Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Viaggio nei più vecchi musei della Romania

Nov 14, 2008

brukentalA volte, per immaginarci il futuro, sentiamo il bisogno di dare uno sguardo al passato. Che si tratti di arte, storia, architettura, tecnologia o di altri settori, i luoghi più adeguati e attraenti sono i musei, perché raccolgono testimonianze di ciò che è avvenuto lungo la storia. C’è chi ha la possibilità di visitare i vari musei del mondo dal vivo, c’è chi si accontenta delle visite virtuali, dato che con lo sviluppo dell’internet, quasi tutti i musei importanti offrono questa possibilità. Oggi vi propongo una visita guidata per i musei della Romania, e una sosta nella capitale. 

Forse pochi sanno che il più antico museo della Romania è il Museo Brukenthal di Sibiu, attualmente anche uno dei maggiori del paese, e quest’anno in primo piano, anche perché numerose mostre presentate nell’ambito del programma Sibiu – eurocapitale culturale 2007 sono ospitate nelle sue sale. Il Museo Nazionale Brukenthal ha conquistato la sua fama grazie alla collezione di immenso valore, che contiene pitture e incisioni rappresentative per le maggiori scuole europee di pittura dei secoli XVI – XVIII: italiana, fiamminga e olandese, tedesca, austriaca e spagnola. Inoltre, la sua galleria comprende anche 1.800 opere romene. La collezione di pittura è stata fondata dal Barone Samuel von Brukenthal (1721-1803), governatore della Transilvania nel periodo 1777-1787. Spirito enciclopedico e aperto all’arte, von Brukenthal ha gettato, dunque, le basi del primo museo in Transilvania, arricchendo la vita culturale di questo principato storico romeno.

Se il più antico museo d’arte della Romania è Brukenthal, dovete sapere che esiste anche un primo museo delle scienze naturali, aperto nel XVIII-esimo secolo, e ospitato in un centro di insegnamento in provincia di Alba, presso il Collegio “Bethlen Gabor” di Aiud. Il patrimonio del Museo delle Scienze Naturali di Aiud conserva oltre 35.000 oggetti esposti di geologia, mineralogia, paleontologia, botanica e zoologia, alcuni provenienti dall’Africa, America, Australia, e Nuova Zelanda. Alcuni pezzi sono stati portati dalla Nuova Guinea, quasi 200 anni fa, dall’esploratore Samuel Fenischel. 
Parlando di Musei di Storia Naturale, attualmente il più importante e ricco della Romania è quello intitolato “Grigore Antipa” di Bucarest, fondato a seguito del decreto firmato dal principe Alexandru Ghica (1834-1842), con il nome di “Museo Nazionale” di Bucarest. L’iniziativa è appartenuta al fratello del principe, Mihalache Ghica, responsabile degli affari interni, che fu anche il primo donatore del nuovo museo, offrendogli una collezione di 1250 monete greche, romane e bizantine, una collezione di 150 minerali, 213 conchiglie di molluschi e un importante numero di pesci, uccelli, mammiferi e fossili. Nel 1860 è nominato direttore del Museo Carlo Ferreratti, un italiano, con precisione un sardo, assunto inizialmente per custodire i beni conservati. Oggi, il museo è intitolato a Grigore Antipa, nominato direttore nel 1893 dall’allora ministro della Cultura, Take Ionescu. Antipa ha diretto il museo per 51 anni ed ha fondato anche una sezione nuova, quella di Antropologia e Etnografia. Da notare che il più importante oggetto esposto nel museo di storia naturale Grigore Antipa di Bucarest è lo scheletro di Deinotherium gigantissimum – una specie di mammifero fossile che richiama l’attenzione per le sue dimensioni e che è stato rinvenuto negli anni 1890-1894, in provincia di Vaslui (N-E del Paese).

Abbiamo parlato dei più antichi musei d’arte e di storia naturale del Paese. Adesso ci soffermeremo un attimo nella più vecchia casa memoriale originale. A differenza della casa natia del poeta Mihai Eminescu, a Ipotesti – che è stata ricostruita, quella del suo amico e altrettanto noto scrittore Ion Creanga, di Humulesti, nonché la celebre “bojdeuca” (capanna) di Iasi sono originali. A Ipotesti, a Humulesti, e nel quartiere Ticau, il numero dei visitatori resta costante. Entrambi gli scrittori sono noti a tutti i romeni, anche alle persone che non sono appassionate di letteratura. Gente di ogni età, soprattutto giovani, vengono a vedere la casa in cui Ion Creanga ha vissuto, prima come inquilino, poi acquistandola nel 1879. Nella capanna di Ticau è stato fondato nel 1918 il primo museo memoriale della Romania.

Continuiamo la nostra carrellata attraverso i musei romeni a Bucarest. Qui spiccano il Museo Nazionale d’Arte della Romania, il Museo di Storia e quello del Contadino. Fondato nel 1948, nell’ex casa delle collezioni reali, il museo nazionale d’arte offre uno sguardo panoramico sull’arte romena, dall’inizio del medioevo fino all’epoca contemporanea. Il primo edificio costruito nella zona attualmente occupata dal MNAR fu fatto ristrutturare nel 1837 dal principe Alexandru Ghica. Ghica fece trasformare in palazzo da cerimonie la casa costruita nel 1820 da Dinicu Golescu sul ponte di Mogoşoaia, nel posto in cui attualmente c’è l’ala meridionale dell’edificio del Museo. Nel periodo 1859-1866, l’edificio, modesto come dimensioni e aspetto, fu palazzo principesco, essendo abitato da Alexandru Ioan Cuza.

Successivemente, venne ampliato sotto il regno di Carlo I: nel periodo 1882-1906 il re assunse gli architetti Paul Gottereau e Karl Liman (con i quali aveva collaborato anche alla costruzione del castello Peles) per ampi lavori di allargamento del palazzo; nel 1906 aveva quasi le dimensioni e la divisione di oggi. Attualmente il museo ha 7 dipartimenti: arte romena medioevale e moderna, scultura e pittura europea, arte decorativa europea, arte orientale, pittura e disegno e arte contemporanea. 
Il Museo Nazionale di Storia della Romania è nato nel 1970 come istituzione intesa a promuovere la storia voluta dal regime comunista. Doveva essere il primo museo di archeologia e storia del paese: di conseguenza vi furono portati oggetti di grande valore archeologico e soprattutto i tesori in metalli preziosi. Il terremoto del 1977 danneggiò fortemente l’edificio e alcune parti del patrimonio. Il secondo allestimento del museo rifletteva ancora di più l’espressione della volontà politica del PC e la sua intrusione ideologica nella creazione museologica: un intero dipartimento fu dedicato al “compagno” Ceausescu che si identificava sempre di più con il partito. Dopo la rivoluzione del 1989 il Museo ha cambiato identità e si è aperto al mondo, organizzando mostre in altri Paesi e aprendo le sue porte a collezioni provenienti da altri musei del mondo.

Dacia Augusti Provincia e I Mercati di Traiano, sono solo due delle mostre italiane ospitate negli ultimi due anni nelle sale del Museo di Storia di Bucarest, con il sostegno dell’Ambasciata d’Italia e dell’Istituto Italiano di Cultura. L’edificio che ospita il Museo è esso stesso un monumento storico, eretto alla fine del 19-esimo secolo in stile neoclassico di ispirazione tedesca. Gravemente danneggiato nei terremoti del 1940 e del 1977, l’edificio è attualmente in restauro e la direzione si prefigge di ultimare i lavori entro la metà del 2007. Una sala che va visitata senz’altro è quella del tesoro dei daci, con la chioccia e i pulcini d’oro.

Se vi trovate nella capitale romena, non dimenticate i due musei che ricordano le tradizioni del popolo romeno – Il Museo del Contadino e quello del Villaggio. Il Museo del Contadino, fondato nel 1990, è espressione di una lunga tradizione che risale al 1875 e conserva una ricca collezione di oggetti contadini, circa 90.000 pezzi esposti, tra cui 18.000 oggetti di ceramica provenienti da quasi 100 centri culturali e artistici (Horezu, Făgăraş, Curtea de Argeş, Vama). Il più vecchio oggetto di ceramica risale al 1746. La collezione di costumi include quasi 20.000 oggetti, dal 19-esimo secolo fino ai nostri giorni. Ci sono anche oggetti decorativi in legno e ferro, una collezione di oggetti religiosi, con oltre 3.000 icone su vetro e legno.

Però se Bucarest potesse essere caratterizzata da un solo edificio rappresentativo, questo sarebbe ilcomplesso principesco Curtea Veche. Per coloro che non conoscono la loro storia, le semplici rovine sono spettacolari, però molti conoscitori sanno che queste rovine rappresentano il cuore della Bucarest di una volta. Le radici bucarestine affondano nella leggenda, forse anche perché di questo argomento si è occupato il colonnello Papazoglu, una vera “fabbrica” di miti che ha lanciato tra l’altro anche la leggenda del pastore che ha dato il nome della città – Bucur. La Corte Vecchia rappresenta un vero paradiso per gli storici e gli archeologi. Il palazzo illustra, nelle sue fondamenta, le tappe più significative della costruzione della città ed è da questo punto di vista un vero museo.

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