Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Eminescu, voglia di luce; 159 anni della sua nascita 15 gennaio 1850

Gen 14, 2009

Eminescu, voglia di luce

“Perché leggere Eminescu?” mi chiese un giorno una giovane ragazza, jeans attillati e fare aggressivo e sospettoso. “É così vecchio, antiquato! C’è di meglio da fare.” Lì per lì non ho saputo cosa rispondere. Ci spiazzano sempre le domande che non dovrebbero mai essere fatte. Del resto non mi avrebbe nemmeno sentito, perchè la domanda non prevedeva risposta e solo pochi secondi dopo il suo pensiero era già rivolto altrove, archiviando l’argomento come cosa inutile su qui non valeva la pena soffermarsi.
Per lei, i giovani come lei e anche quelli che giovani non lo sono più vorrei abbozzare una risposta alla domanda da non fare. Non è obbligo di nessuno leggere Eminescu e lui stesso non si sarebbe mai sognato di pretenderlo. Si può vivere tutta la vita senza nemmeno conoscere il suo nome. Le sue poesie non si possono spalmare su un pezzo di pane e non ci garantiscono un aspetto migliore o un abito più bello da indossare. Su questo la giovane donna non aveva torto. Ma se nel nostro cuore brucia ancora la fiamma dell’inquetudine, della ricerca disperata di un senso a questo nostra vita così breve e sfuggente, se non ci bastano più le risposte prestampate che ci vengono incollate adosso e le verità di carta pesta in vendita al miglior offerente, allora fermiamoci un po’ e regaliamoci qualche minuto di tregua.
D’accordo, lui è morto tanto tempo fa, peraltro giovane e solo, e tutti i suoi versi e i suoi sonetti non gli sono serviti per allungare la propria vita nemmeno di un giorno.
Ma nel breve tempo che gli è stato concesso su questa terra ci ha lasciato tante tracce di luce da bastarci per secoli; “guarda, la strada è lì” sembra dirci nelle sue opere, “io ci sono passato e ho camminato per un pezzo, ora tocca a te, te la lascio, non fermarti.” Nessuno vive abbastanza a lungo da tracciare la strada fino in fondo e lasciarci l’indirizzo di Dio. Ma forse qualcuno ha percorso qualche metro più in là, portando la luce là dove noi non abbiamo ancora osato camminare.
Tutti nasciamo con la fiamma accesa nel cuore, solo che poi ce ne dimentichiamo, lasciandola spegnere giorno dopo giorno. Può una poesia salvarci la vita? Chi può dirlo? Forse no, ma di certo può trascinare la nostra anima fuori dal buio.
E potrebbe forse addolcire il tuo sguardo di ventenne arrabbiata con il mondo, mia giovane amica.
E qualche volta sì, si può anche spalmare su un pezzo di pane, perchè la vera fame di noi esseri umani è la fame di luce che senza saperlo andiamo cercando di porta in porta e di vita in vita.

Ingrid Beatrice Coman

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