Centro Culturale Italo Romeno
Milano

La Romania membro dell’Unione Europea e la fine della transizione post-comunista

Apr 5, 2009

 
dott.ssa Alexandra Malina Hantig

La storia dell’Unione Europea  è sempre stata caratterizzata da una crescente integrazione delle economie partecipanti e dalla progressiva estensione dell’Unione a nuovi membri. Ai primi 6 paesi (Francia, Italia, Repubblica Federale Tedesca, Belgio, Olanda e Lussemburgo) che nel 1957 avevano firmato il Trattato di Roma dando luogo alla Comunità Economica Europea (CEE), sono andate aggiungendosi nel tempo nuove nazioni che hanno contribuito a rendere sempre più vasti i confini dell’UE. Nel 1973 entrarono a far parte della CEE Danimarca, Irlanda e Regno Unito (UK). Nel 1981 fu la volta della Grecia e cinque anni più tardi (1986) di Spagna e Portogallo. Nel maggio del 2004 si realizza il più grande e ambizioso  cambiamento all’interno dell’Unione Europea con l’allargamento a ben dieci nuovi membri: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Malta, Cipro.  Il 1° gennaio 2007 ha luogo il sesto allargamento dell’Unione Europea, che ha portato il numero dei membri da 25 a 27, caratterizzato dall’ingresso di soli due paesi: la Romania e la Bulgaria. Questo allargamento tende a rimanere nell’ombra del grande ?big bang? del 2004 (1). Ma questo non significa che l’adesione della Romania e Bulgaria sia di minore importanza. Al contrario, ci sono numerosi fattori legislativi e politici che rendono lo sviluppo unico.

La prima differenza è data dal livello di preparazione dei due nuovi paesi. Bulgaria e Romania non hanno raggiunto proprio tutti i criteri necessari, mentre gli altri paesi dell’Europa Centrale e dell’Est hanno concluso in maniera molto chiara i loro negoziati di adesione. Fatto che ha spinto l’Unione europea a rafforzare la strategia di preadesione ed indicare una nuova serie di strumenti per affrontare le riforme necessarie (2).

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In termini politici, questo allargamento deve essere considerato la continuazione del processo iniziato dal Consiglio Europeo di Copenaghen nel 1993 (3). Grazie ai forti collegamenti tra i due allargamenti, il Consiglio europeo e la Commissione europea vedono l’adesione della Romania e della Bulgaria come una seconda ondata appartenente al quinto allargamento (4). E così, in termini politici, l’adesione della Bulgaria e Romania completa il grande progetto di fare cadere la cortina di ferro, oppure come spesso percepito dai paesi dell’Europa Centrale e dell’Est, la grande unificazione dell’Europa. Sia la stabilità politica che lo sviluppo economico sono sempre stati i problemi con i quali la Romania e Bulgaria dovevano confrontarsi.

Dal 1° gennaio 2007, l’Unione europea è una comunità di 27 membri, con 23 lingue ufficiali e una popolazione di 492,8 milioni abitanti. L’obiettivo prioritario della Romania ad oggi, è  rappresentato  dal rafforzamento dei progressi e delle riforme compiute per assicurare una piena integrazione nelle strutture comunitarie. Nello stesso tempo, la Romania desidera dare un contributo attivo alla realizzazione dei temi dell’agenda europea e di appoggiare delle soluzioni efficienti per i problemi dell’Unione.

Nell’ambito del Consiglio dell’Unione Europea, la Romania dispone di 14 voti, al settimo posto come dimensioni (superficie e popolazione) tra i paesi membri, ed è rappresentata nel Parlamento europeo da 35 parlamentari.  Secondo la nuova lista relativa alla rotazione della presidenza del Consiglio dell’UE, adottata dal Consiglio il 1° gennaio 2007, la Romania coprirà la presidenza del Consiglio nel secondo semestre (luglio-dicembre) del 2019 (5).

Tra il 22 dicembre 1989 ed il 31 dicembre 2006, la Romania ha attraversato un processo di ricostruzione istituzionale, legislativo, economico, politico e sociale che mirava alla modernizzazione del paese. La transizione post-comunista rappresentava una delle strade possibili che portavano ad una struttura funzionale dell’economia di mercato e ad un sistema democratico basato sullo stato di diritto. Con l’accesso all’Unione Europea la Romania ha affrontato importanti trasformazioni verso gli standard europei.  Quindi, la transizione post-comunista in Romania ebbe come obiettivo la realizzazione del carattere strutturale della trasformazione e dell’evoluzione dalla dittatura alla democrazia e dall’economia centralizzata alla libera economia di mercato (6).

L’incentivo principale per i cambiamenti legali e istituzionali, e nella transizione stessa, fu dato dall’integrazione della Romania agli organismi europei, specialmente all’Unione Europea. Questa è la ragione per cui l’opinione pubblica percepì che la transizione post-comunista fu completata quando la Romania è stata integrata nell’Unione Europea, il 1° gennaio 2007.

È importante ricordare che i malfunzionamenti della transizione hanno iniziato ad apparire dopo il 1° gennaio 2007, ma questi possono essere spiegati nel quadro delle cattive gestioni delle politiche pubbliche e imputati al ritardo nella europeizzazione dei partiti politici (e dei loro leaders) (7). Il processo di allargamento dell’UE ha ormai raggiunto una fase di stallo (la Croazia è l’unico paese che ha la possibilità, nell’arco del prossimo decennio, e probabilmente già  nel 2010, di  divenire  membro UE),  Romania  e  Bulgaria  sono destinate a rimanere per parecchio tempo la frontiera orientale dell’Unione. Non si tratta solo di un fattore geografico. Questi paesi  sono  destinati a spiccare per lungo tempo in ambito UE per  i propri  minori  costi  produttivi e il maggior potenziale in termini di crescita dei redditi – un vantaggio competitivo importante. I paesi dell’Europa centro-orientale rappresentano sempre più il braccio produttivo della vecchia Europa. È vero in particolare in alcuni comparti manifatturieri (dal tessile e pellame, nella produzione di legname, all’industria dell’auto, della plastica e gomma, in alcuni ambiti della meccanica) che hanno sperimentato negli ultimi anni un massiccio spostamento a Est di alcune fasi produttive, soprattuto grazie al rapido e consistente afflusso di investimenti diretti esteri (8).

Romania e Bulgaria sono parte integrante di questo processo. I due paesi balcanici hanno tratto vantaggio dalla propria competitività, unita alle prospettive di ingresso nell’UE, e di un  massiccio programma di privatizzazioni, per attirare ingenti investimenti dall’estero negli ultimi anni. La Romania e la Bulgaria sono da questo punto di vista tra le economie più dinamiche dell’Europa centro-orientale.

La Romania, in termini meramente demografici, è il secondo mercato tra i paesi dell’Europa centro-orientale, dopo la Polonia. Il reddito pro-capite della Romania è infatti raddoppiato nell’arco degli ultimi quattro anni, quello bulgaro nell’arco degli ultimi sei, anche se è ancora inferiore a 5.000 euro annui; si tratta di una dinamica ben più rapida di quella sperimentata mediamente dagli altri paesi dell’Europa centro-orientale.

‹‹Coscienza europea significa…differenziazione dell’Europa, come entità politica e morale, da altre entità, cioè, nel caso nostro, da altri continenti o gruppi di nazioni; il concetto di Europa deve formarsi per contrapposizione, in quanto c’è qualcosa che non è Europa, ed acquista le sue caratteristiche e si precisa nei suoi elementi, almeno inizialmente, proprio attraverso un confronto con questa non- Europa. La coscienza europea, al pari della coscienza nazionale, per dirla con Carlo Cattaneo, è ?come l’io degli ideologi che si accorge di sé nell’urto col non io? (9).

1. Vedasi, inter alia, Ott and Inglis (Eds.), Handbook on European Enlargement. A Commentary on the Elargement Process (The Hague, 2002) p. 13; Cremona (Ed.), The Enlargement of the European Union (Oxford, 2003); Hillion (Ed.), EU Enlargement. A Legal Approach (Hart, Oxford, 2004); Brimmer and Frohlich (Eds.), The Strategic Implications of European Union Enlargement (Washington, 2005), p. 9.
2. A. LAZAWSKI , And then they were twenty-seven…A legal appraisal of the sixth Accession Treaty; Common Market Law Review,  2007, pp. 401-403.
3. Vedasi A. Mayhew, Recreating Europe: The European Union’s Policy towards Central and Eastern Europe; Cambrige University Press, 1998, pag. 19.
4. Consiglio Europeo di Bruxelles, Conclusioni della Presidenza, 14/15 dicembre 2006, Doc. No. 16879/06, p. 2.
5. Decisione del Consiglio del 1° gennaio 2007 relativa all’ordine dell’esercizio della presidenza del Consiglio (2007/5/CE, Euratom), Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea 4.1.2007, L1/11.
6.V. PUS,CAS,, La transizione post comunista in Romania, op.cit., pag. 135.
7. V. PUS,CAS,,  La transizione post-comunista in Romania; op. cit.;  pag. 136.
8. M. FERRAZZI e D. REVOLTELLA: Bulgaria e Romania, nuovi confini europei-in Rivista EAST (Europe and Asia Strategies) 16/ottobre 2007, pp. 52-55.
9. F. CHABOT, Storia dell’idea d’Europa, Bari 2001, pag. 23.

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