All’Italia devo tutto: la cultura, l’amore per l’arte, le belle amicizie, l’atmosfera in cui ogni ragazzo ha diritto di crescere, la passione per il cinema. Alla Romania devo una mamma straordinaria, Lyana Galis, che mi ha cresciuto nell’amore, nella saggezza e che mi ha dato la capacità di conoscere e potermi esprimere in tre lingue diverse che trovo semplicemente stupende: l’italiano, il romeno e l’inglese.
Iniziamo con una breve presentazione. Chi è Nikolas Dacius Grasso, oltre al ragazzo nato il 21 gennaio, a Milano, e laureato a pieni voti in Video Design presso lo IED? Chi è Nikolas, al di là di questi esigui dati biografici?
Nikolas è principalmente un’artista, a cui piace l’arte in ogni sua forma e fa di essa una necessità primaria. A lui piace scrivere poesie, racconti, proiettare film all’interno della sua mente e quando ne trova uno di interesse maggiore, esternare ciò che nessun’altro non potrebbe vedere se non attraverso un atto di creazione. Persona complessa, emotiva, sentimentale, con tutte le caratteristiche di un Acquario vero e proprio che cammina sulla terra ma pensa al cielo e alla consistenza delle nuvole. E per usare termini piùconsoni al gergo media, in tre parole, molto limitanti:
Nikolas è regista, poeta, scrittore.
Romania e Italia si incontrano in te, nel tuo stesso sangue, ma in che modo, prendendo cosa dall’una e cosa dall’altra?
Nato a Milano e cresciuto nell’accogliente comune di Carate Brianza, mi sono sempre considerato un tutt’uno con la mia Italia. Ho studiato in ottime scuole partendo dalle elementari all’Istituto Parrocchiale Vescovile Valtorta e Colombo di Carate per poi passare alle medie e al liceo scientifico del Collegio Arcivescovile Ballerini di Seregno ed infine allo IED di Milano dove mi sono laureato un anno fa in Video Design.
All’Italia devo tutto: la cultura, l’amore per l’arte, le belle amicizie, l’atmosfera in cui ogni ragazzo ha diritto di crescere, la passione per il cinema. Alla Romania devo una mamma straordinaria, Lyana Galis, che mi ha cresciuto nell’amore, nella saggezza e che mi ha dato la capacità di conoscere e potermi esprimere in tre lingue diverse che trovo semplicemente stupende: l’italiano poiché è secondo me la lingua che per eccellenza designa l’arte, il romeno perché come lingua neo-latina si avvicina alla prima e l’inglese, lingua internazionale con cui posso comunicare le mie idee in ogni parte del mondo. É sicuramente a mia madre che devo il mio lato artistico, essendo lei scrittrice, poetessa, nonché insegnante di inglese alle scuole medie Dante Alighieri di Carate Brianza.
Parlando invece della vita professionale, vorrei soffermarmi sul processo creativo, nello specifico quello della scrittura, in primo luogo. Come avviene la stesura di una sceneggiatura e con quali accorgimenti? Il processo è simile al lavoro eseguito da uno scultore, ossia vedere nella freddezza del foglio il volto espressivo di un attore che dà vita al personaggio abbozzato solo dai dialoghi e da brevi riferimenti dell’azione?
Qui parlo naturalmente del mio processo creativo, perché ogni persona ne ha uno. Nel mio caso sento di avere un canale di connessione con ciò che mi circonda. Parlerei qui di intuizione, un termine che ho conosciuto meglio tramite il mio caro amico Ing. Fabio Marchesi. Mi spiego meglio facendo un esempio. Prima di scrivere Doina avevo scritto un’altra storia. Mi trovavo ad avere un quaderno e una penna in mano e decisi di sedermi su una panchina in un parchetto vicino allo IED su corso XXII marzo. Ero circondato da homeless che riposavano sulle altre panchine, alcuni accompagnati da bottiglie di vino. Diciamo che i fattori esterni che mi circondavano non erano di una particolare ispirazione. Ma è proprio lì che stranamente iniziai a scrivere, come ispirato da una forza superiore. Come se si fosse aperto un canale tra me e il mondo. Ricevevo informazioni che poi trascrivevo. Sembra fantascienza ma è così che ha funzionato. La stessa cosa mi capita con le poesie. Ricevo degli input a qualsiasi ora del giorno e della notte e poi mi butto alla ricerca di una penna, di un foglio o più frequentemente del mio iphone sul quale annoto le cose. Dopo aver ricevuto questi primi segnali metto insieme le frasi, le parole, i concetti e ci lavoro sopra, come lo scultore da te accennato che ridefinisce gli ultimi lineamenti della sua scultura. Ad opera finita mi sento soddisfatto. Stessa cosa mi accade per la sceneggiatura. Naturalmente è un lavoro molto più complesso, perché dopo avere ricevuto questa ispirazione devo perfezionare il tutto andando mano a mano a completare le caratteristiche di ogni personaggio e degli ambienti in cui si svolgeranno le vicende che voglio raccontare.
E il regista? Come e cosa crea il regista e soprattutto cosa accade a livello interiore ed emotivo?
Il regista come ho spesso affermato è il pittore che metaforicamente prende in mano i pennelli, la tavolozza con i colori, li mischia e dà vita al suo quadro con un ciak. Il regista è colui che traspone un’immagine interiore in qualcosa di comprensibile a tutte le persone. Dipinge con la cinepresa, come se fosse quest’ultima a colorare il mondo esterno e non viceversa. Al suo interno il film esiste di già, nella sua forma piùpura e completa. Il lavoro difficile è riuscire ad esportare il tutto nel modo più fedele possibile.
Come primo coronamento dei tuoi studi, è nata Doina, cortometraggio pluripremiato. Un titolo in cui, forse, non tutto il pubblico italiano riesce a cogliere la sottigliezza ivi nascosta. Cos’è Doina? Chi è? Perché Doina?
Doina è il mio primo cortometraggio che ho realizzato l’anno scorso insieme a cinque amici/compagni di studio allo IED: Leonard Von Luttichau, Paolo De Matteis, Didier Fabio Vinicio Tommasi, Alessandra Cabassi e Carolina Taddei. Doina fino ad oggi ha ricevuto quattro premi: due per Mariana Preda come migliore attrice, rispettivamente al Monaco International Film Festival e al Festival du Cinéma de Paris, uno come Miglior Corto al Chicago International Movies & Music Festival e il premio del pubblico al National Film Festival for Talented Youth di Seattle.
Doina è prima di tutto un titolo molto importante che si ricollega alla tradizione romena della musica popolare. È un tipo di musica specificatamente romena tramite la quale si possono esprimere diversi tipi di sentimenti: mancanza, tristezza, amore, rimpianti. In più Doina viene usato anche come nome proprio di persona.
Esiste una certa corrente cinematografica, e non solo, molto presente in Romania, che tende a mostrare le crepe che sussistono nel paese dei Carpazi e del Danubio, una corrente dalla quale Doina prende le distanze basandosi su obiettivi diametralmente opposti. Cosa hai voluto raccontare attraverso Doina?
Con la mia pellicola io non voglio entrare a far parte di nessuna corrente cinematografica. Essenzialmente il mio obbiettivo è stato realizzare qualcosa che mi desse emozione e che potesse a sua volta emozionare gli altri. Posso affermare di aver visto persone piangere, durante l’ultima sequenza di Doina, quella girata in teatro. L’emozione non ha voce, così come dice un celebre brano di Celentano. L’emozione, l’amore sono qualcosa di ineffabile. Noi tutti siamo vibrazione: al di là del corpo fisico, c’è molto di più in ciò che non si vede di ciò che percepiamo con i nostri sensi limitati. La musica è ciò che meglio riesce a toccare le corde della nostra essenza e se la musica è accompagnata dalle giuste immagini ecco amplificata l’emozione: nasce il film. Ricordati che un buon film oltre che per gli attori e la scenografia sarà ricordato per la sua colonna sonora.
Ti spiego ora brevemente il perché di Doina. Essendo studente in Italia e sentendo parlare sempre male dei romeni alla televisione, molte volte maldestramente confusi con i ROM, ho deciso di girare il mio primo corto in Romania. Ero stufo di sentire parlare solo di stupri, violenza, rapine e della pubblicità negativa fatta dai mass media contro i romeni. Ciò non toglie che esistano persone che fanno del male come ne esistono in tutte le altre nazioni. Ma perché non parliamo di coloro che fanno del bene, delle bellezze della Romania? In quel momento mi sono subito collegato alla musica, conoscendo di persona il Re del Flauto di Pan, il Maestro Gheorghe Zamfir. Mi sono detto: voglio fare un corto che abbia come tema la musica e in particolare il flauto di pan, uno strumento che mi ha sempre affascinato per la purezza del suo suono. Ho scritto di questa ragazza, Doina, che a un certo punto suona una canzone intitolata Doina de Jale. La cosa bella è che prima di trovare la canzone avevo già pensato al nome della ragazza, essendo anche il nome di mia zia, Doina Galis. Doina è infine un nome semplice nella sua complessità, diretto e si ricollega al tema della musica.
Alcuni ruoli sono interpretati da attori professionisti, come Maria Dinulescu e sorprende scoprire che la protagonista è interpretata da Mariana Preda, un’eccellente musicista, e ora un’ottima attrice. Come l’hai conosciuta e cosa ti ha convinto che fosse lei Doina?
Gli unici attori professionisti del mio film sono Maria Dinulescu e Carmen Ungureanu. Maria, una mia grande amica, e un’eccellente attrice ha gentilmente accettato di collaborare con me nella realizzazione di Doina. Un altro attore che aveva già recitato in un film è Robert Valeanu (in PARADA, regia di Marco Pontecorvo).
Mariana Preda è stata la scoperta più sensazionale che ho fatto da 22 anni a questa parte. Quando scrissi Doina ne parlai oltre che con Maria, anche con il Maestro Zamfir. Lui mi propose due sue allieve per il ruolo principale e fu lì che la sorte mi portò a conoscere e scegliere Mariana Preda, un’ottima musicista e da più di un anno mia compagna di viaggio. Appena l’ho sentita suonare sono rimasto emozionato, i suoi lunghi capelli e gli occhi castani mi hanno profondamente folgorato. Ed è subito nata la scintilla che ha acceso in me la passione di realizzare questo cortometraggio con lei come protagonista. Mariana si è dimostrata una bravissima attrice, con una recitazione pura e genuina che rispecchia il suo modo di essere. Da allora è colei che mi dà ispirazione, come per Dante fu Beatrice o come per Petrarca fu Laura, ogni artista ha una musa che lo ispira nel suo processo creativo. Giàda un po’ di tempo sono diventato il suo manager, nel senso che mi occupo delle sue apparizioni televisive, dei suoi spettacoli e dei filmati che diffondo su YouTube. Mariana oggi è la miglior giovane interprete del Flauto di pan. Vincitrice a tutti i concorsi ai quali ha partecipato fin ora, anche quest’anno si è aggiudicata il primo premio all’Olimpiade Nazionale di flauto di pan (in romeno nai) che si è tenuta a Cluj Napoca e al Concorso Internazionale George Enescu a Tulcea. Ha suonato in numerose occasioni in luoghi di notevole importanza, tra cui tengo a ricordare il Palazzo del Parlamento, la Sala Radio, i Media Pro Studios e di recente all’evento Marie Claire per celebrare i 3 anni della nota rivista di moda in lingua romena. Questo evento si è tenuto all’Ambasad’OR Events, un locale con cui speriamo di poter collaborare anche in futuro. Ora sto cercando di farla conoscere anche in italia dove ancora poche persone conosconoil flauto di Pan. Abbiamo già avuto modo di suonare a Milano e posso assicurarti che questo strumento viene apprezzato mille volte di piùche in Romania. Per Natale mi piacerebbe poter organizzare un concerto nella mia Carate Brianza. Sono sicuro che il pubblico l’apprezzerebbe.
Cosa consiglieresti ai giovani registi di oggi che come te hanno la voglia di creare?
Prima di tutto faccio loro i miei complimenti, ma anche ai loro genitori. Oggigiorno è molto difficile avere la libertà di fare ciò che ti piace. Conosco molte persone che hanno fatto della loro esistenza ciò che in realtà hanno voluto i loro genitori; “ragazzi fotocopie” che vivono male la propria vita perché studiano o fanno un lavoro che in realtà a loro non piace.
Voglio sottolineare il fatto che se veramente vi piace quello che fate non c’è ombra di dubbio che riuscirete nel vostro intento e che giorno dopo giorno verrete ripagati di tutto. Non abbiate paura di osare, di fare ciò che non è stato ancora fatto, di reinventare qualcosa di già visto. Date libero sfogo alla vostra creatività.
Vorrei inoltre ricordare che è essenziale rendere visibili le proprie opere, partecipare ai festival e, garantisco, non mancheranno le soddisfazioni. Inutile realizzare un film spettacolare e lasciarlo tra i file del computer.
Eccovi un consiglio molto più pratico: se non avete ancora compiuto i 23 anni non esitate a mandare i vostri corti al NFFTY di Seattle, il più grande festival al mondo per giovani talenti. Io ci sono stato e per essere sincero è stata una delle esperienze più belle della mia vita. Immaginate volare in America, conoscere centinaia di giovani registi provenienti da ogni parte del mondo, discutere con persone importanti del panorama cinematografico americano, vedere il proprio lavoro proiettato in HD in un cinema vero e proprio, rispondere alle domande del pubblico e infine come coronamento del tutto, ricevere un premio. In sintesi questa la mia esperienza: ora voglio spassionatamente che la proviate anche voi. (www.nffty.org)
Per ciò che concerne il futuro, ci puoi anticipare qualcosa sui progetti in corso? Saranno lavori che svolgerai in Romania, come nel caso di Doina, oppure in Italia?
Per quanto riguarda il futuro posso solo dirti che saràstupendo. Mi piacerebbe filmare nel mio paese che ha molto da offrire e perché no, magari girare delle scene in Romania. La collaborazione Italia-Romania è solo agli inizi. Prospetto un futuro interessante, di armonia, tra le due culture, per me, sorelle. Di recente mi sono impegnato in un progetto con la mia amica Maria Dinulescu dal titolo “Generatia Noua apreciaza si sustine Generatia Matura” (la Nuova Generazione apprezza e sostiene la Generazione Matura). Con l’ausilio di varie interviste ad artisti giovani e “maturi” vogliamo dar voce ai pensieri di entrambi per mostrare ciò che pensano e verso quale direzione stanno procedendo.
Intervista di Irina Turcanu
Per chi vuole contattare Nikolas Grasso: nikolas@nikolas.it