Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Radu Gyr (1905-1975). “Colui che ha portato Gesù in cella”

Ott 4, 2012

Radu (Demetrescu) Gyr: colui che ha portato Gesù in cella.

Poeta, drammaturgo, personalità rappresentativa per il popolo rumeno, Radu Gyr ha cantato, attraverso la sua opera, l’intera sofferenza di una generazione perseguitata e schiacciata dai regimi dittatoriali del tempo. Soprannominato “Colui che ha portato Gesù in cella” o “il Poeta delle sofferenze”, Radu Gyr è riuscito, come nessun’altro, a “sconfiggere” la tirannia dei regimi di allora, con il potere della sua penna.

Nato il 2 Marzo 1905 a Câmpulung Muscel pubblica, a soli 14 anni, nella rivista del Liceo Carol I a Craiova, il suo primo poema drammatico intitolato: “Nelle montagne”.

Diventato studente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Bucarest, debutta nel 1924 con il volume “Linişti de schituri” (Rassicurazioni di eremi).Più volte laureato (nel 1926, 1927, 1928 e 1939), Dottore in Lettere e Conferenziere presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Bucarest ha collaborato con diverse riviste letterarie del tempo: “L’Universo Letterario”, “Il Pensiero”, “Pensiero Rumeno” ecc. pubblicando numerosi articoli, studi letterari e poesie.

Nel 1940, come tanti intellettuali e patrioti del tempo, entra a far parte del Movimento Legionario. In breve tempo diventa capo della Regione Oltenia e successivamente Direttore Generale dei Teatri. Decide quindi di fondare il Teatro Ebraico.

La collaborazione con il Movimento Legionario porterà a Radu Gyr lunghi e difficili anni di detenzione sotto il governo di Carol II, Antonescu e sotto il regime comunista.

Arrestato durante il regime di Antonescu (1) viene liberato e mandato ad un programma di “riabilitazione” nei battaglioni della “Sărata” (Salata); in realtà, questa “riabilitazione” aveva come scopo lo sterminio dei legionari piuttosto che la sconfitta del nemico. Radu Gyrsupera questa impresa e ritorna dal fronte insieme a pochi sopravvissuti. La libertà non dura a lungo e nel 1945 viene di nuovo arrestato, questa volta dal regime comunista: accusato di essere giornalista, viene condannato a 12 anni di carcere politico.

Nel 1956 viene rilasciato di nuovo e arrestato dopo soli due anni di libertà. Viene condannato a morte per una poesia: “Ridică – te Gheorghe, ridică – te Ioane!” (“Sollevati Giorgio, Sollevati Giovanni!”) intitolata inizialmente “Manifesto”. Viene accusato di istigazione delle masse alla lotta contro il regime bolscevico. Ulteriormente la condanna a morte viene commutata in 25 anni di lavori forzati, ma Radu Gyr viene a conoscenza di questo fatto solo dopo 11 mesi dalla sentenza. Sconta 16 anni di detenzione fino all’amnistia generale avvenuta nel 1964.

Durante il periodo di detenzione nel carcere di Aiud (uno tra i più terribili del tempo) è stato seviziato in modo disumano: gravemente malato (soffriva di prolasso rettale cancrenato, di epatite, TBC, ed emofilia) gli è stata rifiutata qualsiasi cura medica. Nonostante tutte le atrocità subite è riuscito a sopravvivere soprattutto grazie alla forza della sua fede religiosa e alla profondità della sua poesia.

La sua creazione è molto ampia: durante gli anni di detenzione ha composto centinaia di poesie; nelle carceri però carta e penna erano vietate così come la lettura e la scrittura.

Perciò, la maggior parte delle poesie venivano memorizzate dai suoi compagni di sofferenze, scritte sui muri delle celle o sulle suole degli scarponi oppure trasmesse utilizzando il codice Morse. Simile ad un lume di speranza nel buio terribile delle prigioni comuniste, la poesia di Radu Gyr racconta la fame continua, il freddo terribile, la morte come una compagna permanente nelle carceri comuniste, le liti con Dio, il desiderio di vendetta fino ad arrivare alla scoperta della pace interiore e della fede profonda di fronte al destino assegnatoli.

Così il suo “credo” diviene il credo di un’intera generazione gettata dai comunisti “nel cuore del buio più profondo”. In questo contesto terribile la poesia, libera dal peso delle catene viene alla luce sotto il nome di “Gesù in cella”.

Forse la più rappresentativa tra le sue opere, “Gesù in cella” racconta di una visita così inaspettata quanto misteriosa: amico e Dio allo stesso tempo, Cristo “così alto e così triste” si rende partecipe alle sofferenze di tutti i detenuti; perché anche Lui, innocente, aveva portato un tempo catene.

Oggi, per l’uomo moderno è piuttosto difficile comprendere il significato e il ruolo giocato dalla poesia di Radu Gyr nel contesto terribile di allora. Nonostante il grande valore locale ma anche universale, nessuno sarà mai in grado di capire fino in fondo il vero significato dei suoi versi così come è stato compreso dai suoi compagni di sofferenze.

Nonostante tutto, la sua creazione è riuscita ha riaccendere la speranza non soltanto nelle prigioni comuniste ma anche nell’intera nazione poiché tutti, in un modo o in un altro, si sono ritrovati in essa.

Ottiene la grazia nel 1964; tuttavia, Radu Gyr non sarà mai veramente libero: perennemente controllato, pedinato, costretto a collaborare con i Servizi Segreti di allora, denigrato perfino dai suoi “compagni di penna” si spegne il 28 aprile 1975 in seguito ad una commozione cerebrale. Lascerà uno straordinario tesoro di speranza e di fede per le generazioni avvenire.

1. Ion Victor Antonescu (1882 – 1946) – politico e militare rumeno fu primo ministro e “duce”della Romania durante la seconda Guerra Mondiale (dal 4 settembre 1940 al 23 agosto 1944).

Traduzione a cura della dott.ssa Mirela Tingire

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