Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Inaugurazione della mostra del maestro Marinel Stefanescu, Milano 25 marzo 2010

Apr 25, 2010

Foto: da destra a sinistra: Ermes Rigon, Violeta P. Popescu

Ci conosciamo, il Maestro Marinel ed io, dal tempo in cui, insieme con l’etoile Liliana Cosi, ha dato vita alla Compagnia e alla Scuola di Balletto classico a Reggio Emilia.

Ho sempre visto in lui un “artista”nel senso vero, cioe colui che, in un primo tempo attraverso la danza e successivamente attraverso forme e colori, sa evidenziare la purezza, la vera “spiritualita”, nella sua piu profonda concretizzazione: cio che non muore nell’anima.

Stefanescu, in tutti questi anni, ha voluto mostrare la bellezza e la specificita dell’animo romeno, del popolo d Romania. Lo ha fatto dapprima come ballerina e coeografo e successivamente ha trovato nella pittura e soprattutto nei colori, una forte ispirazione, nella quale riversare il suo intimo, la sua ricerca a volte affannosa, a volte tormentata, a volte lirica, a volte distesa e serena, di verita, di autenticita.

Si puo dire espressamente che il suo amore per l’umanita, per il mondo, per l’europa, per la sua Romania e per l’Italia, esprime e manifesta la sua ricerca dell’Infinito, del’Invisibile, dell’Eterno, dentro di se e fuori di se.

Ha avuto il coraggio, attraverso vere e proprie mostre di pittura, di esternare la sua “passio vitae”, la sua “passione di vita” nel suo significato piu profondo. Da “patio” che significa “passion profonda”, “soffrenza acuta”.

Eccolo quindi presentarsi “libero”, “sciolto” nei suoi tormenti e nella sue estasi, nei suoi slanci e nei suoi abissi, nelle sue aurora e nei suoi tramonti, nelle line distese e line contorte, nei colori caldi e nei colori notturni.

Marinel “mostra” la sua umanita, profondamente ricca di ogni sfumatura che ciascun uomo vive nella quotidianita, acuita da una sensibilita provata dalla vita di artista.

Spesso mnifesta “fuore” nella gestualita immediate, lasciata li, mai ripensata o coretta. Non vuole sublimare, Marinel. Vuole piuttosto “monstrare”, evidenziare. Vuole piangere e soffrire con l’uomo, accanto ad ogni uomo.

Ho letto un messaggio che mi sembra emblematico di Chiara Lubich, una delle maggiori mistiche del nostro tempo, della quale si sentiva “figlio” amato. Dice:

Carissimo Marinel,

Ho visto i tuoi dipinti che mi sono molto piaciuti. Ti auguro che, attraverso la varie espressioni della tua arte, tu sappia transfondere il bello, che e pure un attributo di Dio.

Chiara Lubich agosto 1998

Incredibile, Marinel. Dopo una carriera di oltre 30 anni, sulle piu prestigiose scene del mondo, coreografo e pedagogo, direttore di scena, scenografo, ha messo in gioco tutto se stesso per dedicarsi, senza esitare, alla pittura, come flusso di sacralita (spirit, dono).

Qui trovo la sua musicalita, il sublime che e essenza di forza spiritual. La sua pittura, ma anche la sua coregrafia e pedagogia e un atto di fede e di convizione. Fede nella bellezza, nell’equilibrio dei movimenti, nella composizione rinnovata, nelle “performance” prodotte con intensita. Ovunque porta una presenza viva ed emozionante.

Nel 1978 nel dare vita alla Associazione di balletto classic. La Cosi e Stefanescu avevano espresso: “… ci proponiamo di coltivare e di diffondere il balletto, (ora potrei aggiungere la pitura per Marinel) quale espressione di arte e di cultura, strumento di elevazione e liberazione, oltre ogni confine sociale e nazionale, momento dell’armonia e della bellezza che l’anima di ogni uomo ricerca…”

Mi pare che tuttora il Maestro voglia mantenersi fedele a questa coltivazione e diffusion dell’arte come strumento di elevazione.

Continua dunque cosi, a segnare questo nostro tempo, di fiducia e di speranza, in questo buio cultural. Continua ad additare la tua cara Romania come portatrice di cultura e di nuova capacita di dialogo con tutti noi.

Ti auguro di mantenere la tua intensita di spirit e di continuare a donare speranza per diffondere armonia e bellezza ovunque.

Ermes Rigon

Discorso in occasione della inaugurazione della mostra, 25 marzo 2010

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