Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Alcuni aspetti sul Movimento Legionario in Romania (1)

Feb 10, 2013

Alcuni aspetti sul Movimento Legionario in Romania.

Affrontare un capitolo fondamentale della storia romena, come ad esempio il Movimento Legionario, il suo significato nello spazio romeno, rimane ancora nella cura di una giovane generazione di storici – un argomento che deve essere tratatto con un approccio multidisciplinare per offrire la complessità del fenomeno.

Il Movimento Legionario era come riteneva un grande uomo di cultura e pensatore cristiano romeno Petre Țuțea ‘un movimento di risveglio cristiano e nazionale” in Romania’, ‘.. Tutte le personalità più importanti della Romania hanno aderito al Movimento Legionario…”

Nella storiografia romena l’argomento rimane ancora molto discusso e controverso, malgrado l’apertura dei fondi archivistici che hanno dato delle nuove prospettive sul periodo interbelico romeno e l’episodio dell movimento legionario.

Offriamo ai nostri lettori un materiale estratto da una tesi di laurea elaborata da Andreas Massacra che studia all’Università degli Studi di Milano, tesi che propone una visione storica e teologica sull’argomento con il titolo: La Guardia e Dio. Fondamenti storici politici e religiosi della Legione Arcangelo Michele’.

Per l’approfondimento Andreea Massacra ha seguito presso il nostro Centro Culturale di Milano un corso di lingua romena.

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L’autore stesso confessa il suo interesse per l’argomento: Nelle premesse si è poi soliti indicare il perché compiamo certe indagini su certe materie, perché scegliamo di studiare un determinato argomento. Abbiamo una risposta: tutto ciò che è indagabile è degno d’essere studiato, procedendo nella conoscenza l’uomo acquista libertà; il viaggio probabilmente non avrà mai fine, ma questo non deve vanificare lo sforzo di riflettere, studiare ed indagare per salire anche un solo gradino della scala della libertà. Se non convince questa risposta allora risponderemo con un’altra domanda: e perché no?

Il Movimento Legionario Romeno.

Idee, struttura, spirito e funzioni

E’ opportuno sottolineare che Legione dell’ Arcangelo Michele non fu un partito, bensì, innanzitutto un movimento, anche se particolare : “ […] la ‘Legione Arcangelo Michele’ sarà una scuola e un esercito più che un partito politico.”1.

La Legione per volere dello stesso Codreanu non aveva un programma perché i programmi erano l’ elemento caratteristico dei partiti corrotti che essa combatteva. La Legione era questione di fede nella resurrezione della Stirpe, inoltre come scrisse Codreanu:

“Il Paese va in rovina per mancanza di uomini, non per mancanza di programmi. E’ questa la nostra convinzione. Dobbiamo quindi non elaborare nuovi programmi, ma allevare uomini, uomini nuovi ”2.

Il compito della Legione era di cambiare l’essenza dell’uomo che deve vincere il male che è in lui e nel suo spirito, esso sarà un nuovo tipo di Romeno: fiero, nobile, disciplinato, pronto al sacrifico per il bene della Stirpe.

Oltre a questo aspetto rivoluzionario stava un aspetto conservatore che faceva i legionari rigettare l’industrialismo, il capitalismo, la ricerca del profitto, che avevano corrotto, secondo loro, l’anima della Romania legata alla religione e alla vita agreste, distruggendo ciò che c’era di buono e non offrendo valide alternative. La democrazia veniva rigettata come portato di questa falsa, nuova cultura, non a priori ma poiché essa era contraria alla storia della Stirpe, essa rendeva impossibile il perseguimento degli interessi della Nazione. La democrazia non aveva autorità, non permetteva, per via della sua fragilità, alcuna pianificazione di governo, non rendeva capaci i politici di governare per il bene del popolo perché essi dovevano sempre rendere conto del loro operato agli interessi dei poteri della finanza e degli agenti elettorali grazie ai quali essi erano eletti. Il vero capo non doveva essere eletto dal popolo ma era naturalmente emergente e doveva avere delle ben precise qualità: la creatività, la purezza d’animo, la fede in Dio, l’amore, il sacrificio di sé, volontario ascetismo. Così egli avrebbe potuto agire per il bene di coloro i quali egli comandava. La democrazia inoltre era individualista e considerava l’individuo al di sopra della nazione presente e di quella storica (che veniva del tutto dimenticata). Nella dimensione legionaria la prospettiva era ribaltata poiché l’individuo doveva essere al servizio della nazione presente questa a sua volta doveva essere conscia dei doveri che aveva verso la storia e verso la provvidenza divina. La democrazia in ultima analisi era contro la Stirpe perché ne soddisfaceva solo gli immediati bisogni materiali e non ne promuoveva una risurrezione spirituale. La Legione non ammetteva il compromesso democratico: o il suo programma di riforma dell’animo umano sarebbe stato eseguito in toto o non sarebbe stato affatto. Codreanu commise l’errore di identificare la forma particolare che la democrazia aveva assunto in Romania con la democrazia tout court. Conseguentemente la Legione guardava con simpatia all’istituto monarchico: “In sé, però la monarchia è sempre buona. Non bisogna confondere l’uomo con l’istituzione, traendone conclusioni false.”3. Il monarca doveva fare ciò che doveva, nel senso che doveva agire conformemente ai piani che Dio aveva tracciato per la Stirpe. Il sostegno all’istituzione monarchica è un punto sul quale fascismo e Legione divergono, perché il fascismo subì la monarchia e fu sempre costretto a convivere con lei in un sistema duale che restò in vita finché fece comodo a entrambi. La Legione non era dittatura poiché il dittatore si imponeva al popolo, si contrapponeva ad esso, mentre il capo legionario era l’incarnazione del volere della nazione, il regime legionario era una forma nuova di reggimento in cui il capo veniva riconosciuto e che riceveva consenso. La domanda che ora sorge spontanea è come Codreanu stabiliva chi dovesse tenere il reggimento politico: il popolo doveva essere governato dai suoi uomini migliori, un ceto di élite che sorgeva dal popolo per le sue attitudini al comando e le sue qualificazioni, senza alcuna elezione democratica poiché spesso la maggioranza non sapeva cosa scegliere. Il ceto guida oltre a governare il paese avrebbe dovuto assicurarsi di ricercare e allevare i membri del ceto guida che gli sarebbe succeduto tramite un criterio di selezione sociale, in base al quale fossero i più adatti a essere scelti; l’ereditarietà e i privilegi di nascita dovevano essere aboliti perché non erano criteri migliori della democrazia. La selezione sociale non poteva coesistere né colla democrazia né con l’ereditarietà perché o contava una selezione oppure l’opinione della massa oppure l’ereditarietà del sangue. È opportuno ora chiarire cosa Codreanu intendesse per Stirpe, la quale comprendeva: “Tutti i Romeni che vivono attualmente, tutte le anime dei morti e le ossa degli antenati, tutti coloro che nasceranno romeni.”4 In questa concezione la Stirpe possedeva un patrimonio biologico, un patrimonio materiale e soprattutto un patrimonio spirituale che si componeva del suo onore, della sua concezione di Dio, della vita e del mondo, e di tutti i suoi prodotti culturali. I nemici della Stirpe erano i nemici di Dio perché si opponevano al destino tracciato per essa, quindi giudei, comunisti e politicanti corrotti dovevano essere affrontati e vinti per il bene di questa Stirpe.

Il rifiuto di un programma si manifestava anche nell’attenzione che la Legione portava per i problemi locali delle realtà in cui essa aveva un distaccamento, o Cuib (nido). I problemi pratici alla cui soluzione i legionari si adopravano erano magari l’aiuto di un lavoratore malato, di un vecchio contadino.

La cristianità della Guardia di Ferro si manifestava nella politica: la Legione rispondeva con violenza alla violenza, ma i legionari sapevano che stavano commettendo degli atti violenti e quindi contrari alla religione cristiana, conseguentemente essi si consegnavano alle autorità per espiare la propria colpa con la sofferenza. La sofferenza e il sacrificio erano parti integranti e fondamentali della formazione legionaria, quando un uomo entrava nella Legione doveva primariamente chiedersi “Che cosa posso dare, che sacrificio posso fare io per la mia terra?”5

La nuova società generata dalla rivoluzione legionaria sarebbe stata una aristocrazia della virtù.

L’ente organizzativo primario era il Cuib, le direttive per i capi di Cuib e per i legionari vennero scritte da Codreanu in quel vademecum che fu il suo libro intitolato: Il Capo di Cuib.

Il Cuib era la cellula base dell’intero organismo legionario, ed era composto da tre a tredici individui. Il capo del Cuib veniva scelto naturalmente, cioè emergeva grazie alle sue qualità: saggezza, coraggio, responsabilità, giustizia, senso di responsabilità, solidarietà, correttezza, moderazione, onore, educazione, lealtà, lucidità nelle decisioni. Il capo di un Cuib aveva compiti molto importanti dovendo infatti vigilare sia sulla moralità di se stesso che dei suoi sottoposti, e preservare unità di intenti e di pensiero poiché nulla era più nefasto per un Cuib che la divisione interna e la discordia. I legionari dovevano accettare le decisioni del capo e agire all’unisono con le sue direttive, da ciò segue sia che i legionari non dovevano contestare apertamente il capo del loro Cuib, sia che il capo doveva con le proprie azioni e decisioni meritarsi e guadagnarsi il rispetto dei legionari poiché chi era capo non lo era a vita ma solo fino a quando egli emergeva grazie alle sue qualità. Il capo del Cuib doveva anche vigilare sui novizi affinché non si introducessero nella Legione elementi guasti. Le funzioni erano:

“Capo di Cuib. Capo di distaccamento. Capo di settore. Capo di squadra, di campo, di cantiere. Capo di corpo legionario. Capo di circondario. Capo di regione. […]La funzione determina il grado.”6.

Lo scopo per ogni legionario, per ogni Cuib, era far sì che la Romania divenisse legionaria e per fare questo un legionario doveva dare quanto di più profondo possedeva: lavoro, sofferenza, anima.

Per essere un vero legionario bisognava passare da tre tappe fondamentali: il monte della sofferenza, la selva delle fiere selvagge e la palude dello scoramento. Scrisse Codreanu:

“Il Capo della Legione, quando valuta la personalità di un legionario, non si basa né sull’età né sulla popolarità (cioè sul numero degli uomini che questi ha intorno a sé) né sull’abilità- ma su questi tre esami ”7.

L’educazione legionaria dava vita all’ Uomo Nuovo in cui rivivevano tutte le virtù dello spirito umano, un eroe pronto al sacrificio e alla morte.

Essere legionario era questione di fede, fede in Dio e nella missione, non c’era posto per una deificazione della ragione, essa era importante solo quando era messa in moto per la Stirpe. I capisaldi della vita legionaria erano: la fede in Dio poiché solo invocando Dio e le forze spirituali si poteva vincere la battaglia; la fede nella missione poiché senza di essa non si poteva continuare alcuna opera; l’amore reciproco giacché il Cuib era come una famiglia in cui si restava uniti nelle avversità; il canto e la marcia in quanto con essi si esprimeva il cameratismo e l’amore per la propria terra.

Il canto aveva una funzione del tutto particolare e spirituale nella Legione, era manifestazione della purezza interiore, dell’unione nonostante la sofferenza, era invocazione delle forze spirituali oltremondane:

“Per poter cantare occorre uno stato particolare dell’anima, un’armonia interiore. Chi va a rubare non può cantare; nemmeno chi s’accinge a commettere un’ingiustizia e ha l’anima rosa da passioni e odio per il suo camerata oppure priva di fede. […] E sarà sempre il canto a stabilire il giusto criterio d’orientamento. Se non riuscirete a cantare, siate certi che una malattia consuma la radice del vostro essere spirituale, o che il tempo ha offuscato colla polvere del peccato la purezza della vostra anima.”8

Nei Cuib il legionario imparava a vivere per essere leale, a combattere per essere valoroso e forte; a lavorare perché solo chi faticava quotidianamente poteva apprendere che cosa fosse la fatica e il lavoro e rispettarle; a soffrire perché divenisse via via più resistente; a sacrificarsi così da trascendere la propria individualità e perseguire gli interessi della Stirpe. Secondo Codreanu il Cuib aveva molti vantaggi: poteva risolvere molti problemi, era versatile, convertibile, poteva facilmente reggere alle defezioni ed inoltre il cameratismo fomentava fratellanza e facilitava l’educazione legionaria. Il Cuib aveva delle leggi che non ammettevano deroghe: la legge della disciplina che consisteva nel seguire il proprio capo nella buona e nella cattiva sorte; la legge del lavoro la cui ricompensa non era il guadagno ma il lavoro stesso e ciò che si apprendeva durante il suo svolgimento; la legge del silenzio perché l’eloquenza del legionario era esposta dalle sue azioni; la legge dell’educazione affinché un legionario si educasse e trasformasse in un uomo nuovo; la legge dell’aiuto reciproco che prevedeva il mutuo soccorso fra legionari; la legge dell’onore che prescriveva che il legionario non doveva comportarsi con viltà perché una vittoria vile era come una sconfitta ed una sconfitta onorevole era in realtà una vittoria per la propria anima.

Interessante era la dialettica tra l’autorità e la libertà: l’amore era la sintesi tra le due perché impediva la trasformazione della libertà in licenza e dell’autorità in dispotismo e se non v’era amore tra capi e sottoposti e tra legionari non v’era affatto vita legionaria. L’amore era condizione necessaria ma non sufficiente per la vita legionaria, infatti essa non avrebbe potuto trionfare se l’amore non fosse stato accompagnato dalla disciplina che faceva sì che i legionari si subordinassero ai loro capi naturali e preservassero l’unità del movimento che a sua volta rinsaldava l’amore. Un altro elemento che derivava direttamente dall’amore era la riconoscenza perché “ […]non bisogna mai dimenticare gli uomini che ci hanno fatto del bene […] ”9

Nel Cuib il legionario apprendeva tutto questo vivendolo giorno per giorno indipendentemente dal tipo di Cuib; infatti esistevano diversi tipi di nidi: c’erano i cuiburi dei Fratzii de Cruce per i giovani tra i 14 e i 20 anni in cui si impartiva l’educazione fisica, l’educazione nazionale, l’educazione sociale, l’educazione cristiana e l’educazione sanitaria; i cuiburi delle signore chiamati anche Cetatzui; i cuiburi del corpo dei legionari che comprendevano gli individui tra i 21 e i 28 anni; i cuiburi studenteschi universitari; e poi vi era l’organizzazione politica propriamente detta che svolgeva funzioni di educazione e guida e direzione per i più giovani.

Quando un nido superava i tredici membri stabiliti, allora esso si divideva in due nidi con due capi di Cuib distinti anche se nelle azioni comuni il Cuib originario aveva prerogative direttive.

Nessun cuzista o liberale che avesse giocato un qualche ruolo politico poteva diventare legionario, mentre nulla era detto circa l’appartenenza al partito Nazional-Contadino. Si diveniva legionari dopo tre anni di apprendistato in cui si era qualificati come membri . Le cerimonie di iniziazione per i nuovi legionari erano tra il mistico e il drammatico, si svolgevano di notte, in una foresta o in un castello in rovina, erano accompagnate da canti, e durante la cerimonia veniva consegnato un sacchettino pieno di terra proveniente da varie parti della Romania che il legionario doveva portare sempre vicino al suo cuore.

Riportiamo il giuramento dei capi legionari:

  1. Di vivere in povertà, estinguendo in noi gli appetiti di arricchimento materiale.

  2. Di vivere una vita aspra e severa, rifiutando il lusso e il superfluo.

  3. Di impedire ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

  4. Di sacrificarci continuamente per la nostra terra.

  5. Di difendere con tutte le nostre forze il movimento legionario da tutto ciò che potrebbe trascinarlo su strade di compromessi- o che potrebbe anche solo abbassare il suo sublime orizzonte etico.

Moţa e Marin,

Lo giuriamo!10

Ogni riunione di qualsiasi Cuib si apriva con una cerimonia solenne: al grido: Camerati! I legionari si alzavano in piedi e salutavano con braccio destro teso verso l’oriente simbolo di rinascita; riportiamo la procedura come descritta nel “Il Capo di Cuib”:

  1. Preghiamo Dio.

  2. Pensiamo al nostro Capitano.

  3. Eleviamoci, con il pensiero, agli spiriti dei martiri:

    Moţa, Marin, Sterie Ciumetti,

  4. E tutti nostri camerati caduti per la Legione o morti nella fede legionaria
  1. Crediamo nella resurrezione della Romania legionaria e nella distruzione della barriera di odio e di viltà che la circonda.

  2. Giuro che non tradirò mai la Legione e il Capitano.11

Una caratteristica saliente della Legione Arcangelo Michele era il suo peculiare antisemitismo. L’antisemitismo era una caratteristica della società romena ma assunse una speciale declinazione per la Guardia di Ferro: Codreanu non era in linea di principio contrario ad una assimilazione, perché gli ebrei erano ebrei, ma gli ebrei venivano considerati come un nazione senza terra che cerca di impadronirsi di quella altrui con un’invasione silenziosa, senza armi, ma che soffocava la Stirpe romena non consentendo ai romeni l’indipendenza economica.

Codreanu identificava comunisti ed ebrei: gli ebrei in realtà non erano tutti comunisti ma la maggior parte dei voti comunisti veniva dalle minoranze nazionali in cui stavano anche gli ebrei.

In definitiva cosa fu la Legione? Uno stile di vita, ma non pura forma perché:

“La Legione è uno stato spirituale, un’unità di sentire e di vivere a cui contribuiamo tutti. Membri, capi, numero di iscritti, uniformi, programma etc. costituiscono la Legione visibile; l’altra, la più importante, è la Legione invisibile. Priva della Legione invisibile, ovvero di quello stato spirituale, di vita, la Legione visibile non significherebbe niente. Rimarrebbero solo forme prive di qualsiasi contenuto, senza spirito, senza vita.”12.

Il movimento era la creazione di uno stato spirituale che risiedeva non nella ragione ma nell’anima del popolo; Codreanu non si arrogava il merito di aver creato tale stato spirituale che invece nacque dalla convergenza tra la sensibilità legionaria e quella degli altri romeni. Questo “stato di elevata coscienza nazionale”13 portava alla coscienza di se stessi, della propria dimensione e del proprio destino del mondo.

Sullo stato spirituale si fondava la dottrina della Legione, il suo statuto, la sua uniforme, camicia verde con banda diagonale nera sul petto, e la sua azione: tutte queste cose erano manifestazione della Legione interiore che era nell’anima di ciascun legionario.

Nel complesso non si può dire che Codreanu fosse carente di senso politico visto che le tematiche che egli promuoveva erano riuscite a procurargli l’appoggio di molti giovani romeni insoddisfatti ed il sostegno di molti contadini che non avevano ricevuto alcuna attenzione dal governo. Inoltre l’azione sociale della Legione, l’esempio dei lavori dei legionari servì al Capitano per distinguere il suo movimento da altri movimenti contemporanei. Il realismo politico di Codreanu fece sì che il T. P. T. si alleasse con il Partito Nazional-Contadino nel 1937 senza rinunciare ai suoi principi pratici. Abbiamo ragione di credere, dato che morì per le sue convinzioni, che Codreanu fosse in assoluta buona fede ma riteniamo con Ambri che “ Ciò non dice nulla, ovviamente, né sulla bontà intrinseca delle sue idee (ammesso che una tal cosa esista) né sulla loro capacità di risolvere i problemi reali della Romania”14. Ad ogni modo Codreanu non ebbe mai la possibilità di confutare o confermare tale affermazione.

1. C. Z. CODREANU, Per i legionari. Guardia di Ferro, cit. Pag. 245

2. C. Z. CODREANU, Per i legionari. Guardia di Ferro, cit. Pag.244

3. C. Z. CODREANU, Per i legionari. Guardia di Ferro, cit. Pag.338

4. C. Z. CODREANU, Il capo di Cuib,parte decima, punto 64. Edizioni di Ar, Padova, 2009, pag. 55

5. C. Z. CODREANU, Il capo di Cuib,parte quinta, punto 39. cit. Pag. 39

6. C. Z. CODREANU, Il capo di Cuib, parte nona, punto 60. cit. Pag. 54

8. C. Z. CODREANU, Per i legionari. Guardia di Ferro, cit. Pag. 242

9. C. Z. CODREANU, Per i legionari. Guardia di Ferro, cit. pag. 261

10. C. Z. CODREANU, Il capo di Cuib,Il giuramento dei Legionari. cit. Pag. 109

11. C. Z. CODREANU, Il capo di Cuib,parte prima, punto 10. cit. Pag. 17

12. C. Z. CODREANU, Per i legionari. Guardia di Ferro, cit. Pag. 265

13. C. Z. CODREANU, Per i legionari. Guardia di Ferro, cit. Pag. 267

14. M. AMBRI, I falsi Fascismi. cit. pag. 254

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