Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Mircea Cartarescu al Festival della Letteratura di Mantova

Dic 4, 2008

docente Diana Pavel Cassese

Scrivere sulla cultura del tuo popolo, quando ti trovi a 2000km distanza del tuo paese, significa commozione, responsabilità e “tensione” nella terminologia di Murray Krieger (“La teoria della critica”). Scrivere di Mircea Cărtărescu, il più grande poeta, prosatore e critico romeno e, per di più, il tuo professore durante la Facoltà, è un onore. Dopo tanti anni, ho incontrato Mircea Cărtărescu (nato a Bucarest, nel 1956), il 6 di settembre, a Mantova, al Festival della Letteratura. È stato invitato per parlare del suo terzo libro tradotto in italiano, Abbacinante. L’Ala sinistra (casa editrice Voland, 2007). Dello stesso autore Voland ha già pubblicato Travesti (2000) e il volume di racconti Nostalgia (2003), con il quale l’Autore si è aggiudicato nel 2005 il prestigioso Premio “Giuseppe Acerbi” per la narrativa. Sempre in Italia è anche apparso il volume di versi “Quando hai bisogno d’amore, CD doppio” (Ed. Pagine, Roma, 2003). Abbacinante. L’Ala sinistra rappresenta la prima parte di una trilogia intitolata Abbacinante (in romeno Orbitor, casa editrice Humanitas), scritta in 15 anni e composta da 1500 pagine. Questa trilogia ha la forma di una farfalla ed in Romania, sono già state pubblicate anche le altre due parti, Il corpo (Corpul) ed Abbacinante. L’Ala destra (Orbitor. Aripa dreaptă). A Mantova, Mircea Cărtărescu è stato accompagnato da Mircea Mihai Butcovan, lo scrittore romeno conosciuto ed amato in Italia, l’autore del libro Allunaggio di un immigrato innamorato (Aselenizarea unui imigrant îndrăgostit), e da Bruno Mazzoni, il bravo traduttore di tutti volumi di Cărtărescu, pubblicati nel Bel paese. Il primo, Mircea Butcovan, ha fatto l’introduzione del prosatore e critico romeno, conquistando ancora una volta il pubblico italiano con le sue disponibilità linguistiche, la sua espressività, e con il suo stile mirabolante che intreccia la poeticità con la concisione. Il secondo, Bruno Mazzoni, parla delle ragioni per tradurre i libri romeni: ”La Romania ha una grande cultura ma ancora sconosciuta ed è un peccato. La curiosità, aggiunge il traduttore, mi ha portato ha tradurre un testo dal romeno (…) Con Cărtărescu, ho scoperto una scrittura affascinante, elettrica come il blu elettrico che vela la città dei suoi romanzi, Bucarest.”.

Nonostante queste belle ma obbiettive presentazioni dei suoi amici, nonostante il fatto che l’ultima parte della trilogia ha vinto il premio letterario “Il libro del 2007”, nonostante che gli altri due libri, Travesti e Nostalgia, tradotti in italiano si sono già venduti in migliaia di copie, nonostante che l’autore di Abbacinante si è abituato (senza volere) con l’entusiasmo della gente (in Romania e venerato e nel mondo è considerato uno dei più interessanti e raffinati scrittori contemporanei: è stato tradotto in undici lingue, in inglese, polacco, bulgaro, ungherese, tedesco, norvegese, svedese,Travesti , roman, Humanitas, (tradusă în limbile franceză, olandeză, norvegiană şi maghiară) francese, olandese, spagnolo, italiano), nonostante tutto questo, Mircea Cărtărescu si commuove e si meraviglia davanti alle 150 persone che lo hanno aspettato nel cortile della Biblioteca civica “Baratta”, affrontando una temperatura che superava i 32°C, alle 16.45, l’ora dell’inizio dell’evento. Ma è vero, tutte queste persone sono a Mantova per lui e neanche il cambio dell’orario (prima, l’evento era stato annunciato alle 19) non li ha convinti ad arrendersi. Inoltre, tanti (come me, che ho fatto 300km) erano arrivati da lontano. Affabile, un po’ impacciato (ma cosi è Lui, i romeni cosi lo conoscono da casa, e cosi lo stimano e lo amano), Mircea Cărtărescu ringrazia e ancora irrequieto chiede al pubblico se per caso non lo hanno confuso. Lo scherzo fa divertire ma la serie delle autoironie continua: gentile, dopo aver ringraziato l’Italia per il premio “Giuseppe Acerbi”, l’Autore dell’Abbacinante aggiunge “è il primo ed unico premio ricevuto all’estero”. Davanti ad una tale mostra di umiltà e di sincerità scoppiano gli applausi. Cărtărescu, che non ha mai avuto spirito pratico, sembra dimenticare lo scopo dell’evento. Al posto di complimentare il suo libro, preferisce dare qualche spiegazione. Presentato all’inizio come il più grande scrittore romeno contemporaneo, Mircea Cărtărescu fa la correzione: “Vi deluderò, ma non sono io il più grande scrittore romeno contemporaneo. Anzi, non vorrei essere visto come un rappresentante della Romania ma una persona come voi e non dovete aspettare molto di più”. La gente lo ascolta e si stupisce. Come una persona uguale a noi? Quando di Lui molti critici letterari credono che Cărtărescu possa essere il primo romeno vincitore del Premio Nobel per la letteratura, quando Lui è un importante teorico del corrente postmoderno romeno, quando dappertutto in Romania si parla della sua disponibilità (ha aiutato tanti debuttanti) e della sua generosità (agli studenti ha sempre chiesto di dargli del tu e nel cuore delle sue studentesse è rimasto per il suo gesto di regalare il primo di marzo ad ogni donna presente al suo corso un mazzo di bucaneve.).

Grazie alla non pedanteria con quale parla, le farfalle del suo libro, Abbacinante, si sono trasferite negli stomachi di tutti quelli presenti. Senza intenzione, il prosatore romeno gli regala una lezione di semplicità alla quale ne aggiungerà un’altra sulla tolleranza e sul rispetto reciproco. Bravo professore (Cărtărescu ha insegnato all’Università degli Studi di Bucarest ed adesso è Professore Associato presso l’Università di Stuttgart), al posto di un’introduzione ex abrupto che può far “calare” l’interesse, M. Cărtărescu preferisce un altro momento di captatio benevolentie: auto ironizza sul fatto che il titolo Travesti del suo secondo libro tradotto in Italia, ha indotto in errore. Prima di leggere il libro, tanta gente ha pensato che ha davanti una “Bibbia Gay”. Il malinteso fa divertire ma lo scrittore romeno non supera i limiti: “Ho molta simpatia per i transessuali, per questo gruppo con alternativa dal punto di vista sessuale, solo che mi sembra strano di essere preso per un’altra persona e non per quella che rappresento.” L’atmosfera si è sciolta e con strategia, Cărtărescu vola verso la teoria e la critica letteraria mostrando di nuovo la sua cultura, la bravura con quale usa la terminologia speciale e l’agilità nel fare dei paragoni tra le opere diverse. Offre delle definizioni (per la letteratura, poesia ecc), fa dei riferimenti libreschi, trova dei punti d’incontro tra autori di paesi lontani tra di loro e risponde alle domande: “Non ho mai abbandonato la poesia (…) perché il romanzo è a mia opinione un lungo poema”.

Colto, carismatico, ironico, affascinante, Cărtărescu conquista tutti. Pian piano, l’interesse per la cultura romena è stuzzicato e la gente pone delle domande: infatti, chi è Mihai Eminescu? Perché i critici lo paragonano con il poeta italiano Giacomo Leopardi? Chi è Nichita Stănescu?

Con la delicatezza e la preparazione delle sue risposte, l’autore del’ Abbacinante riesce ad avvicinare alla cultura romena sia gli italiani che i romeni che l’ascoltano: “Eminescu (1850-1889) è un romantico di tipo tedesco, un poeta mistico, un poeta della notte e della donna (…) che per i romeni rappresenta una sintesi tra Goethe e Schiller.” Nichita Stănescu (1933 – 1983) “è l’unico grande vero poeta romeno contemporaneo (…) Non ho mai avuto coraggio di dargli del tu, gli ho sempre dato del Lei!” Tali affermazioni fanno solo riconfermare la modestia di Mircea Cărtărescu. Uno dei suoi lettori si fa coraggio per parlare del raffinamento della scrittura di Nostalgia e Travesti, una specie di letteratura fantastica, o di fantasia sogno. Anche dopo questo intervento encomiastico l’Autore romeno è rimasto umile e diffidente. Spiega lo scopo dei suoi racconti („metafisico”) e perché ha avuto bisogno di 15 anni per scrivere Orbitor: „Questo volume e per me la porta-aerei della mia flotta. Il libro si è lasciato scrivere quasi da solo in 15 anni. Sembrava che avevo in grembo un elefante. Ho fatto questa metafora perché è stata una vera gestazione per me; (…) Non ho mai saputo che cosa avrei scritto nella pagina seguente, è un libro chi si è costruito con un processo d’ispirazione permanente, come un libro direttamente dettato da qualcuno. Il manoscritto, perché io scrivo ancora a mano e non a penna, è un manoscritto assolutamente pulito, senza correzioni, per tutta la lunghezza di 1500 pagine. Io per primo sono fortemente sorpreso di quest’ opera, perché oggi non sarei in grado di scrivere neanche tre righe, per questo dicevo all’inizio che ogni scrittore deve essere infinitamente riconoscente per ogni libro che scrive.”

La cultura romena c’è! Fare 300km solo per sentire Mircea Cărtărescu a Mantova, ne vale la pena! Il pubblico è convinto: ha davanti un grande autore. Per quelli che no lo sapevano, Cărtărescu non è più un cognome ignoto. Per di più, “l’autore dell’Abbacinante non è più un artista romeno ma uno internazionale”, come ha sottolineato Mircea Butcovan, l’altro prosatore romeno presente. Per quanto ci riguarda, noi romeni non possiamo che ringraziare il Signor Mircea Cărtărescu per averci dato una lezione di modestia e di “apertura” verso l’Altro, per averci regalato un pomeriggio d’emozioni, di gioia e di speranza e soprattutto per aver portato avanti, tramite le sue opere, l’immagine bella dell’Altra Romania, l’immagine della Genialità e dell’Alta Letteratura!

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