Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Italia-Romania, oltre i pregiudizi

Dic 4, 2008

Italia-Romania, oltre i pregiudizi

“La Romania non ha nulla da invidiare agli altri paesi europei!” (Lorenzo Bernorio, coordinatore delle attività di ricerca dell’Osservatorio sulla reciproca percezione d’immagine tra italiani e romeni).

Cominciamo queste righe con un ringraziamento (indirizzato) all’Ufficio Europa ed alla Delegazione Caritas della Lombardia per la perfetta organizzazione dell’incontro del 27 novembre, tra i romeni e gli italiani, a Milano. Il “pretesto” è stato il rapporto Caritas – Dossier statistico immigrazione con la pubblicazione del libro “Romania: immigrazione e lavoro in Italia. Statistiche, problemi e prospettive”, Idos, 2008. Questo libro è il terzo di un grande progetto della Caritas Italiana che cerca di spiegare il processo di integrazione europea e il suo impatto sul fenomeno migratorio.

Gli altri due volumi sono: “Europa. Allargamento a Est e immigrazione” (2004), “Polonia. Nuovo paese di frontiera. Da migranti a cittadini” (2006). Noi, la comunità romena, ringraziamo gli organizzatori (tutti italiani!) perché ci hanno offerto più di una presentazione di un libro sulla Romania; ci hanno coinvolti in un dibattito di ampio interesse, creando un’immagine obbiettiva del Paese dei Carpazi. Dicendo obbiettiva, ribadisco il fatto che è una cosa diversa quando parla della sua terra un romeno, rispetto a quando spiega come stanno veramente le cose un italiano, come Antonio Ricci, così preparato e così convincente. Le sue parole non solo hanno reso più accessibile le statistiche alle persone nella sala (la presenza ha sfiorato una sessantina di persone, tutti puntuali alle 9 del mattino!!), ma sono valse più di una campagna pubblicitaria sulla Romania. Il bravo ricercatore è riuscito a smantellare i pregiudizi sui romeni, partendo dall’osservazione che nell’ottocento gli italiani emigravano nel paese di Dracula, vedendolo come una seconda California, ed oggi i 6000 italiani che vivono in Romania sono trattati benissimo, essendo anche rappresentati nel Parlamento. “L’interscambio tra i due paesi è di 12 miliardi di euro all’anno (un obiettivo che con l’India si raggiungerà solo tra due anni).” Addetto della trasparenza, Antonio Ricci ha sottolineato la differenza tra i romeni e i rom, l’assomiglianza delle nozioni creando disagi ai primi. Anzi, sono state dette cose nascoste fino adesso: “gli immigranti ricevono 40% in meno delle opportunità degli italiani. Non si tratta di discriminazioni visibili, ma di un dato concreto che si rispecchia nelle attività di tutti i giorni: i romeni hanno incontrato resistenze nei Comuni, all’Anagrafe, nelle Questure e hanno denunciato il disagio.” Il pubblico ci rimane male ad una verità come questa svelata dal Sig. Ricci : “solo 1/5 delle denunce penali riguarda gli stranieri e non sono i romeni i principali malfattori; solo ¼ delle condanne riguarda gli stranieri, e solo 1/3 dei detenuti sono immigrati. Il 90% dei romeni in Italia svolge un’attività lavorativa. (…) Immigrati non è uguale a delinquenti, anzi loro concorrono per il 9% al prodotto interno lordo dell’Italia.” Antonio Ricci non omette di dare soluzioni alla domanda come intervenire sull’immigrazione: “Come in prospettiva, Romania e Italia saranno paesi di immigrazione, come gli imprenditori italiani si insediano in Romania (…), ci vogliono più risorse per l’integrazione, per i mediatori culturali (questi lavorano senza contributi pagati!!!), più fondi europei per le attività interculturali delle associazioni(…). Bisogna fare perno sulla legalità (necessità di norme fattibili) e bisogna collaborare di più con i paesi di origine.”
In seguito alle analisi di Antonio Ricci, ha parlato Lorenzo Bernorio, dell’Osservatorio ITRO sulla reciproca percezione d’immagine tra italiani e romeni. Come in Penisola mancano le informazioni sulla cultura romena e sulla collocazione nello scacchiere internazionale, esiste ancora una forte identificazione tra rom e romeni che influisce negativamente la percezione della Romania in Italia: “In positivo, ai romeni è riconosciuta una discreta capacità di intraprendere ed un’attitudine al rischio ed al cambiamento. In negativo, ai romeni è attribuito un basso livello culturale, una scarsa attitudine alla cultura e alle arti, bassa attenzione alla legalità, atteggiamento poco aperto e solidale”.”La realtà romena è un’altra, segnala Lorenzo Bernorio: la quota di diplomati laureati in Romania è molto più alta di quella registrata in Bel paese. (…) In Romania, 49% dei residenti sono con istruzione secondaria superiore. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, in Romania è di 4,3% ed è più alto degli altri 15 paesi già nella Comunità europea, ma è più basso degli ultimi paesi entrati nell’UE. Questa è una cosa positiva ma da pochi conosciuta”. Quando si arriva ai risultati dell’inchiesta sul tratto dominante del profilo della Romania, siamo noi, i romeni lì presenti, a rimanerci male: siamo visti dagli italiani come “popolo che emigra”!!! è grave se veramente pensano questo su di noi!! Meno male che “la Romania è considerata pienamente uno stato europeo”, peccato che “tuttavia pesa ancora l’eredità comunista”. Ci riprendiamo sentendo che, praticamente, i sondaggi fanno vedere che, in Italia, la gente non prende sempre come tale le notizie della media, spesso esagerando e mettendo in cattiva luce gli stranieri: “Per 6 italiani su 10, l’opinione sui romeni è rimasta la stessa dopo l’ingresso della Romania in UE (7 su 10 nell’ambito dei decisori). Il 33% dei cittadini ed il 25% dei decisori dichiarano un’opinione peggiorata. 6 romeni su 10 hanno conservato lo stesso parere sugli italiani (gli italiani sono considerati aperti e cordali, ma non molto solidali, con una bassa attenzione alla legalità e con una venatura di razzismo). Le conclusioni sono incoraggianti: “In realtà, non c’è una netta valutazione positiva sui romeni dalla parte degli italiani, ma non c’è neanche una netta valutazione negativa.” Don Roberto Davanzo (Direttore di Caritas Ambrosiana), Padre Traian Valdman (Vicario Eparchiale Ortodosso di Milano), Enrico Panero (Direttore della rivista Euronote), Violeta Popescu hanno parlato anche loro sempre in maniera obbiettiva: del contributo degli operai romeni alla crescita del PIL in Italia, della dedizione delle badante romene, dei 16000 imprenditori romeni (nel 2007), dei sacrifici dei mediatori culturali romeni e degli innumerevoli intellettuali romeni (giornalisti come Magdalena Lupu e Georgiana Baciu, coreografi come Gh. Iancu e Marinel Ştefănescu, violinisti, come Viginia Popescu e Ştefan Coleş), i veri ambasciatori della Romania, in una Italia indotta in errore dai mezzi di comunicazione che insistono sui casi di delinquenza e dimenticano l’infinità di cose belle fatte dai romeni, a volte sacrificando la loro vita (le morti bianche). Gli interventi degli invitati hanno avuto un impatto incredibile ed immediato: contenti e rassicurati che Romania non è solo quello che vedono in televisione e quello che leggono sui giornali, gli italiani presenti hanno fatto amicizie, hanno richiesto il giornale Obiectiv, hanno pure fatto delle fotocopie dell’ultimo numero dell’Obiectiv, quando gli esemplari portati sono stati esauriti. Ravvicinati più che mai, gli italiani e i romeni si sono dati appuntamento al prossimo evento, fissato per il 13 dicembre, l’incontro con le 15 personalità intervistate dalla scrittrice Violeta Popescu nel libro Personalità romene in Italia. Interviste, storie ed esperienze.

Grazie Caritas per aver creato le premesse di un tale riavvicinamento tra due culture infatti così vicine, per aver fatto dei rapporti sul nostro popolo, per averci dedicato un libro limpido, ben documentato “Romania: immigrazione e lavoro in Italia”, un volume non solo di statistica ma anche di geografia, di storia e di cultura romena, una prova che i romeni in Italia non sono più solo un “caso” da studiare ma anche un’affidabile partner europeo.

Diana Pavel CASSESE

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