Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Luminita Dobrescu, cantante

Mar 31, 2009

Luminita Dobrescu

Luminita Dobrescu

 

Esistono sempre i valori esistenziali che derivano dal luogo in cui sei nato e cresciuto; i ricordi ce li portiamo dentro, come se fossero una matrice…

Il suo nome è stato sussurrato per qualche decennio in Romania durante la dittatura di Ceausescu. E’ stata un mito per i romeni che sognavano la libertà. Nel pieno del successo artistico della sua carriera musicale lei ha lasciato la Romania negli anni ’70. Com’è arrivata al punto di prendere questa decisione ferma senza paura delle conseguenze?

Innanzitutto devo calarmi di nuovo nell’atmosfera dell’inizio degli anni ‘70. È difficile guardare oggi con gli occhi di allora. Per tanto tempo, l’idea di libertà, di potersi esprimere, quella di viaggiare, sono stati nei sogni di tutti i romeni. Ho lasciato la Romania perché volevo essere una persona libera, il mio carattere è così, ho sempre espresso quello che sentivo. Quando sei giovane questo bisogno è molto pressante. Al di là dei successi che avevo riscosso, mi sono domandata come avrei potuto continuare una vita sapendo che un giorno non mi sarebbe più appartenuta nella sua totalità in termini di libertà. Così sono partita. E’ molto difficile accorgersi di un certo contesto, intuire cose che accadranno. Gli anni ‘70 non significano solo il periodo della fame, delle lunghe file davanti ai negozi, al quale il popolo romeno sarà successivamente sottoposto, ma anche e soprattutto la mancanza di libertà, l’ignoranza di ciò che accadeva intorno a te. Il segnale per me è stato molto chiaro. Ad un certo punto, sullo sfondo di questa bella immagine di cui godevo, avrei dovuto pagare un tributo, per il quale avrei dovuto venir meno alla mia dignità. Dopo il Festival “Cerbul de Aur” sono seguiti concerti sia nei paesi comunisti che in Occidente. Dappertutto, sia in tournée, che nei concerti, eravamo accompagnati, in modo discreto da certe persone, che erano come ombre dietro di noi. Poi, piano piano, hanno iniziato a suggerirmi di trasmettere certo tipo di immagine del paese all’estero. Era un suggerimento molto discreto, direi piuttosto delle insinuazioni. All’inizio non potevo avere una posizione categorica e quindi mi facevo vedere neutrale, poi però mi ero accorta che non potevo rifiutare all’infinito queste proposte, e che avrei dovuto conformarmi al piano delle autorità. In ogni caso, mi sono accorta che prima o poi avrei dovuto cedere. Le cose erano tali per cui dal successo sarei potuta facilmente cadere in disgrazia. A volte, la vita ti offre delle occasioni, e sta a noi saperle cogliere. Grazie alle tournée, ho cominciato farmi un’idea di quello che significava davvero un mondo libero.

Queste tournée le hanno dato la possibilità di lasciare il paese grazie al suo lavoro di artista e non fuggendo…

Durante degli spettacoli all’estero, sono entrata in contatto con altri artisti del mondo della musica. Prima di andar via, avevo già una proposta chiara per una collaborazione con una casa discografica di Berlino. In quel periodo ero sposata, ma il mio matrimonio non costituiva un modello di felicità e si prefigurava il divorzio. Nello stesso tempo pensai che sarebbe potuta diventare una partenza definitiva, e quando ho avuto questa certezza, ho rischiato il tutto per tutto e ho ricominciato da capo. E’ evidente che nel momento in cui decisi di rimanere in Germania, le autorità di Bucarest presero questa mia decisione come un grande affronto, “A Luminita Dobrescu non mancava nulla, perché andarsene?” ci si chiedeva. Non sono andata via per soldi: in quel momento la mia situazione economica molto buona ed ero pagata come un’artista del popolo. Se oggi mi chiedi se lo rifarei, direi di no, avrei preferito restare in Romania vicino alla mia famiglia che ora purtroppo non ce più. Sono sacrifici, la vita ti mette sempre davanti cose che non avresti mai immaginato.

Chi era Luminita Dobrescu prima del festival internazionale di musica leggera “Cerbul de Aur”, concepito in Romania come una copia di San Remo in quegli anni? Da dove arriva la passione per la musica e come ha cominciato?

Sono nata a Bucarest in una famiglia modesta. Mio padre lavorava all’Istituto di Architettura come disegnatore: aveva partecipato come tante persone della sua generazione, alla seconda guerra mondiale dove, aveva ricevuto numerose decorazioni per i suoi meriti. Anche lui rimase segnato dal periodo in cui era vissuto, e manifestò sempre grandi riserve per quanto riguardava l’iscrizione al partito comunista; era stato invitato spesso a entrare nel partito per avere l’avanzamento al grado di generale, ma aveva rifiutato ogni volta. La parte artistica, credo di averla ereditata da lui, era di indole sensibile, con una forte inclinazione verso il disegno. Mia madre invece era una donna speciale, di grande sensibilità, le piaceva creare i modelli di abiti. In famiglia non abbiamo avuto artisti, nel senso che non è stato nessuno ad indirizzarmi verso la musica e la pittura. Come la maggior parte dei giovani di quei tempi, ero iscritta all’Unione dei Giovani Lavoratori (Uniunea Tineretului Muncitor), dove ho iniziato a cantare da quando ero al liceo. Il mio debutto è stato con la musica popolare, poi sono entrata in televisione. Nel frattempo studiavo al Conservatorio di Musica di Bucarest, nella sezione pedagogica.

All’inizio la sua carriera musicale è stata legata al debutto nelle trasmissioni televisive del canale nazionale romeno, per poi essere una delle partecipanti al festival internazionale Brasov?

È così, il mio debutto è avvenuto sul canale nazionale romeno nel 1965, con un quartetto di musica popolare; ho cominciato così e poi ho incontrato dei veri professionisti che hanno creduto in me e mi hanno sostenuta. Ricordo in particolare Ileana Pop, professionista molto esigente e poi amica, e Valeriu Lazarov. Avevo interpretato in un film La scarpetta di Cenerentola. Ho iniziato a cantare in diverse trasmissioni artistiche, facevo concerti nel paese e all’estero, e poi è arrivato il momento del Cerbul de Aur! Anche se era passato solo un anno dall’ideazione del festival, questo aveva assunto un notevole prestigio sul piano internazionale. Per qualsiasi giovane che desiderasse fare una carriera musicale, la partecipazione a questo evento rappresentava un’occasione molto importante. La prima edizione aveva avuto un grande impatto in Romania. Grandi nomi a quell’epoca avevano partecipato e si erano fatti una fama. Ceausescu aveva avuto l’idea del festival e della sua organizzazione in una città della Romania, Brasov, luogo pieno di storia e di grande bellezza. Avevo partecipato con una bella canzone intitolata “ Of inimioara”.

Praticamente, il Festival “Cerbul de Aur” è stato organizzato nel 1968, dietro il desiderio del Governo romeno, che voleva dimostrare all’Ovest che la Romania è un paese aperto. In quel periodo, si diceva che il festival dell’est fosse proprio come quello dell’ovest, è vero? Si percepiva questa apertura che il Governo di Bucarest esprimeva in quel momento?

Apparentemente, si sarebbe detto di sì! Dava proprio quell’impressione! Sicuramente ha avuto uno straordinario impatto, così grande che hanno dovuto sospenderlo per non fare prendere ai romeni il gusto della libertà. Però, in quel momento, i romeni erano in contatto con noi artisti, con un altro mondo che si allontanava sempre di più dalla Romania. A distanza di un anno dalla mia partenza, Ceausescu aveva chiuso l’organizzazione del festival proprio per il timore che i romeni entrassero in contatto con questo mondo libero, che evidentemente suggeriva un contesto di democrazia e libertà. Erano venuti grandi nomi alle prime edizioni del festival: Charles Aznavour, Cliff Richard, Dalida, Josephine Baker, Rita Pavone. Brasov era una città piena di storia, di tradizioni, quindi rappresentava un ottimo biglietto da visita per la Romania.
Come è stato il momento del trionfo ? Che ricordi conserva ? Cos’ è accaduto dopo ?

Sicuramente emozionante! Sembra ieri! Non me lo aspettavo! In una competizione internazionale tutti danno il loro contributo. Il fatto che il festival fosse organizzato in Romania non portava nessun beneficio per i candidati romeni; nel primo anno aveva vinto un cantante del Belgio e la giuria era internazionale. Il premio ha dato sicurezza a me e al mio credo artistico, oltre che una grande gioia.

Perché credete che le autorità di Bucarest siano rimaste così male alla sua partenza, al punto da non considerarla più una diva, bensì una traditrice di patria e a emettere una condanna politica di 10 anni, con il divieto di entrare in patria e di essere trasmessa sul canale radiotelevisivo?

La mia partenza, a distanza di un anno dal festival di Brasov, fu un colpo tremendo per l’immagine delle autorità comuniste di Bucarest. Un artista del popolo, amato, conosciuto e ben pagato che se ne va dal proprio paese … Come mi sono potuta permettere un simile affronto? Fu per loro un grande schiaffo, il festival poi non si fece più. Non li ho ripagati con la moneta che loro si aspettavano e il danno alla loro immagine fu tale da punirmi in maniera tanto forte. Al di là di questo, loro sapevano molto bene perché io andavo via, non ero né la prima né l’ultima che sceglieva l’esilio!!! La polizia politica del partito si muoveva molto bene in questi casi. Mi fu ritirata la cittadinanza, conformemente alla legislazione di allora. La condanna politica la subivano tutti quelli che scappavano e dopo qualche ricevetti l’amnistiata. Il peso più grosso che ho portato nel cuore in quei anni, è stata la lontananza dai miei genitori, rimasti da soli a Bucarest, essendo io figlia unica. Non è stato per niente facile neanche per loro! Mia madre a volte diceva: “se tu non avessi vinto al Cerbul de Aur, saresti rimasta con noi”. Al di là di questo dolore, loro hanno capito bene la mia motivazione…

Intervista tratta dal volume “Personalità romene in Italia”, di Violeta Popescu, Edizioni dell’Arco, Milano 2008.

 

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