Appena stabilito in Occidente, le autorità comuniste insediate a Bucarest hanno cominciato a minacciare il metropolita e a inseguirlo attraverso la polizia segreta – la Securitate. Subito dopo l’instaurazione del regime pro comunista dott. Petru Groza, le nuove autorità hanno avviato un’inchiesta per accusare tutti coloro che avevano collaborato con il vecchio regime, colpevoli del “disastro del Paese”, tra cui anche il metropolita Visarion Puiu. L’atto di accusa viene rilasciato il 9 febbraio 1946 per un gruppo di 302 persone accusate di aver “distrutto il Paese”. Era l’inizio del terrore e della repressione. Visarion Puiu sarà deposto dal suo incarico ecclesiastico, essendo considerato al servizio del Vaticano e desiderando liberare la Chiesa Ortodossa Romena dai legami con la Chiesa russa[7]. Le autorità di Bucarest provarono, senza successo, a ottenere la sua estradizione. Ogni sua discolpa fu respinta dal regime. Le comunità ortodosse romene dell’Europa libera lo riconobbero addirittura come il loro supremo gerarca, per i suoi tentativi di realizzare l’unità dell’esilio romeno.[8]
Fino a maggio 1945 rimarrà quindi nel lager da Kitzbühel in Austria. Con l’aiuto delle armate francesi attraversa il confine in Italia, accompagnato dagli ufficiali militari inglesi e italiani. Un dettaglio molto importante che emerge a riguardo della permanenza del metropolita Visarion Puiu è la risposta dello stato italiano in seguito alla richiesta di estradizione dello stato romeno nel 1947, avviata dal Ministero degli Affari Esteri: lo stato italiano non considera che il metropolita sia un criminale di guerra poiché egli non fa parte dell’elenco dei criminali di guerra da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite[9]. Dopo il periodo trascorso in Austria, il metropolita Puiu arriva in Italia, dove fece una visita di protocollo a Papa Pio XII e al Cardinale Tisserant, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali del Vaticano, i quali gli suggeriscono l’ospitalità a Maguzzano. Qui è ricevuto con tutto l’affetto e il rispetto che si conviene a una simile persona. Il metropolita partecipava con molto interesse alla vita comunitaria e al programma di preghiera e di lavoro.
Inizia così il suo lungo periodo di esule, prima in Italia dal 1945 al 1947 (nelle abbazie di Praglia, Maguzzano e Pontida), in Svizzera dal 1947 al 1949 (Sonvico-Lugano), in Francia dal 1949 alla morte nel 1964 (Parigi, Theodule, Draguignan, Cannes, Viles-Maison). Nel Pase la Securitate aveva sparso la voce che il metropolita fosse scomparso, oppure fosse è morto. L’esilio è il periodo più difficile, più provato del metropolita Visarion Puiu che chiuderà con la sua fine nell’agosto 1964.
Amicizia nella fede: il metropolita Visarion Puiu e Don Calabria
Dei vent’anni trascorsi lontano del suo Paese, il periodo passato in Italia al monastero di Maguzzano (1945-1947) costituisce un’esperienza ricca e particolare, essendo accolto con grande calore, anni segnati dall’incontro con Don Giovani Calabria.[10] L’attaccamento spirituale tra i due è stato molto forte. Il loro spirito è vivo anche oggi, vicino alla tomba di don Calabria, esiste un Bassorilievo che raffigura il Metropolita Visarion e un vescovo anglicano, a cui si aggiunge la fondazione di una sala in un museo all’interno del monastero, inaugurata nel 2009, con la presenza di una delegazione romena dell’Associazione “Visarion Puiu”. Quindi, una prima tappa dell’esilio del metropolita Visarion Puiu molto importante per il suo percorso è rappresentata dalla sua presenza per quasi due anni al monastero di Maguzzano, come ospite di don Giovani Calabria. Spesso don Calabria andava a trovarlo e fra i due nacque una stretta amicizia fondata su un ecumenismo spirituale molto grande. Quando il metropolita decise di spostarsi in Svizzera, e poi in Francia, l’amicizia continuò “con una fitta corrispondenza epistolare”.[11] A Maguzzano ha l’occasione di incontrare e di conversare con diverse persone che frequentano l’abbazia. Confessa che ha preferito rimanere nel monastero di Maguzzano, grazie alla Provvidenza, anche se gli sono state fatte offerte dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Nella festa del Sacro Cuore di Gesù, il 13 giugno 1947, dopo alcuni giorni di preparativi per procurarsi i documenti necessari, il metropolita Visarion lascia fisicamente Maguzzano, rimanendo però collegato spiritualmente con il monastero. Le ultime righe del Diario della comunità, che si riferiscono alla permanenza del metropolita, sono particolarmente toccanti: Egli lascia un grande vuoto, tuttavia ci ricorderemo di questo illustre Ospite; che la Provvidenza lo accompagni nella sua nuova destinazione, alleviandone il dolore di essere lontano dalla Romania e della sua Chiesa.[12]
Dopo Maguzzano segue il suo rifugio in Svizzera, a Lugano, più precisamente a Sonvico, dove soggiorna preso una casa di riposo (che oggi non esiste più). Da Lugano il 14 giugno 1947, scrive a don Calabria: “Sono felice di aver avuto l’occasione di conoscerla e di aver visto le Case fondate da lei e di aver costatato lo zelo che mostrate per realizzare l’unità di tutte le chiese. Adesso, partendo da questo luogo, le esprimo i miei più vivi ringraziamenti per la bontà che mi ha sempre dimostrato e per l’ospitalità che ho trovato in questo istituto (…)”. Dalle ultime lettere si capisce che le autorità dello Stato romeno s’interessavano della sorte del metropolita dato che intendevano riportarlo nel Paese. In data 14 ottobre 1947, da Lugano, scrive di nuovo a don Calabria: “Sono in pericolo di essere rimandato a casa, per desiderio del Governo attuale del mio paese. La prego di insistere presso il Cuore di Gesù nelle sue zelanti e ferventi preghiere. Con tutto l’affetto di fratello in Cristo. Metropolita Visarion[13]. La reciprocità epistolare era perfetta. Don Calabria lo incoraggiava assicurandolo del suo affetto e delle sue preghiere. Nella lettera dell’1° gennaio 1949, il metropolita gli scrive: “Grazie per la lettera che mi ha mandato che mi ha procurato consolazione e gioia spirituale. Rimaniamo uniti in questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, 18-25 gennaio, con il desiderio che questo ideale si realizzi presto”.[14]
Verso la fondazione della Diocesi Ortodossa romena in Occidente 1945
L’unità religiosa della diaspora romena è stato uno degli obiettivi principali nell’attività del metropolita Visarion Puiu, rimasto in esilio dopo l’anno 1945. Dall’inizio del suo esilio il metropolita Visarion Puiu si è considerato l’unico membro del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena all’estero e quindi responsabile per i sacerdoti e i fedeli romeni stabiliti nei paesi occidentali. Si è accorto nello stesso tempo del fatto che il Santo Sinodo della Chiesa Romena era il prigioniero di un regime ateo, convinzione espressa nella Gramata del 26 dicembre 1954 in occasione della consacrazione come vescovo di Teofil Ionescu: Nell’attesa della liberazione del popolo romeno e della Chiesa Orodossa Romena dal dominio e dalla repressione a coloro senza Dio.[15] Il metropolita Visarion Puiu ha avuto dei piani concreti per organizzare la vita ecclesiastica dei romeni ortodossi all’estero in una Metropolia guidata da un sinodo metropolitano autonomo. Questi piani sono stati comunicati in parte al Santo Sinodo ma non è riuscito a metterli in pratica per colpa di alcune rivalità tra gruppi di romeni in diaspora oppure per colpa dei malintesi che altre Chiese Ortodosse hanno manifestato nei confronti dell’organizzazione spirituale dei romeni ortodossi.[16]
Il primo passo fatto nell’organizzazione ecclesiale dei romeni all’estero è stato nel 1945 quando viene fondata in Germania la Diocesi dei Romeni dell’Europa dell’Ovest, diventata nel 1949 Diocesi dei Romeni all’estero con la sede a Parigi. Sul timbro della Diocesi sta scritto: DIOCESI DEI ROMENI ALL’ESTERO 1945[17]. Presso la Biblioteca Romena di Freiburg si trova un documento intestato nel 1945, in tedesco e romeno, con la titolatura La Diocesi Ortodossa romena per la Germania e l’Austria. Il documento numero due contiene l’informazione della fondazione di tale diocesi già dalla metà dell’ottobre 1944 con l’accordo del patriarca Nicodim Munteanu. Dopo il periodo trascorso in Italia a Maguzzano poi a Sonvico in Svizzera (1947-1949), il metropolita Visarion Puiu risponde alle sollecitazioni della comunità romena di Parigi di continuare la sua attività missionaria per unire i romeni nell’esilio. Così nasce nel 1949 dopo il suo primo tentativo in Germania, una Diocesi dei Romeni all’estero. A Parigi il metropolita riesce a organizzare nel 1949 la Diocesi Ortodossa Romena per l’Europa Occidentale. Oltre ai romeni stabiliti in Francia, nella diocesi erano riunite le parrocchie romene dalla Germania, Svezia, Belgio, Inghilterra e Canada.[18]
Poiché la chiesa romena di Parigi costituiva la proprietà dello stato romeno, il Governo comunista di Bucarest voleva ottenere di nuovo il controllo. Le azioni e la pressione ripetute hanno generato i dissensi tra la comunità romena di Parigi e la Chiesa romena, diventata simbolo della resistenza nel contesto in cui gli addetti dell’Ambasciata romena manifestavano l’intento di controllare la vita religiosa della comunità.[19]
Sul sigillo apposto sopra il documento, si legge: “La Diocesi dei romeni all’estero 1945” e l’anno 1954 viene considerato “il decimo del nostro ministero”. Se consideriamo questi fatti, l’attività del Metropolita Visarion a Parigi – dal suo punto di vista – appare come una naturale continuazione di quello che era stato iniziato a Vienna.[20] La diocesi ortodossa romena in Occidente era sotto la giurisdizione della Chiesa Ortodossa Russa all’estero. Dal 1949 al 1958, il metropolita Visarion Puiu ha diretto l’Arcivescovato Ortodosso Romeno per l’Europa Centrale e Occidentale con sede a Parigi. Oltre ai romeni stabiliti in Francia, ne facevano parte anche altre parrocchie ortodosse romene della Germania, Svezia, Belgio e Canada. Il 26 dicembre 1954, nella chiesa russa “San Nicola” di Versailles, il Metropolita Visarion, assistito dall’Arcivescovo di Bruxelles e da Nathanael di Cartagine e di Tunisia, membri del Sinodo russo in esilio, ordina come vescovo vicario di questa diocesi l’archimandrita Teofil Ionescu, consacrato con il titolo di “Vescovo di Serves”. Nel giugno 1958, il Metropolita Visarion si ritira dall’attività ecclesiastica e passa la guida della Diocesi al Vescovo Teofil Ionescu.[21] È importante menzionare in questo contesto il fatto che il Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena non ha mai messo in discussione la validità della consacrazione come vescovo di Teofil Ionescu da parte di Visarion Puiu, anche se questo era stato ridotto allo stato laico nel 1950 secondo la condanna ricevuta dal governo comunista romeno. Questa riduzione allo stato laico, al di là del documento adottato dal Sinodo sotto la pressione del momento, non si è mai realizzata, essendo considerata sin dall’inizio nulla dai gerarchi rimasti nel paese.[22]
Il Metropolita Visarion ha avuto dei piani concreti per organizzare la Chiesa dei romeni ortodossi nella diaspora in una Metropolia diretta da un Sinodo Metropolitano autonomo. Questi piani non sono mai stati realizzati a causa delle rivalità di alcuni gruppi di romeni stabiliti all’estero e delle incomprensioni manifestate da alcune Chiese ortodosse circa l’organizzazione spirituale dei romeni ortodossi. Il 15 novembre 1954, il metropolita Visarion Puiu lancia un Appello indirizzato questa volta al clero e ai rappresentanti dell’esilio romeno dell’America e Canada per riunirsi. “Veniamo e vi chiediamo di conciliarvi e riunirvi in un Congresso nell’intento di organizzare un Sinodo autonomo, necessario a tutti i romeni che si trovano nella diaspora (America, Canada e in tutto i luoghi dove vivono romeni), fino al momento della liberazione del nostro Paese e il riconoscimento ecclesiale da parte del Santo Sinodo, che dovrà essere canonicamente a Bucarest”.[23]
Il Metropolita Visarion Puiu ha cercato di realizzare l’unità dell’esilio romeno intorno alla Chiesa. Per l’Europa, ha seguito la fondazione di tre sotto-Diocesi: in Francia e Italia, Germania e Austria, Inghilterra. Ha sostenuto anche l’organizzazione ecclesiale dei romeni stabiliti in America, appoggiando il vescovo Teofil Ionescu nel suo piano di andare in Canada e fare la stessa cosa per i romeni. Vada in Canada – scrive in una lettera indirizzata al vescovo Teofil – e organizzi dal punto di vita ecclesiale i romeni stabiliti lì (…) Se la situazione andrà bene, e Lei non vorrà rimanere in Canada, prepari l’arrivo dell’archimandrita Victorin da Gerusalemme. Se non è possibile fare queste cose per i fedeli del Canada, che tra l’altro sarebbe molto soddisfacente per quelli che non sono cristiani, se ne andra via, secondo il versetto dell’evangelista Marco, VI, 11 “scotendoti la polvere dai piedi” per compiere il suo apostolato in altre terre, con romeni poveri ai quali manca un’organizzazione ecclesiastica propria.[24]
Consapevole del ruolo importante dell’organizzazione ecclesiale, il metropolita manda delle lettere a preti ortodossi in Germania, Francia, Canada, America offrendo i suoi consigli e la sua esperienza come fondatore della diocesi di Bessarabia, oppure Maramureș, incoraggiando tutti a lottare per l’unità dei romeni attorno alla Chiesa.
L’attività svolta dal metropolita Visarion Puiu fino alla sua partenza, nel 1944, lo definisce come un degno rappresentante della Chiesa Ortodossa Romena e combattente per l’unità cristiana nel mondo. La problematica dell’unità cristiana l’aveva affrontata ancora durante gli studi quando ha intitolato la sua tesi: “Cristianesimo e nazionalità”. Il contatto con l’Occidente, soprattutto il periodo in cui ha abitato presso il monastero cattolico di Maguzzano, egli ha fornito la possibilità di conoscere le iniziative per l’unità dei cristiani. Tra i suoi studi dedicati all’argomento unità cristiana vale ricordare le lettere inviate ai patriarchi di Gerusalemme, di Mosca e di Costantinopoli. In ogni occasione desiderava affermare che “tra i grandi problemi del mondo, la pace non potrebbe essere mantenuta senza il coinvolgimento delle chiese cristiane e l’armonia fra loro.”[25]
Nel giugno 1958, a causa della vecchiaia e di alcuni intrighi, isolato dalla comunità romena, a quanto sembra non estranea alla cerchia politica comunista, il Metropolita Visarion si ritira dalla vita attiva della chiesa e lascia alla cattedra della Diocesi il vescovo Teofil Ionescu.
Questo si è preso cura della vita spirituale dei romeni, ha ordinato sacerdoti, ha pubblicato un bollettino parrocchiale, ha organizzato pellegrinaggi e ha partecipato attivamente a vari incontri ecumenici. Tuttavia, il vescovo Teofilo nel contesto molto travagliato non è riuscito a unire spiritualmente la diaspora romena, che è rimasta divisa per un periodo di tempo tra varie giurisdizioni ecclesiastiche (il Patriarcato Ecumenico, la Chiesa Ortodossa Romena, o il Sinodo dei russi bianchi della diaspora).
Gli ultimi anni di vita in Francia
Gli ultimi anni di vita del metropolita Visarion Puiu sono stati segnati da tanti disagi e sofferenze che hanno influenzato il suo stato di salute. Il pensiero di tornare in Patria l’ha accompagnato sempre, desiderando essere sepolto accanto ai suoi genitori. A prima vista, sembra che il metropolita abbia voluto ritornare nel Paese, ma solo a condizioni che lui ripeteva sempre durante gli incontri con i rappresentanti della missione diplomatica romena a Parigi. D’altronde anche il governo comunista, attraverso la missione diplomatica di Parigi ha fatto diversi tentativi per determinare il metropolita a tornare in patria, con lo scopo di migliorare l’immagine del governo a Bucarest. Nel contesto internazionale di relativa apertura, avvenuta nel 1955, lo Stato romeno ha iniziato a cambiare le condanne definitive, i processi giudiziari in corso, e le restrizioni amministrative di carattere politico imposte alle persone che hanno dimostrato la voglia di “riconsiderare il proprio atteggiamento verso il regime”, e che avevano “qualità professionali di eccezione” oppure erano “anziani e gravemente malati”, in grado di suscitare la “compassione dei cittadini”. È stata presa in calcolo la “necessità di riconsiderare la situazione dei condannati politici con sentenze definitive” da parte delle istanze giudiziarie, incluso i criminali di guerra, ma lasciando i veri criminali di guerra ad eseguire la propria punizione fino alla fine”. Inoltre, funzionari dello stato romeno, come Petru Groza, hanno ritenuto che “dai dossier riesaminati, in alcuni casi, si costatano errori giudiziari o pene sproporzionate rispetto ai reati commessi, giustificabili subito dopo la Guerra, ma inadeguati dopo un decennio dalla fine della guerra.”[26]Tuttavia, alcuni romeni dell’esilio non ritenevano opportuno l’eventuale ritorno del metropolita nel Paese, nello stesso modo in cui anche lo stato francese tentava di mantenere il suo prestigio di paese che accettava l’esilio politico a ogni aspirante. Ognuno tentava di mantenere il proprio prestigio. Il metropolita, che sin dal periodo interbellico aveva lottato per l’organizzazione ecclesiastica dei romeni fuori dai confini, cercava di mettere in pratica il progetto ideato nel 1945.[27]
Il metropolita Visarion Puiu è morto a Viels Maisons, il 10 agosto 1964, senza poter tornare. È stato sepolto nel cimitero romano-cattolico del villaggio, il servizio funerario essendo ufficiato da due sacerdoti ortodossi russi, e ulteriormente nell’anno 1992 è stato trasferito nel cimitero Montparnasse di Parigi.
La riduzione allo stato laicale del metropolita Visarion Puiu è stata cancellata dal Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena il 25 settembre 1990.
La sua opera
Il suo lavoro non si è limitato all’attività pastorale, ma si è esteso anche all’educazione teologica. Il suo lavoro “I preti di campagna”, apparso a Bucarest nel 1902, è stato ristampato nel 1925. Ha pubblicato anche la sua tesi di laurea, intitolata: “Cristianesimo e nazionalità” (Bucarest, 1904). Nello stesso anno è stato pubblicato il libro “Alcuni discorsi ecclesiastici” (Bucarest, 1904). Dopo il tirocinio alla Scuola di Kiev, traduce dal russo e pubblica il libro “I viaggi del prete monaco russo Partenie in Moldavia” (Vălenii de Munte,1910). Nel periodo del sacerdozio nella città di Galați, pubblica due libri sulla vita monastica: “I monasteri di suore” (Bucarest, 1910) e “Della storia della vita monastica” (Bucarest, 1911). Nella città di Chișinău, in qualità di Vescovo dei monasteri di Besssarabia, pubblica vari articoli sulla Rivista della Società di Storia e Archeologia Ecclesiastica di Chișinău e la monografia “I monasteri di Basarabia”(Chișinău, 1919). Sempre a Chișinău sono state pubblicate le sue opere monumentali: “Omelie per le città” (1920), “Voce nel deserto” (1931 e 1935) e “Documenti di Bessarabia”, 2 volumi (1928-1938) in collaborazione con Ștefan Berechet, Ștefan Ciobanu, Leon T. Boga e Constantin N. Tomescu. Si aggiungono numerosi opuscoli e articoli nei periodici.[28] Tra i suoi studi dedicati all’argomento unità cristiana vale ricordare le lettere inviate al patriarca di Gerusalemme, di Mosca e di Costantinopoli. Nel 15 aprile 1948, pubblica l’articolo: Spre reîntregirea creștinismului (Verso la riunificazione del cristianesimo) inviatoalla rivista “Union di Fribourg” e al cardinale Tisserant a Roma[29], come afferma il metropolita. Ulteriormente l’articolo è pubblicato anche dalla rivista italiana Unitas[30].
[1] Galați è una citta della Romania, nella regione storica della Moldavia, importante centro industriale.
[2] Chișinău è oggi la capitale della Repubblica Moldova.
[3] Bălți è una città della Repubblica Moldova, la terza del Paese per popolazione dopo Chisinău e Tiraspol
[cf. Wikipedia]
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[4] La suddetta Missione aveva il compito di riaffermare la vita cristiana in questa regione dopo un quarto di secolo di propaganda ateista-comunista.
[5] Pr. prof. dr. Mircea PĂCURARIU, Basarabia. Aspecte din istoria Bisericii şi a neamului românesc, ed. Trinitas, Iaşi, 1993, p. 122.
[6] La Biblioteca Romena di Friburgo è stata fondata nel 1949, un’iniziativa avviata da un gruppo d’intellettuali romeni che conserva importanti volumi che appartengono a grandi personalità culturali della Romania.
[7] Gheorghe ZBUCHEA, 1950: Apelul mitropolitului Visarion Puiu, în “Dosarele Istoriei”, n. 9/2003, p. 22.
[8] Gheorghe ZBUCHEA, op, cit. p. 22.
[9] Arhim. Mihail DANILUC, Mitropolul Visarion Puiu si guvernul de la Viena; link accesibile: http://ziarullumina.ro/mitropolitul-visarion-puiu-si-guvernul-roman-de-la-viena-33074.html, ultimo acceso il 1° febbraio 2016.
[10] Don Giovanni CALABRIA è stato proclamato santo da Giovanni Paolo II il 18 aprile 1999.
[11] Da vedere: Florin Aurel TUSCANU, Il metropolita Visarion Puiu e San Giovani Calabria, Servi e promotori dell’unità della Chiesa cristiana, in “Rivista di Studi Calabriani”, Anno XII – 2011 Vol. 2, p. 75-83.
[12] Dumitru STAVARACHE, Mitropolitul Visarion Puiu. Documente din pribegie (1944-1963), 2002, dossier che riguarda il metropolita Visarion Puiu spedito al Vescovado Cattolico di Iași dall’Istituto Don Calabria, Abbazia Maguzzano, Italia f. 3-8; p. 48.
[13] Dumitru STAVARACHE, op. cit. p. 50.
[14] P. Florin Aurel TUSCANU, op. cit. p. 78.
[15] Noua emigratie dupa cel de-al doilea razboi mondial. Din istoricul Mitropoliei; link consultabile: http://www.mitropolia-ro.de/index.php/17-istoricul-mitropoliei/29-noua-emigratie-dupa-cel-de-al-doilea-razboi-mondial, ultimo accesso 15 gennaio 2016
[16] Idem.
[17] D. STAVARACHE, op. cit p.27
[18] Jean-Paul Besse, L’Eglise Orthodoxe Roumaine de Paris, Parigi, 1994, p. 159.
[19] Ibidem, pp. 112-114
[20] Noua emigratie dupa cel de-al doilea razboi mondial…., op. cit.
[21] Teofil Ionescu, nato nel 1894 nel distretto Buzău. Segue il Seminario di Teologia di Bucarest, la Facoltà di Teologia, poi ottiene il dottorato a Parigi. Nel 1915 entra nel monachesimo presso il monastero Tismana. Nel 1939 si trasferisce a Parigi, dove svolgerà un’intensa attività missionaria, essendo consacrato sacerdote presso la chiesa ortodossa romena di Parigi, essendo un vero padre spirituale per la comunità romena.
[22] Adrian Nicolae PETCU, Mitropolitul Visarion Puiu, o discutie abia incepută, in “Dosarele istoriei”, n. 4 (80), 2003, p. 13-18
[23] BRF, fond. vit. C 3, d 1-3, Ci d. 3, op. cit. D. STAVARACHE; op. cit. p. 28
[24] BRF, fond. vit. C 3, d 1-3, Ci d. 3 op cit. D. STAVARACHE, p. 29
[25] Gli archivi del monastero Maguzzano, doc. cit, pp. 53-54, cit. Dumitru STAVARACHE, op. cit. p. 69.
[26] ANIC, fond CC al PCR, Secţia Relaţii externe, dosar nr. 2/1955, ff. 6-7, 13; cf. Adrian Nicolae PETCU; Problema repatrierii mitropolitului Visaion Puiu reflectată în documentele vremii, Revista Agero-Sttugart Problema%20repatrierii%20mitropolotului%20Visarion%20Puiu%20in%20documentele%20Securitatii.htm, ultimo accesso 20 gennaio 2016
[27] Adrian Nicolae PETCU, op. cit.
[28] Mircea PĂCURARIU, Dicţionarul Teologilor Români …, op.cit. p. 403
[29] Eugène Tisserant (1884 – 1972) è stato un cardinale, arcivescovo cattolico.
[30] BRF, fond cit. C3, d.3 op. cit. Dumitru Stavarache, p. 30.