Centro Culturale Italo Romeno
Milano

Margareta Krauss, attrice

Apr 13, 2009

Margareta Krauss

Margareta Krauss

 

Fare teatro in modo vero costituisce un’esigenza con te stesso se quella è la strada vera che ti sei proposta

Signora Margareta Krauss, avete quasi quattro decenni di apparizione sulla scena teatrale, cinematografica, televisiva, un itinerario artistico iniziato in Romania e poi continuato in Italia. Come definite tutti questi anni di lavoro artistico? Recitate anche adesso?

Come si dice, è la vita degli uomini! La vita è fatta di scelte! E’ la professione scelta da me, vai avanti, ti fai strada; alcune volte può andare bene altre volte male. E’ la lotta che vivi come artista. Ho avuto molte soddisfazioni, molti ruoli che mi sono piaciuti moltissimo. Forse per molto tempo ho apprezzato di più l’idea di fare teatro, ma in seguito ho intercalato ruoli cinematografici con film televisivi. Come artista sei sempre in competizione, le regole sono spesse volte abbastanza dure anche in questo campo. Continuo l’attività ancora adesso con ruoli nei film, non direi che ho abbandonato il teatro, ma da un po’ di tempo non recito più in palcoscenico.

Porta un nome di famiglia che le ha creato molti dispiaceri in un determinato periodo storico della Romania. La madre di origine romena, il suo padre di nobili origine tedesche “von Krauss”, ha costituito un buon biglietto da visita nel periodo democratico della Romania, parlo del contesto interbellico, ma dopo l’insediamento del regime comunista ha significato affrontare molte ripercussioni. Come ha affrontato questa situazione dura?

Sono fatti che appartengono alla storia che ho vissuto allora. Sicuramente non è stato facile vedere come cambiava un mondo, tutto quello che era stato naturale, non lo era più dopo la guerra, l’insediamento del regime comunista negli anni della collettivizzazione e dopo gli altri processi con gravi ripercussioni nella vita della società romena. Quello che era stato normale in un certo periodo, mi riferisco al periodo interbellico, era diventato una cosa perversa nell’altra situazione storica, che certamente anche a me ha segnato l’infanzia e poi l’adolescenza. Mio padre che era di origine tedesca ha sofferto moltissimo a causa del suo nome, per il fatto che faceva parte di una famiglia borghese è stato mandato nelle carceri comuniste per 17 anni. Un periodo difficile per me e per mia madre, direi di sopravvivenza.

Le sue testimonianze sono tragici ricordi, soprattutto per una giovane ragazza, nel periodo della sua formazione quando ha bisogno del sostegno della famiglia; c’erano alcune limitazioni che oggi difficilmente possono essere concepite nel mondo in cui viviamo.

Ci sono molti eventi tristi, mi ricordo che nell’adolescenza andavo a scuola con l’autobus al liceo di Bucarest e dall’autobus vedevo il carcere di Vacaresti dove mio padre era detenuto, sicuramente una detenzione che aveva sofferto in molti altri carceri della Romania cosi com’era successo con decine di altre persone. Lui mi avvisava e mi diceva che a una determinata ora del giorno avevano il permesso di passeggiare e che potevo vederlo dall’autobus e salutarci con la mano. Erano anni in cui l’esistenza stessa di ogni giorno era una lotta, la mamma preparava pacchi al mio papà che comportavano grandi sacrifici in casa per quelle privazioni. C’era un tempo che succedeva lo sfasciarsi voluto della famiglia. Per poter sostenere gli esami all’Università la mia mamma è stata consigliata a divorziare dal mio papa, era una costrizione a quei tempi proprio per proteggermi e lasciarmi continuare la mia strada. La mia madre aveva un carattere molto ostinato, teneva molto all’idea che io andassi a studiare. In quel periodo lei lavorava nell’amministrazione dell’importante Teatro Bulandra, cosa che di fatto mi ha avvicinato in un certo qual modo al teatro, alla conoscenza di questo mondo artistico.

Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori, diceva Shakespeare. E’ un gioco certo che nessun ha programmato. Come ha indirizzato la vita verso il teatro? Dichiarava che non aveva programmato questo mestiere, ma da tempo le sorrideva l’idea della scenografia, il profilo del liceo terminato era quello del disegno.

Il disegno era una delle mie passioni. Mi piaceva questo lato artistico, l’idea di fare teatro proprio non era stampata nella mia mente. E’ giusto che ebbi questo contatto per il fatto che la mia mamma lavorava lì, cosa che in qualche modo ha determinato più a lei a indirizzarmi verso il teatro e fare questa scelta. Non so se ha pensato che questo mi si adattava, oppure che fosse una professione che mi avrebbe aiutato nella vita, comunque mi ricordo che teneva conto anche di una profezia di un oroscopo che mi aveva fatto qualcuno. Sicuramente mi avevano analizzato il carattere, la personalità e al capitolo della professione mi presagiva una vocazione per l’arte con la specificazione “forse teatro”. Quella sottolineatura “forse teatro” a suonato per la mia madre come una scelta importante per il mio futuro.

Si capisce che nessuna decisione della mamma, nessun oroscopo non ha determinato questa scelta. Quando ha deciso, tuttavia, per l’arte teatrale?

Precisamente quello che mi ha fatto prendere coscienza di questo lavoro è stato un caso, una disgrazia. Ero in un’auto ed è accaduto un incidente. Mi ricordo che ero piena di sangue. La prima cosa alla quale ho pensato e che mi ha reso cosciente nel momento dell’impatto è stata che non avrei mai più potuto fare teatro, benché in modo chiaro non avevo ancora preso una decisione per questo lavoro, pensavo soltanto all’idea della scenografia.

In ogni modo ha iniziato in modo serio ad avvicinarsi al teatro nel periodo in cui ‘seguiva’ al teatro Bulandra di Bucarest gli attori sulla scena con il riflettore?

E questo succedeva ogni sera! ti immagini, ti rendi conto a quanti spettacoli teatrali ho assistito e visto ripetute volte e a quante prove ho partecipato. Sicuramente la tecnica per quanto riguardava il capitolo della luce sulla scena, non era come quella di oggi. Il primo anno ho fallito gli esami di ammissione e facevo l’elettricista volontaria cioè lavoravo con il riflettore che seguiva la scena. Di giorno lavoravo in un ufficio come disegnatrice. Ho fatto dei veri record di visioni, al di là di questo aspetto che può sembrare leggermente comico e allegro, ho avuto molto da apprendere poiché era un periodo di evoluzioni e sulla scena apparivano grandi attori, c’erano generalmente tutte le regie dei grandi nostri registi Liviu Ciulei e Lucian Pintilie, poi anche loro hanno lasciato il paese. Avevo il privilegio di vedere l’attrice di teatro e cinema Clody Bertola un nome e una leggenda nella vita artistica romena. Poi nel frattempo mi sono preparata nell’ambito delle alcune prove drammatiche che si tenevano per giovani, era in sostanza un corso di arte teatrale proposto da un artista straordinario del Teatro Bulandra, si trattava di Petrica Gheorghiu. E’ successo un giorno di conoscerlo a casa di alcuni amici e mi aveva detto di recitare una poesia e cosi e iniziato tutto.

La pratica seria e lo studio le hanno portato ad entrare con i massimi voti alla I.A.T.C. (Istituto Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica di Bucarest). Vorrei ricordare che ha avuto il privilegio di studiare in un periodo di rilancio per il teatro e soprattutto per la cinematografia romena. Ricordo che il primo film romeno notevole è stato realizzato nel 1957: “Il mulino fortunato” con la regia di Victor Iliu, poi nel 1965 il film: “Il bosco degli impiccati” con la regia di Liviu Ciulei al quale gli è stato conferito il premio per la migliore regia al Festival di Cannes. Come ricorda quel periodo che ha conosciuto da studentessa, come giovane a contatto con il teatro, con gli attori e i registi?

Ai tempi che studiavo io, L’Istituto Nazionale di Arte Teatrale e Cinematografica “Ion Caragiale” (IATC) era una istituzione di stato specializzata sulle discipline specifiche del teatro e del cinema (attori, regie, critica) ma lo studio era gratis. Confesso che siamo stati una generazione di successo, una generazione d’argento. Tutti i miei colleghi hanno fatto in teatro o cinema una carriera importante. Molti di loro sono diventati poi direttori di teatro. Una professoressa che mi era molto cara e dalla quale ho imparato tanto come anche molte altre generazioni era Sanda Manu. Era veramente un periodo di grande fioritura, veniva molta gente a teatro, i grandi attori erano amati, facevano spettacoli con le sale stracolme.

In quel contesto ho avuto la possibilità d’iniziare già da studentessa a recitare ruoli in teatro o al cinema. Nonostante fossi ancora una studentessa, i registi di teatro o cinema avevano iniziato ad affidarmi ruoli, un fatto importante dal momento che sei giovane e cerchi di misurare le tue forze e ti rendi conto di cosa sei capace.

Si è creato un buon inizio all’Università attraverso queste apparizioni, cosa che unita alla media alta dei voti alla fine degli studi le aveva dato la possibilità, era di fatto proprio un privilegio, di rimanere a Bucarest. Dico questo poiché nel momento delle ripartizioni era una cosa difficile per i giovani rimane in capitale, soltanto un voto massimo ti garantiva un posto in un teatro a Bucarest.

Confesso che il mio sogno è sempre stato il Teatro Bulandra, che era diventato un teatro famoso, si svolgevano spettacoli realizzati da Liviu Ciulei e Lucian Pintilie. Sicuramente ero fortunata poiché la ripartizione l’ho ricevuta per Bucarest. La conclusione degli studi ha coinciso con la mia decisione di andare in Italia per via del matrimonio. Ho rinunciato subito al posto, non volevo che occupare il posto di qualche altro collega. C’erano i direttori di teatro della provincia che mi avevano pregato di andare una stagione a recitare ma le cose erano precipitate con la mia partenza e ho rinunciato.

Intervista tratta dal volume “Personalità romene in Italia”, di Violeta Popescu, Edizioni dell’Arco, Milano 2008

Loading